Pdl, 24 senatori firmano documento: basta con nostre critiche distruttive al governo

Il senatore Augello
Il senatore Augello
Lunedì 21 Ottobre 2013, 19:39 - Ultimo agg. 21:01
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ROMA - Basta attacchi distruttivi e permanenti a legge di stabilit e governo. Le colombe del Pdl rialzano la voce. Esce di nuovo alla scoperto il fronte di 24 senatori (due in pi di tre settimane fa), pronti a fare da argine per garantire la vita dell'esecutivo Letta-Alfano contro gli 'attentatìi'che possano venire dal loro stesso partito. L'iniziativa («gravissima», l'ha definita Sandro Bondi) arriva nel momento in cui tornavano a farsi forti le critiche all'esecutivo e i dubbi sulla tenuta nella maggioranza, anche in seguito alla spaccatura di Sc. E arriva nel giorno in cui i falchi rilanciano sul tema della decadenza di Silvio Berlusconi, chiedendo a Palazzo Chigi di farsi carico delle modifiche alla legge Severino. Che una nuova 'riflessione' sul tema sia necessaria, lo sostiene l'intero Pdl, compatto su questo punto. Ma il Pd oppone un muro: «Niente scappatoie».



A rendere bene il clima che si respira nel centrodestra in queste ore è Fabrizio Cicchitto che non senza ironia richiama addirittura fatti del 1969 che hanno segnato la vita del Pci: «se qualcuno spinge il suo spirito imitativo a voler ripetere nell'anno di grazia 2013 le vicende del 'Manifesto', si accomodi pure perchè non c'è limite all'umorismo volontario», ha detto l'esponente del Pdl commentando le reazioni alla lettera dei 24 senatori. Quindi, nonostante l'impegno di Silvio Berlusconi per garantire l'unità del partito, non c'è tregua nel confronto tra le due anime del Pdl. Il Cavaliere ha frenato chi gli chiedeva di accelerare le decisioni sull'organigramma interno al partito.



Anche l'ufficio di presidenza chiesto dai lealisti (ma considerato un tentativo di 'forzaturà, in questa fase, dai governativi) non risulta al momento convocato. Continua a circolare l'ipotesi che Angelino Alfano lasci le deleghe di ministro dell'Interno per avere più tempo per il partito, mantenendo però la presenza nel governo da vicepremier. Ma allo stato, spiegano, è nulla più di un'ipotesi, difficile da realizzare, vista anche la contrarietà di Letta a fare rimpasti. Ma dopo il varo della legge di stabilità i lealisti e l'ala dura dei falchi hanno rialzato la voce, facendo intravedere di nuovo l'ombra di una crisi di governo. Una minaccia spuntata, fa notare Gaetano Quagliariello, visto che il voto di fiducia di 3 settimane fa ha mostrato che «non hanno i numeri». E a dargli ragione, arriva un documento di 24 senatori (gli stessi che 3 settimane fa erano pronti a votare la fiducia in dissenso da Berlusconi, più due) per dire che «non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente» di parte del Pdl «a legge di stabilità e operato del governo dove siedono 5 ministri Pdl».



Dopo che Quagliariello ha difeso la legge di stabilità e invocato un centrodestra «da Alfano a Casini, con Silvio capo carismatico e Angelino alla guida del partito», la senatrice Pdl Cinzia Bonfrisco lo ha duramente attaccato («il dottor Stranamore del centrismo»). Ed è atteggiamenti del genere che i 24 governativi (da Formigoni a Sacconi, da Augello ad Azzollini) intervengono a stigmatizzare, chiedendo «correttezza nel confronto nel partito» per non far suonare «come moneta falsa» i richiami all'unità «dietro la quale si cela - denunciano - la volontà di determinare un'incompatibilità di fatto». Parole che Sandro Bondi chiede a Schifani e Alfano di sconfessare, perchè vengono da «una corrente organizzata» che «limita» il dibattito. Ma intanto l'uscita dei 24 è un segnale forte soprattutto per il governo. E sembra metterlo in sicurezza anche dai pericoli che dovessero derivare da un voto per la decadenza di Berlusconi. Su questo fronte i falchi rilanciano, chiedendo al governo di intervenire sulla legge Severino, esercitando la delega che quella legge ad esso conferiva. Ma anche i governativi, più prudenti, chiedono che il Senato si fermi a riflettere, perchè di fronte ai due anni di interdizione stabiliti sabato dalla Corte d'Appello i sei anni di ineleggibilità inflitti dalla legge Severino appaiono esorbitanti. Ma il Pd non è disposto ad aprire varchi e con il responsabile Giustizia Danilo Leva ricorda che si tratta di effetti diversi: penali quelli dell'interdizione, che priva anche del diritto di voto; amministrativi quelli della legge Severino. Dunque: «C'è poco da riflettere ma solo smettere di cercare scappatoie inesistenti».




«Con riferimento alle dichiarazioni della collega senatrice Bonfrisco» contro un'intervista rilasciata dal ministro Gaetano Quagliariello, «non è tollerabile che i toni e il linguaggio del dibattito politico dentro il Pdl degradino fino al livello utilizzato oggi nei confronti di Quagliariello e in questi giorni nei confronti di coloro che hanno espresso determinate posizioni». Lo dichiarano in una nota congiunta i senatori Piero Aiello, Andrea Augello, Antonio Azzollini, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Federica Chiavaroli, Riccardo Conti, Francesco Colucci, Luigi Compagna, Nico D'Ascola, Claudio Fazzone, Roberto Formigoni, Antonio Gentile, Carlo Giovanardi, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Bruno Mancuso, Paolo Naccarato, Giuseppe Pagano, Maurizio Sacconi, Francesco Scoma, Salvatore Torrisi, Guido Viceconte. «Non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente alla legge di stabilità e all'operato del governo di cui cinque nostri ministri fanno parte e a cui abbiamo riconfermato la fiducia meno di tre settimane fa su indicazione dello stesso presidente Berlusconi - aggiungono - Il confronto nel nostro gruppo e nel nostro partito deve riacquistare correttezza. In caso contrario, i reiterati richiami all'unità suonerebbero come moneta falsa, dietro la quale si cela la volontà di determinare una incompatibilità di fatto».




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