Salvini non andrà a processo per le parole contro Carola Rackete: Senato nega autorizzazione

Il ministro l'aveva appellata "zecca tedesca"

Salvini non andrà a processo per le parole contro Carola Rackete: Senato nega autorizzazione
Salvini non andrà a processo per le parole contro Carola Rackete: Senato nega autorizzazione
Mercoledì 28 Giugno 2023, 17:37 - Ultimo agg. 17:40
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Salvini non sarà processato per diffamazione per le parole rivolte a Carola Rackete, il capitano della nave Ong Sea Watch 3. Non andrà a processo perché l'Aula del Senato ha votato negando la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro. La Ong tedesca, il 12 giugno 2019, era impegnata nel soccorso di 53 migranti nella zona SAR libica.

Salvini non andrà a processo per le parole contro Rackete

Il voto (82 sì, 60 no, 5 astenuti) accoglie la relazione della Giunta delle immunità, del 28 febbraio 2023, che ritiene le parole coperte da insindacabilità.

La Giunta si è espressa sugli atti del tribunale di Milano che vede Salvini accusato di diffamazione aggravata. Hanno votato contro Pd, M5s, Avs, astenuta Iv e maggioranza a favore.

«Che dire? Notizia attesa e scontata. È l'insindacabilità dell'insulto. È interessante notare come il Parlamento abbia ritenuto un'opinione espressioni come "zecca tedesca", che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle». È il commento dell'avvocato Alessandro Gamberini, legale di Carola Rackete, alla decisione del Senato di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. 

Salvini, giunta Senato nega autorizzazione a procedere sul caso Rackete

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Il 23 giugno dello scorso anno il giudice del Tribunale di Milano, Maria Burza, aveva accolto una delle questioni preliminari avanzate dal legale di Salvini (in aula c'era all'epoca l'avvocato Claudia Eccher) e aveva trasmesso a Palazzo Madama gli atti del processo in cui il leader della Lega era accusato di diffamazione aggravata nei confronti dell'attivista 34enne.

Il Tribunale aveva deciso, infatti, che spettava al Senato valutare se le frasi, pubblicate sui social tra giugno e luglio 2019, con cui Salvini aveva definito l'allora comandante della Sea Watch 3, tra le altre cose, anche «sbruffoncella che fa politica sulla pelle di qualche decina di migranti» o «ricca tedesca fuorilegge», fossero o meno coperte dall'insindacabilità per via del suo ruolo di senatore e, ai tempi, di ministro dell'Interno.

«Esprimiamo il nostro radicale dissenso - aveva già detto allora il legale di parte civile Gamberini - per questa decisione, perché quelle espressioni nulla avevano a che vedere col ruolo di parlamentare di Salvini, sia per i modi utilizzati che per i contenuti».

Il pm di Milano Giancarla Serafini in aula aveva fatto notare che quelle di Salvini «non sono frasi che attengono a un discorso di politica, anche del Ministero dell'epoca, ma veri e propri attacchi alla persona, alla sua dignità, espressioni di denigrazione, un'aggressione diretta alla persona».

Il processo, con la decisione del giudice e la trasmissione degli atti, era stato sospeso e ora con il voto del Senato di oggi è stato di fatto annullato. 

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