«Avvicinatevi signore e signori, ecco il nuovo modello di Barbie, Barbie operaia. Facilmente manipolabile e sfruttabile a piacimento, è in grado di lavorare 13 ore al giorno per appena dodici centesimi di euro a bambola», spiegava l'imbonitore.
Sulla scatola rosa di due metri di altezza che conteneva la bambola, e dove la marca era stata ribattezzata 'Mattèè, erano applicati adesivi che mettevano in luce le virtù della bambola: «salario misero, massimo rendimento, funziona senza protezioni sociali».
«L'obiettivo è quello di sensibilizzare il maggior numero di persone possibile e fare pressione sulla Mattel», ha spiegato Benjamin Lemesle, di Peuples Solidaires, citato da 'Le Figaro.fr'.
La Barbie operaia, gli ha fatto eco Kevin Slaton, responsabile della Ong China Labour Watch, rappresenta la privazione del diritto degli operai cinesi ad esprimersi sulle loro condizioni di lavoro.
Non hanno rappresentanti sindacali, nessuno con cui lamentarsi. Ma essendo poveri e proveniendo da zone rurali non hanno veramente la possibilità di scelta. Crediamo che Mattel e le fabbriche che fanno lavorare quegli operai traggano profitto da questa situazione di sfruttamento».