Sarno, giro di spaccio scoperto dopo la denuncia di una madre: processo da rifare per un pusher

Gli spacciatori utilizzavano un linguaggio criptico: così la droga diventava «mozzarella» o «caffè»

Processo da rifare per un pusher
Processo da rifare per un pusher
di Nicola Sorrentino
Sabato 3 Dicembre 2022, 14:24
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Dovrà essere nuovamente celebrato il processo a carico di un uomo di Sarno, finito in un blitz antidroga scoperto grazie alla denuncia della madre di uno degli assuntori di stupefacenti. Per il 39enne, già condannato a sei anni in Corte d'appello, la Cassazione ha disposto la rinnovazione del giudizio. I giudici hanno accolto il ricorso della difesa, che lamentava una pena eccessiva poiché il Tribunale non aveva tenuto conto di una serie di diminuzioni della pena per i riti scelti nel primo grado di giudizio, come l’abbreviato.

«All'accoglimento del ricorso segue l'annullamento del provvedimento impugnato con rinvio alla medesima Corte d'appello, diversamente composta, per nuovo esame, in ossequio al principio di diritto affermato», si legge nelle motivazioni. 

Il gruppo con dentro il 39enne fu smantellato dai carabinieri di Sarno, che individuarono una serie di persone che spacciavano senza farsi concorrenza, rifornendosi nell’area vesuviana e poi smistando il tutto sul territorio sarnese.

Fu la mamma di uno degli assuntori a contribuire alle indagini. La donna riferì informazioni ai carabinieri sulla persona che riforniva di droga il figlio. Da lì, gli investigatori aprirono uno squarcio sui sei gruppi impegnati a maneggiare cocaina. Tra di loro non vi era concorrenza: se la droga non era nelle disponibilità del primo, subentrava il secondo.

Lo spaccio avveniva presso ogni luogo, non solo dalle case di alcuni degli imputati (due erano ai domiciliari ma ricevevano puntualmente i loro acquirenti) ma anche presso una villa. Per comunicare tra loro, il linguaggio utilizzato era criptico, per evitare i controlli delle forze dell’ordine. Così la droga diventava «mozzarella» o «caffè».

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