Gli effetti della crisi indotti dalla pandemia del Covid-19, i saldi che - pur con le aperture concesse dalla Regione sul calendario di svendite e promozioni invernali - stentano a decollare, la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana come misura necessaria per frenare la curva dei contagi, presenteranno entro la fine di marzo il conto per imprese e attività del terzo settore. E, stando alle previsioni della Confcommercio Roma, sarà un conto amaro. «Abbiamo stimato per il primo trimestre del 2021 - spiega Romolo Guasco, direttore della Confcommercio Roma - la chiusura di almeno 16 mila imprese e attività, comprese quelle di somministrazione, e lo scenario elaborato prima che fosse decretata la zona arancione per il Lazio potrebbe alla fine essere anche peggiore».
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I NUMERI Negozi di abbigliamento, oggettistica, tessuti, intimo, calzature, ma anche bar, ristoranti senza contare «quelle imprese legate alla cultura, ai servizi per le imprese, alla pubblicità - prosegue Guasco - saranno costretti non a una sospensione ma a una chiusura certa». Per ogni locale poi che sembra destinato a spegnere casse e luci per sempre, a spogliare manichini, a riporre nei magazzini tavoli e sedie, ci sarà - sempre in previsione - una diminuzione dei posto di lavoro. «Se consideriamo - aggiunge ancora il direttore della Confcommercio Roma - anche lo sblocco dei licenziamenti tra tre mesi circa 44mila persone potrebbero restare senza un impiego».
IL PANORAMA Che già si percepisce passeggiando a Roma. Nel Tridente e in tutto il centro storico, soprattutto a causa dell’assenza di turismo, moltissime attività hanno già abbassato la saracinesca. “Vendesi” o “affittasi” i cartelli appesi a vetrine spoglie. Il fenomeno non riguarda soltanto le attività a conduzione familiare ma anche le attività di grandi brand e marchi per i quali mantenere aperto uno dei tanti punti vendita rappresenta un costo senza ritorno. In periferia o nelle cosiddette strade dello shopping di quartiere la situazione è meno evidente anche se i saldi invernali, ad esempio, non stanno aiutando neanche le attività più lontane dal Centro. La spesa media delle famiglie si è ridotta e rispetto allo spesso periodo dello scorso anno con le svendite di stagione i commercianti lamentano una perdita variabile tra il 40 e il 50% dei ricavi con punte anche del 60-70% nei centri commerciali. E per questo, alla fine, anche la campagna dei saldi di quest’inverno produrrà solo nella Capitale una perdita stimata sempre dalla Confcommercio di almeno 90 milioni di euro a fronte del miliardo in meno stimato a livello nazionale.
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