Adozioni, tempi più brevi: si parte da quelle italiane. Per l’affido basterà essere sposati da due anni

La proposta di legge di FdI: sprint alle procedure ed età più alta per i genitori. Per l’affido basterà essere sposati da due anni. Sei mesi per aggiornare gli elenchi

Adozioni, tempi più brevi: si parte da quelle italiane. Per l’affido basterà essere sposati da due anni
​Adozioni, tempi più brevi: si parte da quelle italiane. Per l’affido basterà essere sposati da due anni
di Andrea Bulleri
Lunedì 9 Ottobre 2023, 00:11 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 07:14
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Un percorso a ostacoli. Fatto di attese estenuanti, paletti burocratici e – spesso – mancanza di informazioni agli aspiranti genitori. Non c’è da stupirsi, insomma, se i numeri delle adozioni in Italia sono così bassi. Nel 2021, le coppie che hanno chiesto di poter adottare un bambino entro i confini nazionali sono state 7.970. Quindici anni prima, nel 2006, erano più del doppio. Ma a venire meno, assicurano le associazioni che si occupano del tema, non è stato il desiderio di vedersi affidare un bambino. Quanto piuttosto la fiducia nelle possibilità che il percorso vada a buon fine. Il motivo? Per restare ai dati più recenti disponibili, a fronte di quasi 8mila richieste le adozioni di minori italiani si sono fermate a quota 866 (589 quelle internazionali). Ecco perché la politica ora vuole provare a invertire il trend. 

Adozioni più brevi, gli obiettivi

A questo punta una proposta di legge che dovrebbe essere calendarizzata alla Camera nel giro di qualche settimana. A sottoscrivere il testo, 15 deputati di Fratelli d’Italia, con primo firmatario il questore (e responsabile di FdI Lazio) Paolo Trancassini. Obiettivo: “sburocratizzare” le procedure di adozione, allentando una serie di vincoli della normativa giudicati non più al passo coi tempi (la legge che regola la materia ha da poco compiuto 40 anni). E garantire tempi certi – ma soprattutto: più rapidi – per le coppie che vogliono diventare genitori. Assicurando comunque la massima attenzione agli interessi del minore. 
Il testo della pdl, in via di assegnazione alle commissioni Affari sociali e Giustizia di Montecitorio, prende in esame le procedure di adozione entro i confini nazionali, che passano dagli uffici di servizi sociali e tribunali dei minori.

Ma la proposta dei meloniani non è che il «calcio d’inizio», spiega Trancassini: «Siamo aperti a ogni tipo di suggerimento, da parte delle altre forze di maggioranza e opposizione. Quello delle adozioni è un tema troppo importante per essere oggetto di tifo da opposte curve: ci aspettiamo il contributo di tutti per arrivare al risultato». E non è escluso che la discussione possa essere allargata anche alle adozioni internazionali, dove a gestire le pratiche sono una serie di enti e onlus accreditate dal ministero della Giustizia (con costi ben più alti).

Il provvedimento

Ma cosa prevede in concreto il provvedimento? Innanzitutto, la bozza di riforma “lima” alcuni dei requisiti necessari per poter adottare. Gli aspiranti genitori non dovranno più essere sposati da tre anni (o aver convissuto stabilmente prima del matrimonio per lo stesso periodo), ma da due. E il divario massimo di età tra loro e i figli adottivi viene innalzato: non più 45 anni, ma 50. In altre parole: anche chi ha 50 anni potrà adottare un bimbo di pochi mesi, «in linea con la crescente aspettativa di vita e con l’aumento dell’età di filiazione naturale delle famiglie», si legge. 
Poi c’è il capitolo dei tempi. Gli istituti presso cui i bambini in attesa di adozione sono affidati avranno infatti sei mesi «improrogabili» a disposizione per stilare un «elenco di tutti i minori collocati presso i medesimi istituti con l’indicazione specifica (...) della località di residenza dei genitori, dei rapporti con la famiglia di origine e delle loro condizioni psicofisiche». Non a caso, secondo molte associazioni, è proprio la mancanza di questi dati non aggiornati e poco affidabili a causare il “mismatch” tra domande di affido e bimbi affidati (l’elenco, previsto da una legge del 2001, è stato realizzato solo nel 2017). 

Stretta ai tempi

E poi: parenti o affini che si oppongano all’adozione stabilita dal tribunale avranno un termine di 30 giorni per comparire davanti al giudice. Mentre l’udienza di merito dovrà essere fissata dai magistrati al massimo entro 45 giorni. Accelerazione delle procedure anche per i servizi sociali, che dovranno stabilire «tempestivamente» l’adottabilità del minore. Mentre il tribunale sarà «tenuto, in ogni momento, a fornire tempestivamente a coloro che intendono adottare notizie sullo stato del procedimento», a differenza di quanto avviene oggi. E dovrà spiegare «con provvedimento motivato» il perché una coppia sia stata ritenuta adatta o no all’adozione. Infine, per tutelare di più i minori, si prevede la possibilità per la procura minorile di disporre ispezioni nelle strutture che li ospitano, «anche senza preavviso». «Le norme attuali – spiega Trancassini – finiscono troppo spesso per scoraggiare gli aspiranti genitori. Che quando scelgono di andare avanti rimangono intrappolati nella burocrazia, e spesso rinunciano. Occorre che tribunali, servizi sociali, istituti e famiglie lavorino insieme. Un taglio alle procedure anche di qualche mese, nel rispetto di tutte le garanzie del minore – conclude – può fare la differenza tra un bambino adottato e un bambino senza genitori». 

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