Corsa alle materie prime rare in Italia, Urso: «Riapriamo le nostre miniere». La mappa

Nel nostro Paese abbiamo 16 minerali su 34 considerati fondamentali dalla Ue

Urso: «Riaprire le miniere, le norme entro fine anno. In Italia 16 materie prime strategiche»
Urso: «Riaprire le miniere, le norme entro fine anno. In Italia 16 materie prime strategiche»
Giovedì 13 Luglio 2023, 14:46 - Ultimo agg. 14 Luglio, 00:32
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Parte la corsa alle materie prime rare. Il ministro Adolfo Urso ha le idee chiare e un traguardo ambizioso da raggiungere. Lo scopo è difendere e supportare le filiere industriali strategiche. Filiere che si “nutrono” di minerali preziosi e che hanno assoluto bisogno di approvvigionamenti sicuri. Per questo, per ridurre la dipendenza dall’estero o, peggio ancora, il ricatto dei Paesi fornitori, il titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy ha in mente un piano di rilancio delle miniere sparse su tutto il territorio nazionale. Urso, che aveva anticipato al Messaggero questa iniziativa, non ha usato giri di parole e, a margine della presentazione a Roma del nuovo “think tank” della Luiss sui temi europei, ha auspicato la riapertura dei siti minerari in tempi rapidi. «Penso - ha detto - che entro la fine dell’anno - tutto il quadro sarà chiaro: la normativa europea, quella italiana e le potenzialità del nostro territorio». Un percorso oggettivamente non semplice, ma fondamentale nella sfida competitiva globale. 

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I PASSI
 

Per sbloccare la situazione - e il ministro lo fatto capire - serve prima di tutto proprio l’ok della Commissione Ue che deve definire le coordinate normative e superare i cavilli burocratici, ovviamente nazionali, che allungano i tempi delle autorizzazioni e impediscono di scavare nei giacimenti.

Molti siti sono in aree protette, altri ai margini di zone tutelate e serve appunto un quadro chiaro per iniziare la produzione. E’ decisivo fare presto e, visto che sono in gioco le industrie del Paese, sopratutto quelle a più alto contenuto di tecnologia, trovare anche le risorse necessarie a rimettere in moto una macchina complessa, partendo proprio dall’attività estrattiva. 
 

Urso, che ha recentemente incontrato i ministri dell’Economia di Germania e Francia, ritiene che debba essere il Fondo Sovrano europeo ad imprimere la giusta spinta, proprio nell’ottica di affrancare l’Europa dalle forniture estere, dell’Asia in particolare. 


 

LA MAPPA
 

«Verosimilmente - sostiene il ministro - entro il 2023 si concluderà il percorso legislativo in Europa sulle materie prime critiche, con l’approvazione da parte del Trilogo di un regolamento che la Commissione ci ha presentato. E noi in Italia intanto avremo compiuto un nostro percorso di riforma legislativa, per consentire a chi vuole operare di farlo in un contesto di certezza. Per questo, insieme al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin stiamo già aggiornando le mappe minerarie del Paese». Va detto che Bruxelles ha già definito 34 materie prime critiche, di cui 16 considerate anche strategiche per la loro rilevanza nella transizione ecologica e digitale, destinate all’aerospazio e alla difesa, alla produzione di batterie elettriche e pannelli solari. In Italia - ha spiegato Urso - «possediamo 16 di queste 34 materie prime critiche che si trovano in miniere che sono state chiuse 30 anni fa». 
 

L’Italia, come noto, ha giacimenti di cobalto, di nichel, rame e argento in Piemonte, di terre rare in Sardegna, di litio nel Lazio e possiede rifiuti minerari abbondanti per 70 milioni di metri cubi accumulati nei decenni passati e ora utilizzabili con le tecnologie attuali. Insomma, ci sono tutte le condizioni per aprire una fase nuova. 
Siamo nelle fasi che ricordano la corsa all’oro del diciannovesimo secolo - ha stigmatizzato ancora Urso - visto che le stime indicano che nel 2050 la domanda di litio per le batterie aumenterà di 89 volte, la domanda di terre rare crescerà di 6-7 volte, quella di gallio di 17 volte. Ora l’Unione Europea acquista oltre confine il 97% del magnesio e il 63% del cobalto utilizzato nelle batterie.

 

IL TARGET
 

Per il ministro sarà la Commissione a certificare i progetti delle imprese per l’autonomia strategica dell’Europa. A quel punto, su quei progetti vi sarà un limite massimo di 2 anni per ottenere le autorizzazioni all’estrazione e di un anno per la raffinazione. Oggi ci vogliono circa 15 anni in Europa per avere l’autorizzazione a estrarre da una miniera, a fronte di 7 anni negli Stati Uniti, 2 in Canada e 3 mesi in Cina.
«Abbiamo un obiettivo che la Commissione ci pone e che noi condividiamo - ha concluso il ministro - che è quello di raggiungere almeno il 10% di materie prime critiche estratte nel nostro continente al 2030. Altri obiettivi al 2030 saranno il 50% di raffinazione in Europa e il 20% del riciclo. Su quest’ultimo siamo già il paese leader, e vogliamo migliorare ancora».

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