Mattarella: «Grave attribuirsi compiti di altri poteri. Il Presidente non è un sovrano: promulga le leggi, non le firma»

Le parole del Capo dello Stato sui poteri del Colle

Mattarella: «Grave attribuirsi compiti di altri poteri. Il Presidente non è un sovrano: promulga le leggi, non le firma»
Martedì 5 Marzo 2024, 18:12 - Ultimo agg. 7 Marzo, 10:15
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«Qualche volta ho come l’impressione che qualcuno pensi ancora allo Statuto Albertino in cui, come è noto, veniva affidata la funzione legislativa congiuntamente alle due Camere e al re. Quando le Camere approvavano la legge, il re prima di promulgarle doveva apporre la sua sanzione, cioè la sua condivisione nel merito, perché aveva anche attribuito il potere legislativo. Fortunatamente non è più così. Il presidente della Repubblica non è un sovrano, fortunatamente, e quindi non ha questo potere». Sergio Mattarella dopo giorni di polemiche legate alla sua presa di posizione sulle manifestazioni di Pisa, dopo il moltiplicarsi degli appelli affinché intervenga su ogni passaggio della vita pubblica (ultima richiesta quella sul caso dei dossieraggi) e addirittura parlamentare, traccia una linea netta. 
 

L’APPUNTAMENTO
 

La premessa – dice ricevendo al Quirinale la delegazione Casagit guidata dal presidente Giuliani – è che le istituzioni sono chiamate a tutelare la libertà di stampa. Libertà di stampa «fondamentale per la nostra democrazia» che vede nella nostra Carta «una tutela netta, chiara, indiscutibile, a fronte della quale vi è una assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti». 
In un clima sempre più arroventato ci tiene a ribadire alcuni concetti che gli stanno a cuore e a ricordare il perimetro in cui si muove il Capo dello Stato.

Non vuole farsi tirare la giacchetta ed essere sempre chiamato in ballo nello scontro tra le forze politiche. L’unico suo compito è quello di far rispettare la Costituzione. È un messaggio rivolto ai partiti ma anche ai mezzi di informazione. Il Capo dello Stato si tiene alla larga dalla battaglia politica sul premierato, con il treno della riforma costituzionale in corsa al Senato. E anche da certe interpretazioni che ogni volta vengono date alle sue parole. «Il presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa». E «fa semplicemente il suo dovere». Ed ancora: «Il presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità. Se andasse al di là di questo limite che gli assegna la Costituzione e dicesse, per esempio: “non promulgo questa legge perché c’è forse qualche dubbio di costituzionalità che potrebbe racchiudere e raffigurarvisi”, si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale». Chiede dunque che si rispettino i ruoli e si abbassi la tensione. «Frequentemente il presidente della Repubblica viene invocato con difformi, con diverse motivazioni. C’è chi gli si rivolge chiedendo con veemenza: “Il Presidente della Repubblica non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata”. Oppure: “Il presidente Repubblica ha firmato quella legge e quindi l’ha condivisa, l’ha approvata, l’ha fatta propria”». Ieri, ad esempio, è stato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana a chiedere l’intervento di Mattarella perché «sconvolto dalle notizie sul dossieraggio di Perugia». E, sempre ieri, il Capo dello Stato ha promulgato il provvedimento che prevede «l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2». Due esempi di scuola, rispetto alle parole di Mattarella.
 

PRECISAZIONI
 

Sarebbe «grave», spiega Mattarella, se un organo costituzionale «e tra questi anche il Presidente della Repubblica, pretendesse di attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato». 
«E questo – sottolinea – è una indicazione di democrazia che si inserisce in quell’armonico disegno che la nostra Costituzione indica e presenta in maniera sinceramente ammirevole per coloro che la scrissero, che ebbero la forza – in condizioni difficili e anche dialetticamente molto accese – di definirla e approvarla. Anche questo rientra nella libertà, nel rispetto della libertà di tutti coloro a cui la Costituzione assegna un compito, che nessun altro può sottrarre per farlo proprio». Per la prima carica dello Stato la bussola è una sola: la Carta indica un equilibrio e questo va rispettato.

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