Proteste ad Hong Kong, calo delle vendite per Tiffany

Proteste ad Hong Kong, calo delle vendite per Tiffany
di Erminia Voccia
Sabato 31 Agosto 2019, 13:01 - Ultimo agg. 16:27
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Tempi difficili ad Hong Kong anche per le boutique di lusso. La celebre casa di gioielli Tiffany & Co teme un calo delle vendite annuali come effetto delle proteste, che ormai vanno avanti da 12 settimane. Secondo l'azienda di New York, le vendite dovrebbero essere ben al di sotto delle previsioni. Alessandro Bogliolo, amministratore delegato, ne ha parlato in conferenza stampa in settimana senza nascondere dubbi e perplessità. È la prima palpabile conseguenza delle proteste sul commercio globale.


Tiffany & Co. store at the Hong Kong Plaza in Shanghai, China.

La situazione incandescente nell'ex colonia britannica passata alla Cina nel 1997 ha già fatto registrare a Tiffany & Co una riduzione delle entrate pari al 3% a livello globale e al 6% netto nel secondo quarto dell'anno. Non va benissimo quindi per le scatoline verdi col nastro bianco note in tutto il mondo. Per Tiffany, il calo è dovuto ai turisti che, scoraggiati dalle proteste, evitano Hong Kong scegliendo altre mete. Turisti cinesi, in particolare, ma anche di altre nazionalità. A causa delle violenze e degli scontri tra polizia e manifestanti Tiffany ha dovuto tenere chiusi gli 8 negozi ad Hong Kong perdendo 6 giorni lavorativi. Sei giorni in cui, in cirocostanze normali, sarebbero stati venduti bracciali, anelli e collane a clienti facoltosi, turisti dal portafogli generoso e uomini d'affari. L'impatto è tale perché Hong Kong da sola rappresenta per Tiffany una piazza importantissima, il mercato di Hong Kong viene subito dopo gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina continentale. Tiffany aveva già deciso, come riporta il New York Post, di spostare alcuni dei gioielli più preziosi da Hong Kong a Pechino e a Shanghai per quei clienti cinesi che di solito acquistavano negli Stati Uniti. Motivo? La guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina che, a detta dell'azienda, sta lasciando a casa molti cinesi, tanti e anche ricchi. Per i piccoli negozi, racconta il giornale di Hong Kong South China Morning Post, è ancora più dura. I piccoli esercizi di cibo e bevande sono spesso costretti a chiudere e ora hanno enormi problemi a pagare gli affitti e stanno pensando di ridurre il personale. Un problema non certo di Tiffany.
 

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