Pina De Luca, l'università saluta la docente di Estetica

Pina De Luca: la festa in ateneo
Pina De Luca: la festa in ateneo
di Barbara Landi
Domenica 27 Novembre 2022, 12:25
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«Le università e i luoghi di ricerca non sono più l’assoluto. Gli spazi si sono dilatati e bisogna saper istituire una fluidità. Il nostro compito è pensare l’impossibile, ciò che non è ancora, ma sarà. Quei “futuri remoti”, come diceva Nietzsche, che non abbiamo pensato. Il pensiero ha bisogno di parole nuove». È una lectio magistralis estremamente sofisticata e visionaria, quella di Pina De Luca, ordinario di Estetica all’università degli Studi di Salerno, a conclusione della giornata di studi a lei dedicata per la conclusione della sua attività didattica. Interventi densi, di amici più che colleghi, che si concentrano sui progetti di ricerca realizzati insieme, in quella “fertile traiettoria in cui si incrociano idee”.

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“Una festa del pensiero e dell’amicizia” per omaggiare le qualità di pensatrice fine e acuta, capace di penetrare il pensiero di un autore e andare alla radice delle cose e del sentire più profondo. “Insieme Eros e Sapere”, sottolineano i relatori, nell’evidenziare la passione della prof che ha saputo ispirare generazioni di giovani, capace di tracciare una direttrice nuova nella ricerca in estetica, coniugandola all’arte e al teatro.

Figura simbolo anche del polo del Contemporaneo in ateneo. E così, privato e pubblico si incrociano nell’esperienza di ricerca di Pina De Luca, nei suoi molteplici interessi, da Rilke alla scena teatrale, all'estetica della performance, in un connubio con le nuove tecnologie e i linguaggi sonori, di senso o dell'immagine. È proprio al “digitale in rapporto alla poesia” che dedica la sua lectio, con ampie digressioni all’attualità, all’immigrazione, alla crisi della democrazia e al confronto con l’alterità.

«L’università non è solo un luogo di difficili rapporti o di controversie, ma uno spazio in cui si impara a pensare e vivere insieme», afferma Pina De Luca nell’evidenziare il senso di orgogliosa appartenenza alla comunità accademica. In suo onore, anche l’artwork che domina la brochure della giornata, ispirata alla sua immagine iconica, che diventa Illustrazione che mescola lo stile pop art di Andy Wharol con le forme e le linee di Modigliani, associandola ad un tratto più cartoon. Quasi una sorta di Marilyn Monroe contemporanea, creata da Bismarg, giovane studente del Davimus, su richiesta della prof Sara Matetich.  «La professoressa interrompe la sua attività didattica, ma non scientifica. Una studiosa appassionata, tenace, entusiasta – commenta Francesco Vitale, ordinario di Estetica e coordinatore della giornata voluta dal direttore del Dipartimento Luca Cerchiai -  Io e Pina ci muoviamo su due prospettive diverse, da lei ho appreso l’impegno per la crescita della cattedra e il rapporto straordinario con gli studenti”. È una riflessione acuta e densa su un io multiplo “che sa vivere nella pluralità delle sue anime”, quello di Pina De Luca. «Lo spazio in cui viviamo è stato terremotato dalla rivoluzione digitale. Concetti, parole, metodi che erano propri della tradizione del nostro pensiero sono stati messi a rischio. Appaiono come strumenti inadeguati. Il nostro compito oggi è pensare l’impossibile, ciò che non è ancora, ma sarà, i futuri remoti di Nietzsche. Interdisciplinarietà quindi – prosegue la De Luca - ho sempre pensato in questa direzione, ma bisogna fare un ulteriore passo e immaginare il rapporto tra linguaggio e saperi nel segno del “nulla in comune”, per citare Foucault. Non la ricerca di un noi, di un unico che rassoda e amalgama, ma pensare nel senso della tensione tra linguaggi e saperi. Pensare in termine di opposizione e di “essere con”. Pensare la paradossalità. Sapere e linguaggi eterocliti che entrano in tensione tra di loro, dal nulla a imprevedibili raffigurazione di senso: solo così è possibile comprendere il nostro tempo». Filosofia e Poesia come strumento per pensare dentro il digitale. «Poesia significa svincolarsi: è un oltre, è l’infinito possibile del qui. Il pensiero digitale consiste nello spericolarsi, in questo sporgersi verso qualcosa che non è definito, che sfugge da tutte le parti. Il virtuale diventa l’infinita mente possibile di questo tempo. Io sento la continuità tra poesia e digitale. Non ci sono confini invalicabili».

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