Israele, testa a testa fra Netanyahu e Herzog. Il premier già esulta: «Grande vittoria»

Israele, testa a testa fra Netanyahu e Herzog. Il premier già esulta: «Grande vittoria»
Martedì 17 Marzo 2015, 07:52 - Ultimo agg. 18 Marzo, 07:47
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Benyamin Netanyahu, in clamorosa rimonta, ha retto all'assalto del centrosinistra guidato da Isaac Herzog, che non ha sfondato. Anche se si tratta di exit poll, il verdetto fotografa un testa a testa: 27 seggi a 27, con "Canale 2" che vede addirittura in testa il Likud con uno scranno in più.

Un risultato a sorpresa. Che - se confermato dai dati reali previsti non prima di venerdì dal presidente della Knesset - segna anche l'affermazione della Lista Araba Unita, che diventa con 13 seggi la terza forza alla Knesset («successo storico», esulta il leader Ayman Odeh) e il salto indietro (dai 12 seggi del 2013 ai possibili 8 di oggi) di Naftali Bennett, leader di "Focolare ebraico", vicino ai coloni. L'affluenza è stata molto buona: il 71.8%, il dato più alto dal 1999.

Herzog, l'uomo che ha tentato l'assalto al cielo di Israele, non ha ottenuto il distacco di voti e seggi - se gli exit saranno confermati - tali da garantirgli la possibilità di dare al Paese la svolta promessa all'elettorato.

Anche se in nottata ha comunque parlato di risultato «inimmaginabile» per il suo partito fino a qualche tempo fa e si è appellato «ai partiti sociali» affinché si formi una coalizione a guida laburista «per un governo di pace vera».

Il presidente Reuven Rivlin - a cui spetterà adesso distribuire le carte - è sceso in campo per caldeggiare un governo di unità nazionale che veda protagonisti entrambi gli schieramenti maggiori. Un'alchimia difficile ma non impossibile da miscelare. Anche se le dichiarazioni precedenti al voto sulle possibili alleanze - aspre sia da parte di "Campo sionista" sia da parte del Likud - fanno presagire un percorso lungo e irto di ostacoli, in cui l'ingovernabilità - come hanno fatto già notare alcuni commentatori - è un rischio evidente.

Netanyahu ha già fatto sapere di essersi sentito per telefono, pochi minuti dopo gli exit poll, con Bennett e di aver concordato di cominciare le consultazioni per un governo di destra.

«Sono veramente fiero per la grandezza di Israele», ha detto, «Nel momento della verità, ha preso la decisione giusta. Ora dovremo formare un governo forte e stabile: oggi ho parlato con tutti i leader dei partiti del campo nazionale (di destra, ndr) e mi sono appellato per formare un governo senza indugio».

Una delle incognite che però - secondo gli analisti - potrebbe dare qualche problema a questo disegno, è la variante che abbia superato o meno la soglia elettorale (3.25%) "Achad", il partito religioso di Eli Ishay, visto come un possibile sostegno ad un esecutivo di destra. Anche "Campo sionista" ha più volte ripetuto nelle passate settimane di essere indisponibile ad una coalizione di governo con il Likud, specie dopo la giornata di oggi che ha visto Herzog all'attacco di Netanyahu, accusato «di panico imbarazzante».

E per aumentare le sue chance con l'elettorato ha anche di fatto messo in secondo piano l'alleata Tizpi Livni, più amata all'estero che in Israele, che ha annunciato di rinunciare all'alternanza nella premiership con Herzog. Ma certo non è stato da meno lo stesso Netanyahu, che nell'ultima settimana ha fatto ricorso in modo frenetico alla pancia di Israele accusando "Campo sionista", se avesse prevalso nelle urne, di non essere capace di resistere neppure un secondo alle pressioni di Usa e comunità internazionale sul nucleare iraniano e sulla questione palestinese.

«Hanno messo la testa sotto la sabbia», ha tuonato oggi, chiedendo ai suoi elettori di pensarci bene prima di disertare le urne, visto che «gli arabi stanno andando in massa a votare». Se queste sono le premesse, difficile immaginare alla fine una convergenza, ma nella complessa partita che ora si aprirà non è da escludere, come più volte accaduto in passato, un governo di unità nazionale. Del resto stasera fonti del Likud, citate da Haaretz, non hanno escluso questa possibilità: «Netanyahu - hanno detto - non vuole un governo di unità, ma a volte ti trovi in situazioni in cui non hai scelta. In questo caso, lo scenario più probabile è che il primo ministro accetterà di pagare a "Campo sionista" un prezzo alto» pur di formare un governo di unità.

Ed è probabile che il prezzo sia lasciare a casa Bennett o il "falco" Avigdor Lieberman, attuale ministro degli Esteri, che con il suo "Israele casa nostra" ha ottenuto appena 5 seggi. Un altro ago della bilancia, oltre alla "Lista araba unita" e al centrista Yair Lapid (12 seggi), è Moshè Kahlon di "Kulanu" (Noi tutti). Ex Likud, al suo esordio elettorale, ha già detto che con i suoi 10 seggi «deciderà i suoi passi solo dopo che i risultati completi saranno noti».

La partita per il prossimo governo del Paese è solo agli inizi. Anche se per Hamas il risultato di stasera basta e avanza per dire che il presidente palestinese Abu Mazen ora dovrebbe abbandonare i negoziati «assurdi» con Israele.