L’ostello della gioventù di Salerno chiude:
contratto scaduto, non c’è la nuova gara

L’ostello della gioventù di Salerno chiude: contratto scaduto, non c’è la nuova gara
di Barbara Cangiano
Mercoledì 3 Novembre 2021, 06:45 - Ultimo agg. 08:41
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L’ostello della gioventù di via dei Canali chiude. Il 15 novembre la società Stargate srl che lo ha gestito dal giugno del 2003, dovrà consegnare le chiavi al Comune e abbandonare l’Ave Gratia Plena. Con amministratore e dipendenti, saranno costretti a fare le valigie anche un gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria provenienti da Colombia, Turchia, Libia e Argentina, insieme a diversi docenti del Conservatorio e dello stesso ateneo. La scadenza del contratto di comodato (nove anni più nove) è coincisa con il fallimento dell’Associazione italiana ostelli della gioventù, che a sua volta, tramite un fitto di ramo d’azienda, aveva scelto la Stargate per far decollare in città uno dei primi esperimenti di turismo sociale. 

Domenico Barone, amministratore della società, si era posto da tempo il problema, incontrando in diverse occasioni sia il sindaco Vincenzo Napoli che alcuni funzionari di Palazzo di Città, con l’obiettivo di ottenere un’assegnazione provvisoria, fino al 10 gennaio, nelle more di un nuovo bando di gara. Ma tra i problemi burocratici del Covid e i tentennamenti della politica legati, nell’ultimo periodo, all’inchiesta giudiziaria che pesa sull’amministrazione, la mediazione non è andata in porto. Anzi: «Con un atto d’imperio già la scorsa settimana il Comune voleva sgomberare i locali – racconta l’avvocato Gianluca Fusco che sta seguendo la vicenda per conto della Stargate – Ci siamo opposti perché non c’era nessun motivo valido per buttare in mezzo a una strada, dalla sera alla mattina, anche gli ospiti attualmente presenti nella struttura».

Ma il 15 novembre non ci sarà altra possibilità che fare i bagagli. 

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«Credo che sia una scelta sbagliata da molti punti di vista – dice Barone – Innanzitutto, privare la città di una struttura ricettiva in un periodo caldo come quello di Luci d’artista, non ha molto di sensato. Inoltre rischiamo veramente di fare una pessima figura a livello internazionale. Un’Università dell’Ohio aveva già acquistato i biglietti e prenotato per venire da noi. Il rettore ha scritto al console americano a Napoli per chiedere di intervenire e sbloccare la situazione. E un gruppo di studenti provenienti da quattro Paesi diversi, che avrebbero dovuto partecipare a uno scambio culturale con il liceo Da Procida, saranno costretti ad adattarsi a un’altra soluzione». Barone non nasconde l’amarezza: «Sono basito e mi tocca registrare la totale latitanza della politica, quando invece diciannove anni fa fu proprio la buona politica a gettare le basi per il primo esperimento cittadino di turismo sociale che ha dato ottimi frutti. Prima del Covid vantavamo una presenza media annua di ventimila visitatori provenienti da tutto il mondo. La loro permanenza a Salerno non era legata esclusivamente al turismo, ma anche al sociale, al volontariato, all’associazionismo, allo sport. Insomma abbiamo lavorato per creare una rete e fare in modo che l’ostello fosse aperto alla città. Siamo stati un presidio nel centro storico, anche sul fronte della sicurezza. E non ci siamo mai tirati indietro quando ci hanno chiesto ospitalità all’interno del chiostro, dove abbiamo accolto presentazioni di libri, mostre d’arte, spettacoli teatrali. L’Ave Gratia Plena è sempre stato un luogo vivace, popolato da tantissimi giovani, un crocevia di lingue, culture ed esperienze e sarebbe veramente un delitto vederlo morire nell’incuria, come accade per tante altre strutture cittadine ricche di storia». Il timore è che, in particolare in una situazione così elettrica, come quella che sta vivendo ora il Comune, i tempi per il bando possano essere lunghi, anzi lunghissimi, «lasciando l’ostello vuoto e senza manutenzione. Il che significa che chiunque si troverà a subentrarvi, dovrà comunque mettere in conto un notevole investimento economico prima di poter riaprire». Ma Stargate parteciperà? «Non lo so. Al momento mi sento di escluderlo, perché questa è una ferita che fa male. Mi sono sentito offeso per come siamo stati trattati, dopo anni di ottimi rapporti con tutti. Sarei curioso di sapere cosa ne pensano i commercianti e i ristoratori, che in più occasioni ci hanno ringraziato, perché è stato grazie a noi se, anche in momenti tendenzialmente morti per il terziario, hanno potuto respirare».

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