Ciro Palmieri ucciso a coltellate,
il figlio 15enne: «Papà ci picchiava»

Ciro Palmieri ucciso a coltellate, il figlio 15enne: «Papà ci picchiava»
di Carmen Incisivo e Paolo Panaro
Martedì 23 Agosto 2022, 09:23 - Ultimo agg. 13:32
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Per Monica Milite e suo figlio Massimiliano, 18enne, non è stato convalidato il fermo ma è stata disposto l'arresto in carcere mentre A. il terzogenito 15enne resta in custodia presso un istituto di pena minorile. È quanto emerge dagli sviluppi dell'inchiesta riguardo il brutale assassinio del panettiere 43enne Ciro Palmieri avvenuto il 29 luglio scorso alla frazione Curticelle di Giffoni Valle Piana ma scoperto solo 20 giorni dopo. Madre e figlio maggiore sono rimasti in silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari mentre il 15enne A. ha sostanzialmente ribadito, in via ufficiale, davanti all'aggiunto del Tribunale dei minori di Salerno, Patrizia Imperato, le violenze che si consumavano in casa da anni e che, evidentemente, hanno rappresentato l'innesco per la furia violenta che ha provocato la morte del capofamiglia. A casa, insomma, era «un incubo».

Sarebbero state parole lucide e precise quelle pronunciate dal 15enne A., che ieri è rimasto molto tempo davanti al gip del tribunale minorile di Salerno.

Già nei giorni scorsi, il terzogenito della famiglia Palmieri, aveva raccontato quante violenze negli anni avessero subito in casa, a partire dalla madre fino ad arrivare a loro. La vittima dell'omicidio familiare, è stata dipinta come un orco, violento, ossessionato dalla volontà di controllare tutto ciò che avveniva all'interno dell'abitazione familiare e particolarmente incline alla rabbia. C'erano anche momenti in cui Ciro era normale, perfino affettuoso ma quando il suo sguardo s'adombrava era impossibile farlo ragionare. Questo ha riferito il terzogenito coinvolto nell'assassinio che da oggi starà presso un istituto di pena per minori in attesa di sviluppi su una vicenda più unica che rara. Il fratello più grande e sua madre, invece, hanno preferito non rispondere alle domande del gip e resteranno reclusi presso la casa circondariale di Fuorni, almeno per il momento. Non è escluso, però, che assieme all'avvocato Damiano Cantalupo, eletto difensore di fiducia il giorno prima degli arresti e a seguito del sequestro del registratore del sistema casalingo di video-sorveglianza, i due decidano di far richiesta di essere sentiti dal pubblico ministero in un secondo momento. La sensazione è che la vicenda e il contesto in cui è maturata sia ancora troppo fumoso per esporre i due indagati maggiorenni a un confronto con l'autorità giudiziaria. Ci sono numerose cose da chiarire, capire a chi si deve il piano per l'occultamento del cadavere e il tentativo di depistaggio messo in atto attraverso la presentazione della denuncia di scomparsa. La nota più dolente resta il piccino di soli 11 anni che ha assistito all'omicidio del padre ad opera del resto della famiglia. Non solo perché il fratello maggiore, militare al nord, cercherà il modo per chiederne l'affidamento ma anche perché il piccolo N. è il testimone chiave di questa brutta vicenda. Bisognerà capire se, quando e soprattutto in che modo sia l'accusa che la difesa potrebbero scegliere di ascoltarlo su quanto accaduto e su ciò che, invece, accadeva in casa Palmieri prima del tragico assassinio. 

«Siamo rimasti sconvolti - afferma la sorella di Monica Milite intervistata, ieri mattina, dall'emittente LiraTv - è successa una cosa bruttissima che non doveva succedere. Non giustifico mia sorella oppure i miei nipoti ma sono arrivati a tanto perché venivano da anni e anni di violenze. Lo sapevamo noi della famiglia e lo sapevano gli amici». Addolorata per l'accaduto e preoccupata, Milite spiega: «I miei nipoti erano esasperati, fin da piccoli vedevano in casa bisticci ma non come quelli di tutte le famiglie, erano liti che finivano a botte. Hanno sopportato fino a che hanno potuto e poi sono esplosi. Non li giustifico, quello che è successo non doveva accadere, non mi stancherò mai di dirlo». Sulla possibilità che la sorella lasciasse il marito ha concluso: «Dove doveva andare? Il marito ha sempre ribadito che l'avrebbe cercata e l'avrebbe ammazzata. È facile parlare e dire che se ne doveva andare ma questa cosa non era possibile, lui non le dava neanche il tempo di uscire di casa». 

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