San Paolo e Sant'Aurelio

San Paolo e Sant'Aurelio
di ​Federico Monga
Mercoledì 4 Aprile 2018, 17:50
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Anche Luigi de Magistris ha avuto la sua, piccola, conversione sulla via di Damasco. A differenza dell'illustre predecessore Paolo di Tarso, il sindaco di Napoli ha cambiato idea non in tre giorni ma in sole 12 ore e senza patire (ci auguriamo) le stesse pene che resero cieco l'«Apostolo dei Gentili». Giusto due giorni fa, il primo cittadino dal pulpito di Facebook aveva consegnato ai suoi concittadini un lungo sfogo sulle travagliate vicende dell'ultimo bilancio comunale, presentato in zona Cesarini ma sempre sull'orlo del crac: «Volevano farmi vendere anche il San Paolo. È stata dura ma abbiamo evitato la macelleria sociale e la cessione dello stadio». Ieri mattina il capovolgimento di fronte: «Se arrivasse un'offerta congrua, magari superiore ai 50 milioni, e dopo un referendum tra i cittadini, potrei anche pensarci». Quindi lo stadio di Maradona e Sarri, intitolato a San Paolo in memoria della tradizione secondo la quale il Santo avrebbe raggiunto l'Italia attraccando nella zona dell'attuale Fuorigrotta, è sul mercato. La palla ora passa a De Laurentiis che sulla questione stadio di proprietà ha fatto molti ragionamenti ma nessun piano concreto. Saprà (vorrà?) il presidente del Napoli seguire le orme di un altro Santo che porta il suo nome? Quell'Aurelio da Cartagine, noto per la perseveranza e la capacità di ricostruire dalle macerie. In fondo, per rimettere a nuovo uno stadio, non servono miracoli. 
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