Mauro Sasso, vicepresidente: “L’emergenza Covid e l’impegno del Fondo ad assicurare l’ammortizzatore sociale ha fatto avvicinare aziende che, soprattutto nelle aree meridionali ma anche in taluni contesti di lavoro al nord, sono restate fuori dal sistema di protezione fornito da questo strumento della bilateralità. 57.000 aziende sono state accolte e incluse, ai loro 167.000 dipendenti è stata assicurata protezione e sostegno al reddito (ci sarà tempo, da gennaio in poi e con comode rate, a regolarizzare la posizione).” Dove trovare questo mezzo miliardo (e gli altri 260 milioni che il Fondo ha anticipato, di proprie risorse, perché la macchina potesse cominciare a girare)? Già nell’incontro con la Ministra Catalfo di giovedì scorso è stata presa in considerazione la possibilità di pescare nella specifica riserva di 2,7 miliardi prevista nel Decreto o di trovare una prima, parziale risposta nelle pieghe del bilancio del Ministero.
Ma occorre anche guardare oltre, secondo Bruni: “Tutte le forze sociali del Comparto (Confartigianato, CNA, Casartigiani, Claai sul versante datoriale e Cgil, Cisl e Uil sulla sponda sindacale) convengono che servono non solo nuove risorse fresche per pagare del tutto la cassa integrazione già fruita o in utilizzo ora, ma occorrono anche altre settimane di ammortizzatore sociale perché molti artigiani (e certamente non solo loro, per carità) non sono ancora nelle condizioni di riprendere appieno l’attività lavorativa, anche queste ben finanziate fin dall’inizio.”