Mani Pulite e Tangentopoli: il mood della Rete 30 anni dopo

Mani Pulite e Tangentopoli: il mood della Rete 30 anni dopo
di Domenico Giordano
Giovedì 17 Febbraio 2022, 19:27 - Ultimo agg. 19:28
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La storia è fatta di date che molto spesso hanno un valore più simbolico che sostanziale, soprattutto quando cominciano a essere viste con il distacco del tempo trascorso. Ma, il racconto storiografico ha bisogno, di momenti topici, di cesure che segnino il passaggio tra un prima e un dopo, tra un inizio e una fine. Quindi, per l’appunto di date che per convenzione fissano i punti cardinali per orientarci nella conoscenza di storie che invece hanno sempre un fluire ininterrotto, imprevedibile e accidentato.

Il 17 febbraio del 1992 con l’arresto del socialista Mario Chiesa, presidente del Pio albergo Trivulzio di Milano, parte l’inchiesta giudiziaria che prenderà il nome di Mani Pulite, la prima costola di una più ampia stagione di indagini ribatezzata Tangentopoli che in pochi mesi coinvolse le Procure di mezza Italia.

Una rivoluzione che mandò gambe all’aria i protagonisti di primo e di secondo piano della vita politica italiana, spazzò via partiti che sembravano immarcescibili e aprì una nuova stagione ribattezzata come seconda Repubblica.

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A distanza di trent’anni esatti è interessante monitorare il sentiment della Rete rispetto a quella stagione. Per farlo ovviamente sono state scelte le due keyword identitarie, “Mani Pulite” e “Tangentopoli”, monitorate in un lasso di tempo circoscritto agli ultimi sette giorni per seguire l’onda della polarizzazione online del tema.

L’analisi comparativa ci restituisce una prima certezza: tra le due parole è “Mani Pulite” quella maggiormente presente nell’immaginario collettivo. Infatti, le menzioni raccolte in Rete evidenziano un rapporto di forza abbastanza netto (delle oltre 2.000 menzioni oltre i 2/3 sono per “Mani Pulite”) tra i due termini, che diventa ancora più ampio se guardiamo all’engagement totale – che riflette la somma di tutte le interazioni degli utenti sui singoli post, inclusi i commenti fatti su Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Twitch, TikTok, News and Blogs – che per oltre l’80% viene generato per l’appunto dal primo termine.

Del resto, è sufficiente mettere a confronto le linee temporali dall’11 al 17 febbraio per avere una conferma del traino della prima keyword (Mani Pulite) e del ruolo ancillare della seconda (Tangentopoli). Il grafico delle menzioni ci mostra come la crescita abbia subito un repentino incremento con l’approssimarsi della ricorrenza del trentennale e della conseguente polarizzazione delle discussioni in Rete, testimoniata dal picco dell’engagement del giorno 16 febbraio.

La predominanza della keyword “Mani Pulite” rispetto a “Tangentopoli” inevitabilmente si riflette sui diversi territori digitali che hanno fatto da culla delle discussioni:

Facebook ha raccolto la quota maggiore di conversato, dal 39 al 44%, mentre Twitter, proprio per la specificità dell’argomento, ha fatto registrare una presenza superiore alla media, dal 15% al 17%, così come rimane rilevante la fetta di conversato che si è cristallizzato sui canali digitali – piattaforme e social – dei siti di news e di informazione. Questo rapporto invece di ribalta totalmente se stralciamo dalla raccolta le sole interazioni generate dagli utenti “maschi”: in questo caso Twitter diventa la prima scelta assoluta con il 37% per “Mani Pulite” e con il 42% per “Tangentopoli”.

È curioso anche notare come tra le Top fonti, ovvero le fonti che hanno guidato la discussione sul contenuto oggetto della ricerca, per la keyword “Mani Pulite” al sesto posto troviamo la fanpage Facebook di Antonio Di Pietro, il magistrato simbolo di quella stagione, mentre per “Tangentopoli” si segnala, sempre al sesto posto, la pagina Facebook di Paolo Brosio, all’epoca giovane inviato del Tg4 di Emilio Fede i cui collegamenti all’esterno del Tribunale di Milano in attesa degli ultimi sviluppi investigativi sono diventati un cult del piccolo schermo.

Dopo tre decenni e le numerose riletture della storia della repubblica di quegli anni il mood degli italiani online continua a essere decisamente negativo: l’80% degli utenti che in questa settimana hanno commentato o si sono relazionati con una delle due chiavi di ricerca l’hanno fatto con un atteggiamento decisamente negativo. Un risultato che potrebbe essere letto anche partendo dalla considerazione che la memoria, individuale e poi collettiva, costruitasi su fonti analogiche ha una resistenza diversa rispetto a quella che si è formata unicamente su fonti digitali.

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