Castellabate, la gang del finto nipote: la nonna dice sì e i pacchi diventano due, truffa da 3.500 euro

In Cilento tre truffe, due tentate ed una va a segno: donna derubata di 3.500 euro

Uno dei falsi corriere
Uno dei falsi corriere
di Petronilla Carillo
Martedì 17 Ottobre 2023, 06:20
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Era il 29 settembre del 2020 quando i carabinieri di Santa Maria di Castellabate, rispondendo ad una richiesta di aiuto giunta ai centralini da una donna anziana, trovano Salvatore Battista e Ciro della Monica Cercando all’interno di una Smart Fortwo, falsamente intestata ad una persona di Milano. In quella circostanza il gruppo aveva tirato troppo la corda: avevano chiesto prima 2mila euro, poi 5mila alla «zia» anziana la quale, per accondiscendere le richieste sarebbe stata disposta anche a consegnare loro degli oggetti in oro. «Consegna il pacco ma non te ne andare, provo a chiederle di poù» dicono al telefono i due con il «regista» della telefonata. Ma la signora non resta a casa, sale e scende dal palazzo, fa casino. E il piano salta. In quella circostanza i carabinieri cilentani denunciarono i due per tentata truffa. Ora quegli stessi individui risultano inseriti a pieno titolo nella gang napoletana che metteva a segno truffe ai danni di anziani con il metodo dei finti nipoti. Ma non è questo l’unico caso. In quella stessa giornata i due misero a segno un colpo, ma anche un erzo andò male. Le vittime tutte persone anziane. Nel Salernitano la gang aveva già agito, il 3 settembre (appena qualche settimana prima) avevano «visitato» e messo a segno un colpo ai danni di una nonnina di 94 anni di San Cipriano Picentino. Precedentemente, sempre con la tecnica collaudata del finto corriere, avevano agito anche a San Marzano sul Sarno. La vittima era una donna, aveva 79 anni. 
IL FRONTE CILENTANO
Il fascicolo aperto dai carabinieri di Santa Maria di Castellabate costituisce un capitolo a parte nelle carte dell’inchiesta che ha portato ieri allo scoperto i cinque componenti della gang che, stando a quanto scrive il gip del tribunale di Napoli, avevano una perfetta organizzazione per quanto riguarda le trasferte: un regista che lavorava al telefono, coordinando i trasfertisti e la vittima; quindi gli esecutori materiali. In pratica, tra falsi corrieri e finti nipoti gli anziani erano tenuti, in un modo o nell’altro, sempre al telefono per evitare che le persone finite nella loro rete protesero chiamar i parenti. 
La prima tentata truffa avviene in contrada Vallone a San Marco di Castellabate. La vittima è un uomo di 87 anni. Una voce maschile, presentandosi come il nipote Giuseppe gli chiedeva di provvedere al pagamento di 1.500 euro per far fronte ad un acquisto su internet. In quella circostanza, però, l’uomo riuscii a fare in giro di telefonate con il figlio e il nipote e portare alla luce il raggiro, senza così dare seguito alle richieste del truffatore. Il finto nipote, per giunta, gli chiese anche di fargli una ricarica sul cellulare ma l’uomo si rifiutò. Allora, per essere certo che avrebbe chiamato su quell’utenza, lo pregò di rassicurarlo quanto arrivava il pacco almeno con uno squillo. Il regista tenne tanto tempo l’uomo al telefono riuscendo a trattenerlo fingendosi anche corriere e chiedendo spiegazioni sul punto esatto dove si trovava. Ma, nonostante ciò, l’uomo riuscì a comunicare con il figlio che gli disse di non dare soldi a nessuno, neanche al nipote. Subito dopo la gang ci riprova a Santa Maria di Castellabate. La truffa questa volta va a buon fine, la vittima ha 66 anni. Stessa tecnica. A chiamare è il nipote Antonio e la cifra richiesta per il pagamento del pacco è la stessa: 1.500 euro. Somma che la donna consegnò al finto corriere , Poco dopo ricevette una seconda telefonata sempre dal finto nipote, questa volta la richiesta era di 2mila euro per un altro ordine. Anche questa seconda richiesta fu evasa dalla donna. Al rientro del marito la donna decide di aprire i pacchi e si rende conto della truffa. Era il periodo del Covid e la donna non era riuscita a vedere bene in volto il truffatore che indossava una mascherina. 

Nelle intercettazioni i componenti della gang in azione parlano di continuo, a ripetizione nel tentativo di confondere le vittime, usano a ripetizione il telefono spacciandosi per i nipoti, per il corriere, per la società di spedizione.

E al tempo stesso parlano tra di loro, preoccupandosi di avere i mezzi a disposizione per scappare nel caso «questo chiama le guardie».

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