Truffati per la casa popolare a Cava de' Tirreni, 47enne condannato

Dei 73mila euro l'uomo ne aveva già restituiti 5000, per poi rendersi disponibile ad un piano di riparto per restituire il resto delle somme che, ha spiegato, non voleva trattenere per se

Il Tribunale di Nocera Inferiore
Il Tribunale di Nocera Inferiore
di Nicola Sorrentino
Martedì 6 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 10:55
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Truffa sull'acquisto di una casa popolare, famiglia raggirata per 73mila euro. Era questa l'accusa mossa ad un 47enne, condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione. I fatti - compresi tra fine 2022 e inizio 2023 - si consumarono a Cava de' Tirreni. La sentenza è stata emessa dal Gup, che ha riqualificato una serie di reati, giudicando colpevole l'imputato anche per sostituzione di persona e false dichiarazioni sull'identità. Il giudice ha disposto la confisca della somma di denaro, che andrà ricercata su conti correnti o altri rapporti finanziari nelle sue disponibilità. L'imputato era difeso dal legale Giovanna Ventre mentre la parte offesa rappresentata dall'avvocato Mario Secondino. Le motivazioni della condanna tra 90 giorni.

L'uomo aveva già restituito 5000 euro, per poi rendersi disponibile ad un piano di riparto per restituire il resto delle somme che, ha spiegato, non voleva trattenere per sè. Secondo la ricostruzione della Procura, grazie agli elementi confluiti nella denuncia della famiglia cavese, l'imputato avrebbe promesso di curare la partecipazione alla procedura di vendita di un alloggio, ex Ipab, di proprietà del Comune di Cava. L'uomo, accreditandosi come avvocato, si rapportò con una 68enne, realmente interessata a quell'immobile. Riuscendo a indurla ad emettere assegni circolari, per un totale di 52mila euro, aventi come beneficiario il Comune, con l'obiettivo di saldare il corrispettivo occorrente all'acquisto della casa. A questo sarebbero seguiti ulteriori bonifici bancari, questa volta con il nome dell'imputato quale beneficiario, per fornirgli la provvista occorrente all'acquisto.

L'imputato mostrò alla vittima anche le matrici di tre vaglia postali in favore del Comune di Cava, mentre il quarto in favore di un altro soggetto, per «accreditare l'effettiva destinazione delle somme già ricevute all'espletamento del mandato» ma con «successivo occulto annullamento dei titoli così richiesti», i cui importi furono quindi rimborsati dal 47enne. In realtà, la donna non sapeva che il Comune aveva rigettato la proposta dell'imputato, in quanto incompatibile con il prezzo a base d'asta - pari a circa 260mila euro - e con il regolamento stesso del comune, in materia di alienazioni immobiliari. Ancora, il 47enne rispondeva di aver inscenato un finto atto di compravendita presso l'Ufficio anagrafe, alla presenza di un «sedicente notaio».

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Quando la vittima comprese che non vi era alcuna aggiudica in suo favore, l'uomo inscenò degli incontri anche con un sedicente architetto dell'ente, mai esistito, nel corso dei quali spiegò che il Comune aveva accettato una nuova proposta. Da qui la truffa - consumata secondo il Gup - a danno della donna, sulla natura e serietà dell'attività espletata, oltre che sull'acquisto dell'immobile. Al 47enne è stata revocata la misura cautelare applicata a maggio scorso.

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