Salerno, ospedali al collasso: l'Asl chiede aiuto ai medici di base che si ribellano

I medici di base di Salerno: non siamo filtri ma gestiamo i malati cronici ed i nostri studi, se la sanità crolla è colpa della politica

Il pronto soccorso del Ruggi
Il pronto soccorso del Ruggi
di Sabino Russo
Giovedì 4 Gennaio 2024, 19:18 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 06:35
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Reparti d’emergenza dei nosocomi salernitani sotto pressione a causa dell’aumento degli accessi per malattie respiratorie. L’Asl chiede, così, l’aiuto dei medici di famiglia, per limitare i ricoveri evitabili. I camici bianchi, dal canto, chiariscono però di «non essere i filtri degli ospedali, come erroneamente si crede», ma di essere «deputati alla presa in carica delle patologie croniche», e invitano l’azienda sanitaria a chiedere risposte alla politica, «che non ha investito nella sanità pubblica». Il Ruggi, nel frattempo, aumenta il numero di barelle in pronto soccorso. 
LE PATOLOGIE
I virus influenzali di stagione sono responsabili della maggior parte dei ricoveri. In particolare, il virus H3N2, che è particolarmente aggressivo, sta circolando in modo massiccio. Il Covid-19, invece, sta lasciando spazio a questa nuova ondata influenzale. Nell’ultima settimana, infatti, si è registrato un calo dei contagi per Covid-19 in provincia. La situazione è preoccupante anche per il personale sanitario, che è già sotto pressione da due anni a causa della pandemia. Le autorità sanitarie raccomandano a tutti i cittadini di vaccinarsi contro l’influenza, sia per proteggersi dalla malattia che per ridurre il rischio di sovraffollamento dei pronto soccorso. 
LA POLEMICA
Proprio per limitare i ricoveri evitabili, l’Asl di Salerno chiede l’aiuto ai medici di base, i cui ambulatori sono anch’essi presi d’assedio in questi giorni. «Il fatto che l’Asl chieda aiuto a noi è sbagliato – tuona Elio Giusto, segretario della federazione dei medici di medicina generale di Salerno – perché dovrebbe farlo con la politica, che dovrebbe gestire in modo appropriato la sanità. È chiaro che la colpa non è del medico di famiglia, ma della politica che non ha investito nella sanità pubblica. Sicuramente, noi siamo oberati di lavoro e dalla burocrazia. C’è poi un problema di educazione della popolazione, che da noi e dagli ospedali pretende tutto e subito. Semmai, minaccia pure per avere rassicurazioni in merito a patologie transitorie. Per questo motivo, i nostri ambulatori e i pronto soccorso sono pieni». Negli ultimi anni, i pazienti accedono ai pronto soccorso in maniera maggiore anche perché eseguire visite ed esami strumentali in tempi brevi, senza ricorrere al privato, è diventato sempre più difficile e spesso prevale la paura per una condizione clinica magari non realmente urgente, ma percepita come tale. «Vorrei chiarire una volta e per tutte che noi medici di medicina generale non siamo i filtri degli ospedali, come erroneamente si crede – continua Giusto – Noi siamo quelli che gestiscono la cronicità e la prevengono, con la medicina d’iniziativa. Rispetto al passato, abbiamo oggi anche tanti pazienti oncologici. La burocrazia da gestire, poi, ci toglie tanto tempo. Le fatidiche 3 ore, di cui si legge, sono una utopia, perché lo studio dura almeno 5-6 ore. Senza contare le visite domiciliari. Sulle liste d’attesa, poi, se un medico ravvede la necessità di fare degli esami e la struttura erogante chiede 4-5 mesi di attesa, è normale che il paziente si reca in pronto soccorso. Anche in questo caso la politica dovrebbe dare delle risposte immediate». 
I SINTOMI
Tra i sintomi che tanti stanno sperimentando c’è un po’ di tutto: febbre, malessere generale, mal di testa, mal di gola, tosse che può essere anche secca e dolorosa nel petto, pure la nausea o il reflusso gastroesofageo talvolta. Come spiegato dagli esperti, dopo la pandemia il clou dell’influenza sembra essere stato anticipato a fine dicembre, invece che tra gennaio, febbraio e marzo. E dopo gli anni di chiusura quest’anno le sindromi influenzali paiono intenzionate, purtroppo, a prendersi la rivincita.

Grande attenzione anche il virus respiratorio sincinziale, che può causare problemi respiratori, specialmente nei bambini piccoli e nei neonati.

Provoca sintomi simili al raffreddore, come tosse, naso che cola e febbre. Nei casi più gravi, può portare a infezioni polmonari e difficoltà respiratorie. Si stima che al momento si conti la parte più alta del picco epidemico, che dovrebbe finire intorno a febbraio.

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