La percentuale è inferiore per il gene BRCA2 (17%). Se ne è parlato al ministero della Salute nel corso della presentazione del Quaderno informativo voluto dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e realizzato con il supporto non condizionato di Clovis Oncology per sensibilizzare i cittadini sulla malattia e sull'importanza di accedere al test. «Ancora oggi non tutte le pazienti che dovrebbero essere sottoposte al test BRCA lo eseguono. Inoltre, in Italia, il regime di rimborsabilità per questo esame varia nelle diverse regioni, con la conseguenza che viene effettuato solo nel 65,2% delle donne che ricevono la diagnosi» ha detto Fabrizio Nicolis, Presidente della Fondazione AIOM.
Oncologi e pazienti in conferenza stampa hanno chiesto alle Istituzioni di uniformare le modalità di accesso al test BRCA sul territorio nazionale. «Serve più impegno nel migliorare le strategie di prevenzione di una neoplasia che nel 2018 ha causato in Italia 5.200 nuovi casi, l'80% dei quali individuati in fase avanzata», ha affermato Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar.
«Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario - ha aggiunto - cioè causato da specifiche mutazioni genetiche». «Una mutazione di BRCA1 e BRCA2 - ha detto ancora Gori - ereditata dalla madre o dal padre, determina una predisposizione a sviluppare il tumore più frequentemente rispetto alla popolazione generale. L'informazione sull'eventuale presenza della mutazione BRCA va acquisita al momento della diagnosi, perché può contribuire alla definizione di un corretto percorso di cura. E, nei familiari che presentano la mutazione, devono essere avviati programmi di sorveglianza intensiva che spaziano dai controlli semestrali fino all'asportazione chirurgica delle tube e delle ovaie».