Con il Pnrr 71mila posti nel settore costruzioni: il record è in Campania

L'edilizia impatta per 110 miliardi sull'ammontare complessivo delle risorse

Con il Pnrr 71mila posti nel settore costruzioni
Con il Pnrr 71mila posti nel settore costruzioni
di Nando Santonastaso
Sabato 17 Giugno 2023, 08:00 - Ultimo agg. 18:03
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Più della metà dei circa 62mila lavoratori aggiuntivi all'anno che il Pnrr porterà al settore delle costruzioni, tra il 2023 e il 2026 (con un picco di 71mila nel 2025), interesserà le regioni del Mezzogiorno. Si va dai 9.313 della Campania (+10,2% sull'occupazione complessiva del comparto al 2019) ai 7.588 della Sicilia (+13,2%, il maggiore incremento in assoluto), dai 6mila della Puglia ai 3.236 della Calabria (quest'ultima con il +13,2% sul 2019). È uno studio di Banca d'Italia a spiegarlo, partendo dai dati disponibili a fine 2022: e cioè dalle risorse Pnrr riferibili a progetti nuovi nel settore che ammontano a poco più di 43 miliardi di euro. Una cifra spiegano i ricercatori «dalla quale sono stati esclusi i fondi destinati a progetti già in essere o previsti dalla legislazione vigente», e dunque decisamente credibile (va ricordato che l'edilizia, in ogni sua articolazione, impatta per oltre 110 miliardi sull'ammontare complessivo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quasi il 50% del totale). 

Secondo il report, le regioni che beneficeranno maggiormente di questo impulso all'occupazione saranno Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania. «A fronte di un valore di circa il 6 per cento in media all'anno per il complesso del Paese, la crescita del valore aggiunto sarebbe quasi doppia per Campania e Puglia, e oltre il doppio per Sicilia e Calabria.

Si collocherebbe invece al di sotto o in linea con la media nazionale per quasi tutte le regioni settentrionali, caratterizzate da livelli inferiori di risorse stanziate rispetto al valore aggiunto regionale del comparto». In altre parole, più risorse arriveranno dal Pnrr, più posti di lavoro si creeranno nella filiera, a partire dalle opere infrastrutturali che costituiscono il piatto forte per il Sud (Alta velocità ferroviaria in primis), con la Campania messa meglio rispetto alle altre regioni meridionali perché già prima della crisi prodotta dal Covid mostrava numeri incoraggianti sulla tenuta del settore.

Ma la ricerca non si limita a disegnare un possibile scenario (sul quale, ovviamente, rischiano di pesare le incognite della rimodulazione del Pnrr, l'apertura vera e propria di tutti i cantieri, gli eventuali tempi supplementari da concordare con l'Ue e così via). Bankitalia ragiona anche sul lato dell'offerta di lavoro indotta dalle risorse straordinarie europee. E dimostra che nelle stesse regioni dove il Pnrr genererebbe una maggiore domanda di lavoro complessiva (e cioè Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania) si trova «un ampio bacino di persone in cerca di occupazione con esperienze lavorative nelle costruzioni». Eloquente la tabella esplicativa: nella sola Campania, su 381.076 persone in cerca di occupazione, almeno 20mila hanno avuto precedenti esperienze di lavoro nelle costruzioni. E si sale a 26.928 se si considerano i 588.149 inattivi ma disponibili a lavorare.

Vero è, come precisa opportunamente la Banca centrale, che «l'effettiva domanda aggiuntiva di nuovi lavoratori dipenderà anche dall'evoluzione dell'attività nelle costruzioni connessa con gli interventi legati agli incentivi fiscali per la riqualificazione degli immobili residenziali, che hanno trainato la dinamica del settore nell'ultimo biennio». In altre parole, «in presenza di una loro attenuazione, l'occupazione incrementale generata dal Pnrr si ridimensionerebbe, dato che parte dell'attività da esso generata potrebbe essere svolta da manodopera già assunta o mediante il reimpiego di lavoratori a tempo determinato il cui contratto è nel frattempo cessato».

Ma il dato fa riflettere e non solo perché la spinta dei bonus fiscali si sta in qualche modo affievolendo. A Napoli, ad esempio, in base agli aggiornamenti di Cassa Edile, risulta una lieve flessione delle ore lavorate a marzo scorso (2.973.389, meno 3% rispetto al marzo 2022), della massa salari (meno 2,74%), e degli operai (meno 1,47% a 20.993 unità). In calo anche il numero delle imprese attive, scese a 4.875 (meno 4,11%). Si tratta di variazioni ancora contenute, non tali cioè da riproporre l'allarme del recente passato sul futuro del settore, ma «il vero problema è un altro», osserva il presidente provinciale dell'Associazione costruttori di Napoli Angelo Lancellotti. E spiega: «Al di là del valore di quest'ultimo studio, la realtà è che facciamo sempre fatica a trovare la manodopera occorrente, specializzata o non. Dai manovali ai tecnici di cantiere, dagli ingegneri ai geometri, agli architetti. Siamo già in una condizione di massima occupazione, non riusciamo a reperirne altra: l'unico delta possibile tra occupati dichiarati e occupati reali sarebbero i lavoratori in nero ma questo è solo un inaccettabile paradosso. La verità è che ora serve che le opere del Pnrr siano contrattualizzate e che si aprano i cantieri ma in queste condizioni non è scontato nulla. Per realizzare nei prossimi 3 anni quanto è previsto dal Piano bisognerebbe che questo Paese avesse avuto negli anni precedenti 3 milioni di operai fermi, e così ovviamente non è stato». 

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Si potrebbe ovviare con manodopera straniera, come lo stesso Studio di Bankitalia propone, ma anche su questo Lancellotti è scettico: «La Germania ha creato scuole di formazione nei Paesi di provenienza della manodopera occorrente in modo da poter subito utilizzare operai già pronti. Noi abbiamo progetti simili a livello di Ance nazionale ma non tocca a noi decidere di aumentare le quote di manodopera straniera». 

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