Maradona, l'ex moglie Claudia attacca il clan in tv: «Lo avevano sequestrato»

Maradona, l'ex moglie Claudia attacca il clan in tv: «Lo avevano sequestrato»
di Francesco De Luca
Mercoledì 3 Marzo 2021, 12:01 - Ultimo agg. 20:45
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Un durissimo sfogo televisivo, quello di Claudia Villafane, la ex moglie di Diego Armando Maradona. La madre di Dalma e Gianinna è intervenuta nel corso di un programma di America Tv, “Polemica al bar”. Un atto di accusa forte nei confronti di Matias Morla, avvocato del campione negli ultimi anni di vita, e dei medici che lo hanno assistito, a cominciare dal neurochirurgo Leopoldo Luque, uno dei sette indagati nell'inchiesta per la morte del campione. «Sono circolati audio in cui è fin troppo chiaro quello che è accaduto - ha spiegato Claudia Villafane riferendosi alle chat whatsapp tra i componenti del clan dell'ex marito - Si dice che non c'erano rapporti con Diego ma non è così: ci vedevamo a casa delle nostre figlie, ci mandavamo messaggi anche fino agli ultimi giorni. La verità è che ci sono persone che stanno difendendo quello che non può essere difeso. Per queste persone è morta la gallina dalle uova d'oro. Diego è stato sequestrato da persone che non sono intervenute di fronte a quel disastro che era diventata la sua vita. Quando si parla del rapporto di Diego con i figli si parla solo di Dalma e Gianinna. Ma Diego ne aveva anche altri». 

 

Sui media argentini, intanto, continuano ad essere pubblicati i testi dei whatsapp che si scambiavano i medici e gli assistenti di Maradona anche molti mesi prima della sua morte, avvenuta il 25 novembre. In particolare, già tra aprile e maggio dello scorso anno il dottor Luque chiedeva alle persone più vicine a Diego di raccogliere tutto il materiale per preparare una documentata cartella clinica. La ragione? «Potremmo perderlo da un momento all'altro e le figlie se la prenderebbero con me». C'era il timore che Maradona morisse già in quelle settimane per i mix di alcol, pasticche e marijuana, quella che gli metteva a disposizione Charly Ibanez, entrato nel clan dell'ex campione grazie a una parentela con Rocio Oliva, peraltro fornendo false generalità perché era ricercato per rapina a mano armata. 

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Il timore del dottor Luque era soprattutto quello che emergessero tracce di droga in un'eventuale autopsia. Il neurochiurgo aveva avvisato Maradona dei rischi che correva con quel micidale mix, tuttavia in un colloquio su whatsapp  con Vanesa Morla, che gestiva i conti di Diego, chiariva che l'ex capitano della Seleccion argentina non era in imminente pericolo di vita ma aveva una malattia cronica: l'alcolismo.

I magistrati di San Isidro che indagano sulla morte di Maradona si sono chiesti perché Charly non fosse stato allontanato dai medici o dagli assistenti di Diego («È pericoloso, rischia di farci saltare tutti» aveva detto Maxi Pomargo) visto che forniva marijuana. Va precisato che nell'autopsia effettuata pochi giorni dopo la morte non furono trovate tracce di droga forse perché negli ultimi giorni Maradona era già in uno stato di semi incoscienza per l'eccessivo uso di farmaci. Lunedì 8 marzo si riunirà la commissione medica nominata per fornire un parere sulle responsabilità per la fine del più grande calciatore di tutti i tempi: i risultati saranno resi noti entro 2-3 settimane.

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