Sala Consilina: muffa, sporcizia e calcinacci, l’ex carcere cade a pezzi

Reportage nell'ex casa circondariale, chiusa per l'annessione del Tribunale a Lagonegro

L'interno dell'ex carcere di Sala Consilina
L'interno dell'ex carcere di Sala Consilina
di Pasquale Sorrentino
Lunedì 17 Aprile 2023, 06:40 - Ultimo agg. 11:56
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Mura danneggiate, erbaccia, infiltrazioni, calcinacci ovunque. Immondizia e muffa. È questa la situazione che emerge dal dossier fotografico della casa circondariale di Sala Consilina. Dagli scatti si nota come l’ex carcere del Vallo di Diano sia completamente abbandonato a se stesso. La struttura - si ricorderà - è stata chiusa come conseguenza dell’annessione del Tribunale di Sala Consilina annesso a Lagonegro. Era il 2015 e i circa trenta detenuti ancora ospiti della struttura furono trasferiti in poche ore, in seguito alla decisione del ministero della Giustizia di chiudere, secondo il loro parere in modo definitivo, il carcere valdianese. A distanza di otto anni da quella decisione, il carcere si trova in un limbo, in quanto «lasciato» dal ministero al Demanio e non ancora consegnato al Comune di Sala Consilina. Nel 2015 gli agenti di polizia penitenziaria rimasero per alcuni mesi all’interno della struttura oramai vuota e coprirono i vari turni, con efficacia svizzera, fino al loro trasferimento finale. Da allora, l’edificio di via Gioberti è chiuso. Ed è ridotto male, come dimostrano queste foto in esclusiva. Per tentare di riaprirlo il Comune di Sala Consilina e l’Ordine degli avvocati di Sala Consilina e Lagonegro hanno presentato diversi ricorsi che, nonostante qualche successo iniziale, sono andati poi verso la conferma della chiusura. Così la struttura, una vecchia sede vescovile, edificata nel 1809 e nel 1948 trasformata in carcere, è rimasta chiusa. Talmente dimenticata che non si sa, precisamente, chi si debba ora occupare dell’edificio. Non più il Comune, ma neanche il ministero. Tocca forse al Demanio.


Stando alle comunicazioni ufficiali di ministero e Demanio, è complicato capire chi sia il responsabile della struttura. Il Prap, Provveditorato amministrazione penitenziaria di Napoli, braccio del ministero, ha riferito che per poter accedere occorre avere il nullaosta del Comune, in quanto trattasi di struttura del Demanio. Tuttavia l’amministrazione comunale non ha alcun mandato né responsabilità sull’ex struttura penitenziaria. La palla quindi è tornata al Demanio, che, in una nota ufficiale di alcuni mesi fa, ha riferito che «la casa circondariale di Sala Consilina assunta in consistenza al patrimonio dello Stato è in consegna in uso governativo al ministero della Giustizia, l’Agenzia del Demanio resta titolare dei diritti dominicali sul bene ma non ha la gestione dello stesso che spetta all’amministrazione usuaria, in quanto consegnataria del bene».

Ora, al di là di questa situazione grottesca, occorre registrare un’altra novità, soprattutto in merito alla possibile riapertura del Tribunale di Sala Consilina. Questo anche in seguito alla recente apertura mostrata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla possibile riapertura di alcuni dei Palazzi di Giustizia soppressi con il decreto legge 155 del 2012. Laddove davvero dovesse esserci la riapertura, una conseguenza sarebbe - si presume - anche la riapertura del carcere. Ma quanti soldi occorrono per recuperare tale struttura, considerato l’abbandono e il deterioramento? E, considerata anche l’ipotesi di una chiusura definitiva del Tribunale, perché un bene così importante deve restare inutilizzato e calamita di degrado? Intanto, tornando al Tribunale l’attenzione è posta sul Parlamento dove su proposta del senatore Ernesto Rapani (FdI) è stata approvata all’unanimità in commissione Giustizia del Senato, il disegno di legge sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie avanzati dalle Regioni Abruzzo, Calabria, Toscana, Lombardia e presto anche dalla Campania: «Questi - ha detto il senatore - saranno accorpati in un unico ddl concordato col governo».

Ora - anche alla luce di queste foto - occorrerà prestare però attenzione anche al futuro dell’edificio che ha ospitato - e magari potrà ospitare nuovamente - la casa circondariale.

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