Una cesta di giocattoli per i più piccini messa a disposizione della Caritas di Salerno assieme a viveri e bevande sono il simbolo dell’assistenza data ieri ai migranti sbarcati a Salerno dopo 30 ore di navigazione con il mare avverso.
Ogni bambino ha avuto il suo: un momento di gioia dopo tanto disagio. Non piange, ma si guarda intorno con aria sospetta, invece, Condè, uno dei più piccoli degli 84 minori sbarcati ieri mattina al molo 3 Gennaio dalla Geo Barents di Medici senza frontiere. Condè ha dieci anni ed è uno dei 78 under 18 non accompagnati e, alle spalle, ha una storia di violenze fisiche e psicologiche. Potrebbe essere ricongiunto al fratello più grande che è in Francia ma lascia dietro di se un altro fratellino di poco più grande di lui, in Libia. Aveva tentato proprio con lui il viaggio della speranza un anno prima, quando di anni ne aveva nove, ma era stato fermato e riportato in Libia. In carcere. Qui è stato torturato assieme al fratello, davanti agli occhi impotenti dei genitori rimasti in Guinea chiamati dai carcerieri per costringerli ad inviare soldi per un nuovo biglietto verso l’Europa. Ma i soldi racimolati erano sufficienti appena per un biglietto, così è partito Condè perché più piccolo, e meno «ingombrante».
È stato lo sbarco dei minori, quello di ieri.
Trenta resteranno in provincia di Salerno, per gli altri invece un nuovo viaggio fuori regione Campania verso la Lombardia, il Veneto, l’Umbria e la Toscana. Arrivano tutti dall’Africa sub sahariana. Ad accoglierli trenta psicologi e venti mediatori culturali. A bordo anche Alì, il bimbo nato mercoledì sera proprio sulla Geo Barents perchè sua mamma era al nono mese di gravidanza, e i suoi tre fratellini. Ad essere evacuati, tramite un elicottero, nelle ore precedenti, un altro bambino di quattro mesi, per ragioni sanitarie, e la sua mamma. Alì ha commosso il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, che lo ha visto scendere tra le braccia della sua giovane mamma. Qualche polemica degli operatori è stata fatta sulla scelta del porto. Juan Matias Gil, capo missione, ha detto: «Abbiamo fatto trenta ore di navigazione col mare avverso, non smetteremo mai di chiedere di applicare la legge e sbarcare nel posto a noi più vicino».
«Siamo contenti di come sono andate le operazioni - ha commentato il prefetto Francesco Russo - perchè tutti hanno dato prova di grande professionalità. Le operazioni di sbarco sono andate avanti rapidamente, un po’ più lente quelle di identificazione ma è la procedura».
Per il vescovo di Teggiano-Policastro, monsignor Antonio De Luca, referente Caritas, non è questo il momento delle polemiche. «Il Mediterraneo è sempre stato luogo di scambi, movimenti e cultura oggi è una tomba. Forse - commenta l’alto prelato - è il caso ora di avviare seri processi culturali cambiando anche le modalità di accoglienza, creando dei corridoi umanitari che consentano a queste persone bisognose di arrivare in Europa attraverso vie legali e, soprattutto, di scegliere dove andare».
Per Franco Mari, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Italiana, presente sul posto, «non è possibile fermare gli sbarchi, dobbiamo, anzi, ringraziare le Ong per quello che fanno mentre il Governo ed il ministro continuano ad individuare in loro un avversario, per noi è assolutamente sbagliato».