Salerno, espulsi per un difetto di comunicazione: il sindaco Napoli chiede di sapere cosa è successo

Il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli chiede di vederci chiaro sul caso dei migranti espulsi per un difetto di comunicazione

Manifestazione davanti alla Prefettura
Manifestazione davanti alla Prefettura
di Brigida Vicinanza
Giovedì 12 Ottobre 2023, 06:50 - Ultimo agg. 08:32
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Tanti hanno raggiunto amici e parenti, lasciando Salerno, altri (pochi) rimarranno in città in attesa di capire l’iter del ricorso per richiedere la protezione internazionale e per ri-avviare le pratiche “fraintese” lunedì. I 63 migranti espulsi e messi alla porta di via De’ Carrari e presi in carico (circa 44) dall’ufficio Migrantes e dalla Caritas (ma anche dalla buona volontà dei cittadini) sono quasi tutti partiti, dopo aver dormito nuovamente in stazione durante la serata di ieri.

Alcuni hanno voluto fare un biglietto per Roma, altri per altre zone di Italia, altri ancora hanno provato a comprare un cellulare per mettersi in contatto con i familiari e provare a raggiungerli mentre altri ancora hanno mantenuto il punto e si sono affidati completamente all’avvocato Franco Esposito dell’equipe regionale Caritas che seguirà per loro legalmente quanto ci sarà da fare per fare chiarezza ed allontanare il “difetto di comunicazione” che c’è stato durante le operazioni di identificazione e che ha portato il caso a scoppiare. 

Mentre da palazzo di città è il sindaco Vincenzo Napoli a promettere di «volerci vedere chiaro» e ad interessarsi della questione chiedendo un incontro in prefettura al neoprefetto Francesco Esposito, don Antonio Romano vicario della Caritas diocesana Salerno-Campagna-Acerno apre le braccia in segno di accoglienza e ieri mattina nei pressi del palazzo di Governo per sbrigare altre faccende, ha detto che proverà, in ogni caso, a fare di tutto per trovare un posto a chi lo richiederà con buone possibilità di riuscita ma che «è stato davvero soltanto un difetto di comunicazione, perché la macchina dell’accoglienza e soprattutto dopo gli sbarchi con tante persone come quest’ultimo non è facile da gestire.

Le forze dell’ordine fanno il proprio lavoro e bisogna darne atto del grande impegno e sforzo di tutti.

Non condanno nessuno in questo caso, adesso bisogna solo provare a capire come aiutare questi ragazzi che martedì sono stati tutta la giornata con noi e ciononostante sono rimasti comunque diffidenti, con la paura che li portassimo via. Con quello che hanno vissuto sulla propria pelle è normale, così come è normale che ci siano delle incomprensioni linguistiche». 

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E infatti ci sarebbe proprio il difetto di comunicazione alla base dell’espulsione di 63 dei 257 migranti arrivati lunedì mattina a bordo della Geo Barents al porto di Salerno e salvati dai Medici senza Frontiere. Gli uomini (egiziani, siriani e originari del Bangladesh) non erano già destinatari di decreti di espulsione ma il misunderstanding sarebbe avvenuto proprio durante le identificazioni che hanno fatto poi scattare la vera e propria emergenza nel dramma della solitudine e della mancata accoglienza. Dalla prefettura e dal prefetto Esposito c’è stata massima apertura e anche l’impegno ai rappresentanti del forum antirazzista (ricevuti proprio negli uffici del Palazzo) che ieri mattina sono scesi in piazza Amendola per difendere il diritto all’accoglienza dei migranti ed il modello Riace. «Invece di assumere il modello Riace come esempi di gestione della problematica immigrazione, quello Riace viene criminalizzato. Così facendo si peggiora tutto. Dissentiamo dall’approccio che sta mettendo in campo il Governo che è assolutamente disumano – ha dichiarato Baldassare Giuseppe della segreteria Cisl presente in piazza ieri – che deve essere completamente diverso. Tante esigenze e problematiche non possono essere gestire solo come problemi di ordine pubblico».

A ritornare nuovamente sul caso scoppiato a Salerno invece è stato Anselmo Botte: «La maggior parte dei migranti espulsi sono andati già via – ha sottolineato – ciò che è successo è una cosa grave. Probabilmente c’è stata una mancanza di chiarimenti, l’accoglienza se deve essere tale non può finire quando si scende dalla nave. Vorremmo capire cosa non è andato. Pare che ci siano state delle incomprensioni proprio nella traduzione dall’arabo all’italiano ma se ci sono non si fa un decreto di espulsione direttamente ma si aspetta e si cerca di capire».

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