Ci sono pareti che nascondono stanze da molti conosciute ma, all’occorrenza, da tutti ignorate. Si sa dove pure in barba alle normative vigenti esistono ancora quelle che un tempo si chiamavano “case di appuntamento” per quel mestiere antico come il mondo che ieri, nel cuore della Capitale, è tornato a far parlare di sé. Tre prostitute morte per le coltellate inferte forse da una stessa mano e una storia di violenza e brutalità che rimanda, per l’efferatezza, alla fine degli anni Novanta. All’epoca il killer si chiamava Donato Bilancia oggi se davvero si trattasse di un’unica mano, il nome dell’omicida per la Squadra Mobile che indaga sui casi resta da trovare ma nell’ambiente di chi alla strada ha preferito le quattro mura di un appartamento, sale l’angoscia e il timore di fare la stessa fine.
L’ANGOSCIA
Perché, appunto, quelle pareti che tutto coprono, nulla - e si è visto - proteggono.
I QUARTIERI
La “mappa” delle case di appuntamento è ramificata e insiste in quei quartieri dove il sesso a pagamento ha un prezzo preciso, un tariffario che non può essere onorato da tutti. Tiffany, dicevamo, capelli biondi e occhi celesti ma, confessa, usa le lenti a contatto colorate è spaventata: «Ricevo solo clienti selezionati - racconta - per ognuno di loro tengo una scheda, abitudini, professione, se sono sposati o se sono celibi, li conosco ormai ma dopo quanto accaduto non mi sento tranquilla». Chi può dire, in fondo, di conoscere davvero il proprio amante? Pure se la prestazione è continuativa ma a pagamento. «Una volta uno di loro di diede uno schiaffo - aggiunge - perché gli avevo detto di non tornare perché si era invaghito e questo non è mai un bene». Bloccato online, bloccato sul cellulare, l’uomo ha desistito. Forse non è stato lo stesso per le tre donne ammazzate ieri. Molte di loro da tempo hanno schermato le proprie “garçonnière” con telecamere a circuito interno, non sono collegate con nessuna sala operativa per ovvie ragioni ma servono ad aumentare il senso di protezione e in qualche modo la certezza che semmai qualcosa dovesse andare storto, c’è materiale per sporgere denuncia. Certo, «se l’aggredita in questione - conclude l’escort - non finisce ammazzata come quelle poverette».