Migranti, nuovo Decreto flussi approvato in cdm: spinta per l’ingresso di badanti e infermieri

Programmati gli arrivi per il triennio 2023-2025. Crescono le quote del 2022

Decreto flussi approvato in cdm, previsti 452.000 ingressi per il triennio 2023-2025
​Decreto flussi approvato in cdm, previsti 452.000 ingressi per il triennio 2023-2025
di Andrea Bulleri
Giovedì 6 Luglio 2023, 23:00 - Ultimo agg. 8 Luglio, 08:16
5 Minuti di Lettura

Giorgia Meloni lo dice da quando è arrivata al governo: si deve aumentare il numero di migranti che entrano in Italia regolarmente, cioè avendo un posto di lavoro che li aspetta. Ieri in Consiglio dei ministri è stato approvato, a sorpresa, un decreto legge che mette in pratica quelle intenzioni. È un provvedimento che programma i flussi di ingresso legali per i prossimi tre anni. E che incrementa dunque le quote di ingresso regolari, consentendo l’arrivo di quei cittadini stranieri di cui il nostro Paese ha bisogno per coprire posti di lavoro che altrimenti nelle imprese resterebbero vacanti. Il decreto inoltre amplia le categorie professionali interessate: non più solo agricoltori, ma anche molti altri settori produttivi vengono coinvolti. Il provvedimento è stato preceduto da un’analisi dei fabbisogni delle realtà produttive del Paese emersi nel confronto con i sindacati e i datori di lavoro. «L’obiettivo - recita il comunicato del Consiglio dei ministri - è quello di ridurre progressivamente il divario tra flussi di ingresso e fabbisogni del mercato del lavoro, cercando di sfruttare il più possibile la capacità di accoglienza e d’inserimento dei lavoratori stranieri nelle comunità locali».

Meloni in Polonia: «Sui migranti la pensiamo allo stesso modo: fermare gli illegali»

I NUMERI

E dunque per il triennio 2023-2025 il Governo prevede complessivamente 452.000 ingressi, rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità.

Nel dettaglio: per il primo anno gli immigrati autorizzati ad entrare saranno 136 mila (a fronte di un fabbisogno di 274 mila e 800 lavoratori), nel 2024 altri 151 mila (contro 277 mila posti di lavoro disponibili), nel 2025 altri 165 mila (su 280.600 posti richiesti). Tra le nuove professionalità che potranno essere richieste, ci sono elettricisti, idraulici, e una quota specifica viene riattivata per gli addetti ai settori dell’assistenza familiare e socio-sanitaria, badanti e infermieri. Inoltre, nell’analisi dei fabbisogni si era rilevata una domanda elevata di lavoratori per il trasporto passeggeri con autobus e per la pesca: anche questi vengono aggiunti. 

Si confermano per il lavoro autonomo e subordinato non stagionale i settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare, della cantieristica navale; per il lavoro subordinato stagionale i settori agricolo e turistico-alberghiero.
Nell’ambito delle quote per l’agricoltura e per il turismo, si riservano specifiche quote per i lavoratori provenienti da Paesi di origine o di transito che sottoscrivono accordi per facilitare la migrazione regolare e contrastare quella irregolare, e le cui istanze di nulla osta all’ingresso in Italia per lavoro stagionale, anche pluriennale, siano presentate dalle organizzazioni di lavoro indicate nel decreto e maggiormente rappresentative a livello nazionale. Queste organizzazioni si impegnano a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori fino alla effettiva sottoscrizione dei contratti di lavoro, comprese le comunicazioni obbligatorie.

Il Consiglio dei ministri ha anche previsto una quota aggiuntiva di ingressi rispetto a quelli calcolati per l’anno 2022: 40 mila persone in più, rispetto alle domande già presentate nel cosiddetto “click-day” dello scorso marzo. Questi 40 mila possono entrare in Italia per rispondere alla domanda di lavoro stagionale nel settore agricolo e in quello turistico alberghiero. Il “click-day” è il giorno in cui le aziende hanno potuto presentare la domanda per ottenere lavoratori stranieri. Quest’anno la data era il 27 marzo: le richieste registrate sono state 240 mila, ma gli ingressi inizialmente autorizzati erano solo 83 mila. In altre parole, solo una domanda su tre avrebbe potuto essere soddisfatta. Di qui l’integrazione, sia pure solo parziale, decisa ieri, che peraltro viene incontro alle istanze che arrivavano anche dai partiti. Lega compresa, che un mese fa aveva presentato un emendamento (poi ritirato) in Parlamento per chiedere addirittura la regolarizzazione di migliaia di migranti con permesso di soggiorno scaduto.

LA DOMANDA DI MANODOPERA

Con il provvedimento di ieri il governo dichiara di voler porre fine all’uso dei provvedimenti transitori con cui fino a oggi sono stati gestiti i flussi. Certo i numeri degli ingressi consentiti continueranno ancora a essere molto inferiori alla domanda di manodopera che arriva dal mondo produttivo italiano. Nell’agricoltura, per esempio, secondo la Coldiretti gli stranieri regolari attualmente riescono a coprire solo il 30% delle giornate di lavoro che sarebbero necessarie nei campi. La carenza di braccianti si fa sentire soprattutto in alcune regioni: il Veneto, dove servono persone per raccogliere ortaggi e fragole; il Friuli, per i vigneti; il Lazio per gli ortaggi; la Campania per tabacco e pomodoro. Le organizzazioni agricole si lamentano della burocrazia che rende lunghissime le procedure: «Non è possibile che per il nulla osta passino mesi», lamenta la Confagricoltura. 

LE RICHIESTE

La mancanza di forza lavoro si fa sentire anche nel turismo, tanto più in questa estate che sta vivendo una ripresa del settore anche al di là delle attese. Ma alberghi e villaggi turistici segnalano di non riuscire a trovare personale nel 34% dei casi. Secondo le stime di Assoturismo, l’impossibilità di trovare tutti i dipendenti che servirebbero incide sugli affari tanto da costare mediamente un 5% del fatturato. Nell’edilizia, secondo l’Ance servirebbero 53 mila operai in più. E poi ci sono le colf e i badanti: il sindacato di categoria Assindacatcolf calcola che le famiglie italiane avrebbero bisogno di almeno 23 mila lavoratori domestici in più. Tutte richieste a cui il decreto approvato ieri proverà, in parte, a dare una risposta nei prossimi anni.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA