Vaccini Covid, è guerra globale tra accordi, sospetti e tradimenti

Vaccini Covid, è guerra globale tra accordi, sospetti e tradimenti
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 11:00
6 Minuti di Lettura

Trame nascoste, attacchi cibernetici, fake-news create ad arte, accuse, sospetti e dispetti. Se la guerra per sconfiggere il Covid è partita da tempo su scala globale grazie alla produzione di decine di vaccini, dietro annunci e dichiarazioni unitarie, si nasconde anche una guerra di potere tra le maggiori super-potenze mondiali che è soltanto alle prime battute. Sono due gli obiettivi da raggiungere nel minor tempo possibile per ognuno degli Stati in competizione: uscire per primi e meglio dalla pandemia per poter rilanciarsi economicamente e, dopo, rivendere i propri vaccini in altre aree del Mondo. Non è solo una battaglia di predominio economico, ma anche di influenze geopolitiche che le maggiori potenze mondiali dimostreranno di avere con i Paesi meno sviluppati dell'Asia, del Sud America e dell'Africa. Se Usa, Cina e Russia si contendono il mercato, ognuna con i propri vaccini brevettati, l'Europa - ancora lontana dal muoversi come un unico blocco - è ancora invischiata in una guerra intestina di complessa risoluzione a causa della competizione interna tra i vari Stati.

Non è più sotterranea la battaglia tra Ue e la Gran Bretagna del post-Brexit. Ieri fonti diplomatiche dell'Unione Europea hanno fatto filtrare che i vaccini Astrazeneca destinati (e pagati) dall'Ue potrebbero essere finiti in Uk. Il sospetto - ha riportato il Telegraph - è che la casa farmaceutica britannico-svedese abbia dirottato sul Regno Unito le forniture di vaccini destinate alla Ue perché il governo britannico ha pagato di più ed approvato prima il farmaco. I sospetti che le case farmaceutiche agevolino nella distribuzione dei vaccini i Paesi dove hanno sede le società esistono da tempo: sono gli stessi dubbi che ha attirato la statunitense Pfizer da quando ha determinato la riduzione delle dosi destinate all'Europa.

Anche per questo la Ue sta da settimane studiando delle contromosse che tanto somigliano a ritorsioni. Bruxelles starebbe valutando di bloccare le esportazioni di vaccini verso Paesi non Ue. Non un'idea, ma un piano concreto lanciato dopo che Astrazeneca ha annunciato di non essere in grado di adempiere alle distrubuzioni di dosi concordate. Gran parte delle produzioni dei vaccini Pfizer e Astrazeneca avvengono proprio su suolo Ue: in Belgio, Germania e Olanda. Ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, intervenendo al World Economic Forum di Davos, ha sottolineato che «le aziende devono rispettare i loro obblighi e per questo creeremo un meccanismo di trasparenza delle esportazioni». E che sia concreta la minaccia di bloccare le esportazioni al di fuori del mercato Ue - quindi anche verso la Gran Bretagna - lo dimostra la risposta britannica. Il ministro della Salute inglese, Matt Hancock, ha dichiarato l'intenzione del governo di Londra di «lavorare con l'Ue al fine di assicurare che non ci siano interruzioni nelle forniture di vaccini anti-Covid fabbricati nella Ue». Ormai la battaglia è solo all'inizio e ognuno sta affilando le armi per capire come colpire l'avversario. Resta il nodo se l'Europa agirà come un unico organismo o, come si è già visto in passato, possano esserci divisioni come sarebbe avvenuto con i vaccini della Pfizer dove forte è stata la competizione interna per accaparrarsi più fiale, con la Germania a fare la parte del leone.

Video

Se le dosi della Pfizer sono state già utilizzate in molti Paesi e quelle dell'Astrazeneca avranno il via libera dalla Ue per la commercializzazione entro questa settimana, sono tanti altri i vaccini già prodotti in giro per il mondo. Sembra di essere ritornati in epoca coloniale perché le super-potenze che libereranno, grazie ai vaccini, il maggior numero di Paesi dall'incubo del Covid avranno il vantaggio di spendere quel credito su altre partite economiche. É il caso della Russia con il suo Sputnik V, ma anche della Cina con i vaccini di Sinopharm, Sinovac e Cansino Biologics. É così che gli antidoti contro il Covid sono diventati la leva di un nuovo «soft power» come lo è stata Hollywood per gli Usa nel 900 per permeare nella cultura di massa di Paesi stranieri e creare meccanismi di consenso. Se gli Usa utilizzeranno il vaccino della Pfizer (mentre scontano il ritardo di Novavax e di Moderna, su cui tanto ha investito l'Italia), russi e cinesi hanno già chiuso accordi su vasta scala in ogni continente. I cinesi garantiranno un accesso prioritario alle proprie scorte in una decina di Stati contigui. Ma la corsa cinese non si ferma all'Asia ed ha già raggiunto Marocco, Algeria e proverà a permeare in gran parte dell'Africa e del Centro America come ha già fatto in Messico e proverà a fare nell'immenso Brasile. I russi, se da un lato sono riusciti ad entrare in Europa attraverso Bielorussia e soprattutto in un Paese membro come l'Ungheria, hanno già conquistato una pedina cruciale dell'area Nato come la Turchia, ma anche Bahrain e Arabia Saudita. Persino Israele ha prenotato dosi dello Sputnik come hanno già fatto Corea del Sud e India. É evidente che le influenze geopolitiche del prossimo futuro potranno essere determinate anche dall'efficacia delle campagne vaccinali e la provenienza delle dosi. I rapporti di forza attuali potrebbero essere facilmente rovesciati a pandemia conclusa. 

E che si tratti di una guerra di predominio lo dimostrano anche i molteplici attacchi cibernetici che ci sono stati in queste settimane. Lo stabilimento di Pomezia dove viene prodotto il vaccino americano di Moderna ha subito attacchi hacker. Lo stesso è avvenuto per l'hackeraggio di alcune mail dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco. Anche la disinformazione sull'efficacia o l'inefficacia dei vaccini giocherà un ruolo nei prossimi mesi. Basti pensare all'account Twitter del vaccino russo Sputnik dal quale sono state rilanciate false notizie sulla potenziale pericolosità del vaccino americano Pfizer e, allo stesso modo, è stato fatto sul Global Times, il giornale del Partito Comunista cinese. La guerra si giocherà anche a colpi di disinformazione con bot già attivi sui social network pronti a colpire. Su questo c'è già una lente da tempo - come avviene a ridosso delle elezioni - da parte delle principali intelligence occidentali e, tra queste, le agenzie di sicurezza italiane, su tutte Dis e Aise attraverso i propri dipartimenti specializzati. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA