Violenza contro il ragazzo, quando il bullo diventa «grande»

Violenza contro il ragazzo, quando il bullo diventa «grande»
di Claudio Grattacaso
Venerdì 10 Ottobre 2014, 10:59 - Ultimo agg. 11:00
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Quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo? Ci sono storie così marce e inquietanti che è difficile stabilirne l’aspetto peggiore. Un ragazzino di 14 anni viene preso in giro da tre di 24. Qualcuno dirà: vabbè, ci può stare, niente di male, cose che succedono. Il ragazzino viene irriso perché è grasso. E il destino dei grassi, come quello dei troppo magri, dei troppo alti o troppo bassi, dei nasi adunchi, delle orecchie a sventola, di quelli a cui la natura ha marchiato il corpo o la mente con una diversità, è di essere derisi. Non ci si può ribellare alla genetica e alle conseguenze che si tira dietro. Un gioco da ragazzi, li giustificano i genitori. Una pistola ad aria compressa non è una pistola come quelle che si vedono in tv, che ti perforano la pancia, ti stendono secco, ti ammazzano in un amen. Un pistola ad aria spara aria, e l’aria non ha mai fatto male a nessuno. Uno dei ragazzi armeggia col compressore, gli altri guardano. Ridacchiano, forse incitano, fanno il tifo, dicono al più piccolo di difendersi, di reagire, di fare l’uomo. Poi arriva l’incomodo, si presenta: buongiorno, sono la tragedia, mi avete chiamato? E si sistema tra loro, l’ombra che fino a un momento prima aleggiava sulle loro vite sfiorandole, ne prende pieno possesso. Il proprietario dell’autolavaggio (dove si trovava e cosa faceva al momento dell’accaduto?) si sarebbe lamentato della pubblicità negativa che riceverà il suo esercizio commerciale da questo avvenimento.



Quante orecchie deve avere un uomo prima che possa ascoltare la gente piangere? Ci sono storie così marce e inquietanti da avere troppi colpevoli. Da avere colpevoli che rimandano ad altri colpevoli. Omertà, ignoranza, inciviltà sono parole che non significano niente fino a quando un bullo non si balocca con una pistola ad aria compressa. E poi ci sono le solite domande inutili.

Perché un ventiquattrenne valuta normale e assolutamente accettabile dal suo gruppo e da eventuali altri spettatori farsi beffe di un ragazzino molto più piccolo di lui? Perché lui e i suoi compari considerano una giustificabile attività ludica piazzare una pistola ad aria compressa nelle budella di un quattordicenne un po’ grassoccio? Perché ci sono idioti che hanno bisogno di persone indifese per sentirsi potenti? Perché nessuno è intervenuto? Dove si è andata a seppellire quella strana cosa che chiamiamo coscienza e che dovrebbe farci trasalire e imbestialire quando vediamo che la linea di demarcazione tra la ragionevolezza e il crimine è ampiamente oltrepassata? Di che materia è fatto il cervello di genitori che assolvono a tutti i costi certi comportamenti aberranti dei loro figli facendoli passare per bravate? Qual è il grado massimo di bestialità raggiungibile da un essere umano?

La risposta, amico, soffia nel vento.
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