Un uomo ha truffato Google e Facebook per 122 milioni di dollari, ora rischia 30 anni di carcere

Un uomo ha truffato Google e Facebook per 122 milioni di dollari, ora rischia 30 anni di carcere
Un uomo ha truffato Google e Facebook per 122 milioni di dollari, ora rischia 30 anni di carcere
di Marta Ferraro
Martedì 26 Marzo 2019, 15:13 - Ultimo agg. 27 Marzo, 11:16
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Un uomo lituano estradato negli Stati Uniti nell'agosto 2017, rischia una pena massima di 30 anni di carcere, per essersi dichiarato colpevole di aver contribuito a orchestrare un piano per frodare più di 122 milioni di dollari, quasi 110 milioni di euro, a Facebook e Google, secondo quanto riferisce Bloomberg, citando l'accusa.

Evaldas Rimasauskas, 50 anni, estradato negli Stati Uniti dalla Lituania nell'agosto 2017, rischia una condanna massima di 30 anni di carcere, prevista per il 24 luglio, secondo il giudice distrettuale di New York, George Daniels.
Secondo l'accusa, lo schema fraudolento ha generato perdite di 23 milioni di dollari a Google e 99 milioni a Facebook. Rimasauskas ha ammesso di aver ottenuto personalmente 49,7 milioni di dollari grazie al piano.

Le autorità giudiziarie hanno spiegato che Rimasauskas e i suoi collaboratori nella cospirazione, che non sono stati ancora identificati, tra l'ottobre del 2013 e l'ottobre del 2015 hanno finto di essere dei rappresentanti del produttore di hardware taiwanese Quanta Computer, creando una società fittizia con un nome simile. In tal modo, i truffatori hanno assicurato agli impiegati dei giganti del computer che le loro società dovevano i soldi a Quanta.

I pagamenti sono stati effettuati su conti bancari falsi in Lettonia e a Cipro, e per giustificare i contratti di trasferimento e i documenti falsi sono stati firmati e presentati alle banche.

Al processo, Rimasauskas ha dichiarato di essere pienamente consapevole di quanto accaduto.
Per quanto riguarda le vittime della frode, Google ha dichiarato di aver rilevato rapidamente la frode, allertando le autorità e ha recuperato i fondi. Facebook ha dichiarato, dal canto suo di aver «recuperato la maggior parte dei soldi poco dopo il fatto e ha collaborato con la polizia nelle sue indagini», ha detto in una nota la società di Mark Zuckerberg.
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