Donna morta a Scafati davanti al pronto soccorso chiuso, la Regione Campania: «Investimenti rilevanti»

Dopo le accuse del sindaco Aliberti (medico di professione)

Una veduta esterna dell'ospedale Scarlato di Scafati
Una veduta esterna dell'ospedale Scarlato di Scafati
di Petronilla Carillo
Venerdì 20 Ottobre 2023, 06:00 - Ultimo agg. 18:24
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La morte a Scafati, a qualche centinaio di metri dall'ospedale di Scafati  e la chiusura da mesi del reparto di primo intervento del «Mauro Scarlato» è diventata una questione politica. Da un lato il direttore generale dell'Asl di Salerno, Gennaro Sosto, ha spiegato che nonostante i lavori di ristrutturazione del nosocomio siano stati completati, l'apertura del reparto è legata al rilascio delle certificazioni amministrative e delle autorizzazioni di agibilità ma anche subordinato al reperimento del personale sanitario. Ad un concorso per l'assunzione di 35 medici in tutta l'azienda sanitaria - ha ricordato Sosto - hanno risposto soltanto in 17 con evidenti problemi per dare risposte a tutte le necessità

Ma è una nota congiunta dei consiglieri regionali Franco Picarone e Luca Cascone, «fedelissimi» del presidente della Regione Vincenzo De Luca a puntualizzare tutta la vicenda ripercorrendo sia le varie fasi di vita recente del nosocomio, sia la vicenda della donna morta. Puntualizzazioni in evidente contrapposizione alle accuse fatte dal sindaco (e medico) di Scafati, Pasquale Aliberti, dopo la morte di una donna. 

«L'ospedale Mauro Scarlato - ricordano Picarone e Cascone - era stato chiuso durante la presidenza della Regione di Stefano Caldoro e attualmente, sia il piano ospedaliero condiviso con il ministero della Salute, sia l'atto aziendale per il Mauro Scarlato è previsto un pronto soccorso di base e non un punto di primo soccorso.

E nello specifico la Regione ha richiesto, per lo stesso ospedale, due strutture complesse, due semplici dipartimentali, più otto strutture semplici con ben 154 posti letto, con servizi come ortopedia e traumatologia, chirurgia generale, medicina generale, lungodegenza, pneumologia, reumatologia, anestesia e rianimazione e terapia intensiva, ed altro. Quindi - incalzano i due consiglieri regionali - la Regione ha riservato grande dignità al presidio di Scafati negli atti di programmazione». Ricordando anche che la signora ha avuto «un arresto cardiocircolatorio in auto all'altezza di un bar nei pressi dell'ospedale di Scafati dove è stata soccorsa (sempre in auto) dal medico del 118 giunto a bordo dell'ambulanza allertata con tempi di attesa effettivi di 11’37” i due consiglieri puntualizzano anche che «Scafati è stato l'hub principale in provincia di Salerno per la gestione del Covid, con ottime performance. Subito dopo questa fase il presidio si è incendiato. Questo evento imprevisto ne ha reso inagibile una parte rilevante. Pertanto sono stati finanziati subito dalla Regione lavori per l'adeguamento sismico per 4,5 milioni di euro per la cui rimodulazione è giunto anche il nulla-osta del ministero della Salute solo da pochi giorni. Inoltre sono stati richiesti per il completamento e le opere interne altri 11 milioni. Questa è la prova di come si intende lavorare per il nosocomio. Altro che chiusura».

Il giorno dopo il caso sollevato dal sindaco Aliberti, pochi i commenti politici. Sulla questione è intervenuto Ugo Cappellacci (Fi), presidente della Commissione Affari sociali della Camera, per il quale «questo è il momento del dolore e della vicinanza ai familiari della donna che ha perso la vita. Ma affinché non ci si fermi alle parole di circostanza, occorre andare al cuore delle questioni. Per questo motivo la Commissione ha già avviato un'azione conoscitiva sulla grave situazione dei pronto soccorso in Italia». 

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Prendono invece posizione gli addetti ai lavori. Per Mario Polichetti (Uil Fpl provinciale): «È essenziale che l'assistenza sanitaria di emergenza sia garantita alle persone che ne hanno bisogno, e speriamo che questa tragedia serva da catalizzatore per spingere le autorità a garantire una copertura sanitaria adeguata per Scafati e le zone circostanti. Nessuna comunità dovrebbe vivere con la paura di non poter ricevere assistenza medica immediata in caso di emergenza». Invita invece a scendere in piazza, Vincenzo Santonicola, presidente dell'Associazione Medica Società Scientifica Anardi: «Vergogniamoci tutti noi scafatesi. Interveniamo tutti con manifestazioni, con rimostranze che possano scuotere e detronizzare chi pensa che la vita umana sia solo un giocattolo da trastullo». 

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