Nocera Inferiore, morì per un aneurisma scambiato per mal di testa: assolti i medici che la ebbero in cura

Daniela Delli Priscoli non fu mai mandata a Salerno da Mercato San Severino per eseguire la tac che, nell'ospedale dell'irno, era rotta

Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale
di Petronilla Carillo
Venerdì 23 Febbraio 2024, 06:45 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 12:45
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C’era tensione ieri in aula a Nocera Inferiore in attesa della sentenza per la morte di Daniela Delli Priscoli, la giovane mamma morta per un aneurisma cerebrale scambiato per un banale mal di testa. Da un lato i parenti della vittima, che da otto anni attendevano risposte dalla giustizia; dall’altro i tre medici imputati che speravano nella giustizia. I giudici alle 19 di ieri hanno letto la sentenza: assoluzione per tutti. Bisognerà attendere le motivazioni per capire le ragioni e valutare, nel caso della parte civile, il ricorso in Appello. Il pm della procura aveva chiesto tre anni di reclusione per tutti. E anche ieri, come nel caso di molte udienze del dibattimento, ci sono stati momenti di grande commozione. Quando la donna morì aveva uin bimbo di soli sei mesi che ora, ad otto anni, è in grado di capire il dramma che ha colpito la sua famiglia. Nel collegio difensivo, gli avvocati Donatella Sica, Marco Senatore, Maio e per la parte civile l’avvocato Francesco Dustin Grancagnolo. L’autopsia autorizzata dalla procura nell’immediatezza dei fatti, evidenziò che Daniela, all’epoca 38enne, era morta per un aneurisma cerebrale. Aneurisma che, secondo la procura, non sarebbe stato individuato dai medici che dell’ospedale di Mercato San Severino, comune di residenza della Delli Priscoli, perché - come poi evidenziato nel corso dell'istruttoria dibattimentale, la tac era in manutenzione. La donna, però, non fu trasferita in un altro ospedale ma dimessa e mandata a casa. Secondo il perito di parte civile, il neurologo e medico legale Tito De Marinis, Daniela poteva essere salvata se le fossero stati fatti approfonditi esami. Anche secondo la perizia della procura, affidata al medico legale Giovanni Zotti, evidenziò che la tac avrebbe potuto salvare la donna. Era la mattinata del 5 dicembre del 2016 quando Daniela andò in ospedale a Mercato San Severino per una forte cefalea. I medici riscontrarono una grave ipertensione arteriosa, di massima gravità, e, nonostante al momento delle dimissioni, la donna fosse colta da un nuovo e fortissimo dolore, che secondo prassi doveva essere calmato con una terapia farmacologica, i medici omisero di ricoverarla e anche di effettuare una tac ed altre indagini. Ma non fu neanche disposto il suo trasferimento in un’altra struttura sanitaria.

La dimisero prescrivendole ulteriori approfondimenti diagnostici di natura ortopedica per i forti dolori al collo. Il giorno successivo il medico di famiglia della Delli Priscoli, invece, senza una adeguata diagnosi, le prescriveva soltanto un ansiolitico, ovvero un holter pressorio per la cefalea senza considerare una diagnosi di natura vascolare o neurologica. Infatti la donna aveva una emorragia cerebrale in corso. Tant’è che nel giro di pochi giorni dalle dimissioni è tornata nuovamente in ospedale, ma questa volta al San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona per non uscirne mai più viva.

Qui i medici non hanno potuto far altro che constatarne la morte cerebrale. Le sue ultime parole, nel corso della nottata, prima dell’ennesimo ricovero sono state al marito: «Portami in ospedale, non sto bene», poi in ambulanza ha perso i sensi.

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