Luigi ​Di Maio perde mille follower al giorno e rilancia: «Più inclusivi»

Luigi Di Maio perde mille follower al giorno e rilancia: «Più inclusivi»
di Domenico Giordano
Mercoledì 27 Luglio 2022, 23:53 - Ultimo agg. 29 Luglio, 08:11
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La miccia della polarizzazione l’ha accesa da subito Enrico Letta che in questi primi giorni di campagna elettorale ha in più di un’occasione precisato quale sarà la linea di demarcazione che il Pd seguirà nei prossimi due mesi. Gli italiani – sostiene il segretario dem - sono davanti a un bivio epocale, chiamati a scegliere tra «noi – ovvero i paladini di quella che è stata ribattezzata prontamente come “l’agenda Draghi” – e la Meloni». Questa visione dicotomica contribuisce online e, in modo precipuo, sui social network a gettare benzina sul fuoco delle discussioni. Basta un dato di confronto per comprendere come il parlato digitale si sia infiammato a partite dallo scioglimento anticipato delle Camere: dal 20 luglio, quando il premier si è presentato al Senato per il dibattito sulla fiducia, al 27 sulla Rete la parola “elezioni” ha ottenuto 98.260 menzioni, un numero superiore al totale di 71.230 incassato nella settimana precedente e debordante rispetto alle 24.880 menzioni della settimana prima, dal 4 all’11 luglio, a riprova di come gli italiani, che spendono ogni giorno poco più di sei ore online, progressivamente si siano interessati al tema della crisi di governo, seguendo con attenzione crescente il modo in cui i diversi leader l’hanno raccontata.



Allora, restando sul censimento temporale delle menzioni è interessante notare come tra gli otto leader monitorati, ce ne sono due che si sono dati il cambio. La settimana dal 20 al 26 luglio, infatti, si apre con i picchi delle menzioni e dell’engagement di Conte, che diventa l’ago della bilancia della sopravvivenza dell’esperienza governativa, e si chiude con quelli prodotti dalla leader di Fratelli d’Italia che massimizza invece il risultato delle elezioni anticipate, un esito sul quale non tutti erano pronti a scommettere. L’ex premier è tirato per la giacchetta da destra e da sinistra, perché dalle sue scelte e dal quel che farà il M5s, dipende il futuro di Mario Draghi e dei suoi ministri. Giuseppe Conte nel periodo di ascolto ottiene complessivamente oltre 11 mila menzioni, mentre Giorgia Meloni lo incalza con poco più di 10.500.  

A seguire in questa speciale classifica, che testimonia anche la centralità dei leader nel dibattito digitale, troviamo il segretario leghista Matteo Salvini, con 5.950 menzioni e, subito dietro, si piazza Letta con 5.100. Il risultato di Letta è in parte determinato anche dall’ampiezza del dibattito che si è sviluppato dopo che il segretario dem ha lanciato la sfida alla Meloni, così come, ad esempio, Silvio Berlusconi riesce a prendersi una fetta non trascurabile di menzioni online, poco più di 4.000, sfruttando il suo rinomato “killer instinct” elettorale con la duplice proposta del milione di alberi e delle pensioni minime da portare subito a 1.000 euro. 

Se invece guardiamo alla capacità, in taluni casi anche involontaria, dei leader di generare negli utenti una partecipazione genuina alle discussioni, diventa interessante notare come nella classifica dell’engagement alle spalle del terzetto che domina anche le menzioni, cioè Conte, Meloni e Salvini, compaia Luigi Di Maio.

Il ministro degli Esteri è stato insolitamente silente dal giorno della scissione e fino al termine ufficiale della legislatura. Tant’è che sulla pagina Facebook, Di Maio negli ultimi quaranta giorni non ha pubblicato più nulla, zero post, e ha ricominciato solo l’altro ieri a postare contenuti che riguardano solo il suo ruolo istituzionale. Il vuoto prolungato, molto probabilmente, è stato dettato dalla opportunità di scansare una possibile “shitstorm”, cioè un prolungato e combinato attacco di haters che gli avrebbero rimproverato a muso duro la scelta di rompere con il Movimento 5 Stelle. Eppure, nonostante su Facebook, abbia optato per un’interruzione delle pubblicazioni, dal 14 giugno al 22 luglio, il titolare della Farnesina ha perso in totale ben 28.098 follower, mentre su Instagram la perdita secca è stata di altri 22.278.  

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La quota di engagement, insolitamente alta per Di Maio, è anche una conseguenza degli affondi portati nelle ultime 72 ore da Beppe Grillo, che ha sarcasticamente definito l’ex enfant prodige pentastellato “Gigino ‘a cartelletta”. Resterà da capire nei prossimi giorni la reazione che ci sarà dopo l’annuncio di ieri: «Nei prossimi giorni Insieme per il futuro presenterà un nuovo progetto piu inclusivo che si baserà sul principio del coinvolgimento del territorio per dar voce ai sindaci, agli amministratori locali. I dettagli li conoscerete nelle prossime ore. Sarò la persona insieme ad altre che porterà avanti questo progetto». 

Menzioni e engagement, inoltre, producono delle variazioni al sentiment con il quale online ci relazioniamo con i contenuti che attraggono la nostra attenzione e nel confronto tra la prima settimana di crisi e questi primi giorni di campagna elettorale emergono alcune significative differenze. Cresce di poco, un solo punto percentuale, il mood nei confronti di Conte, con il 37%, ma soprattutto si allarga la quota di mood positivo verso la Meloni, con un atteggiamento favorevole del 34% degli utenti. In questa speciale classifica settimanale ci sono ulteriori due dati da comparare, da un lato, la crescita del mood nei confronti di Matteo Renzi, dal 28 al 30% e la difficoltà, come nella precedente rilevazione, ancora una volta di Di Maio che continua a godere di un mood sostanzialmente più basso tra tutti i maggior leader monitorati. In verità, il senatore fiorentino può godere anche del supporto per ampliare la visibilità dei suoi contenuti che arriva dall’investimento che Iv sta facendo sponsorizzando i post. Negli ultimi 10 giorni, infatti, il partito della R al contrario ha speso poco meno di 4.000 euro per sponsorizzare ben 71 campagne, in particolare in tre regioni, Lombardia, Lazio e Campania. 

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