Falsi diplomi per lavorare nelle scuole, ottenere supplenze o incarichi nella veste di personale amministrativo: in 494 affronteranno il processo dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup del tribunale di Vallo della Lucania, due giorni fa, al termine di una maxi udienza preliminare. In ragione dell’elevato numero degli imputati, è stato necessario celebrare le varie fasi dell’udienza Gup presso l’aula bunker del tribunale di Salerno. Sono gli stessi numeri dell’inchiesta a giustificare tale provvedimento: oltre 700 capi d’accusa, con un numero di imputati superiore alle 550 unità.
Il lavoro dei carabinieri partì dopo una segnalazione proveniente da un ufficio scolastico regionale, che evidenziò come alcuni docenti, per l’assunzione in ruolo nel 2018, avessero presentato titoli di studio datati o mai esibiti in alcuna procedura concorsuale. Furono circa 400 le firme false trovate su altrettanti diplomi, così come su pergamene che contenevano discrasie tra registri e titoli. A seguito di verifiche specifiche, nel mirino finì un istituto paritario di San Marco di Castellabate, dove sarebbero stati formati gran parte di quegli atti, in questo caso diplomi così come ulteriore certificazione per personale amministrativo, ad esempio, che serviva per ottenere un posto nelle scuole pubbliche.
Dinanzi al giudice monocratico compariranno 159 persone, mentre in composizione collegiale gli imputati sono 335. Questo perché le accuse sono diverse: dalla corruzione (27 episodi circa) al falso commesso da pubblico ufficiale, fino alla truffa aggravata e al solo tentativo. Centinaia furono le acquisizioni, in tutta Italia, di quei titoli di studio ritenuti sospetti. Collaboratori esterni e intermediari - stando alle accuse - avrebbero definito e promesso, ad esempio, il pagamento anche di 4000 euro per il rilascio di un falso diploma. Tuttavia, si pagavano anche dai 1000 ai 2500 euro in media per un determinato titolo.
Una 47enne di Pagani riuscì a ottenere, ad esempio, una supplenza in una scuola presentando un diploma falso, ottenendo l’incarico e percependo una retribuzione di circa 40mila euro. Successivamente, con gli stessi titoli ottenne incarico su posto di sostegno in un concorso straordinario, venendo assunta e conseguendo retribuzione per il periodo interessato, pari a 23.000 euro. Ancora, una donna residente nel Friuli ottenne un posto come bidella in una scuola, presentando due diplomi come requisiti. Diplomi che - secondo le accuse - non sarebbero stati però mai conseguiti. La stessa lavorò da novembre 2018 a giugno 2019, poi da settembre 2019 a giugno 2020, percependo lo stipendio che fu oggetto di sequestro. Agli investigatori spiegò di aver conseguito la qualifica professionale per operatore dei servizi di ristorazione e, in aggiunta, un secondo diploma. Lo stesso avvenne per una 45enne di Sarno, che riuscì a lavorare in un scuola in provincia di Varese, con un titolo falso, per almeno due anni. Altri imputati, invece, riuscivano ad ottenere supplenze, nel giro di due anni, anche in sei o sette istituti. Almeno 40 dei coinvolti risiedono nell’Agro nocerino sarnese, a seguire le province di Napoli, Benevento e Caserta, quindi molti comuni del Nord Italia.
Gli inquirenti quantificarono in almeno 7 milioni e mezzo di euro il danno per la pubblica amministrazione. I fatti sono racchiusi tra gli anni 2012 e 2017. Nello specifico, i titoli falsi riguardavano, in prevalenza, diplomi di grado preparatorio, diplomi di specializzazione polivalente e diplomi di qualifica professionale. Le date per l’inizio del dibattimento - sia in composizione monocratica che collegiale - saranno comunicate alle parti nei prossimi giorni. Alcuni di quelli iscritti tra gli indagati, invece, hanno visto la propria posizione stralciata da quelle principali, con procedimento trattato a parte.