L'uomo sulla Luna, intervista alla ricercatrice napoletana Francesca Esposito: «Un laboratorio per arrivare su Marte»

L'intervista a Francesca Esposito, ricercatrice dell'Istituto nazionale di astrofisica

Destinazione Luna: il programma Artemis della Nasa
Destinazione Luna: il programma Artemis della Nasa
di Maria Pirro
Martedì 15 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:15
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«Lo sbarco sulla Luna? Non l'ho visto in diretta: 53 anni fa, il 21 luglio alle 3,56 (ora italiana), non ero ancora nata» sorride Francesca Esposito, figlia della generazione di ritorno. La ricercatrice dell'Istituto nazionale di astrofisica è inserita nei più importanti progetti scientifici. 

Alla conquista dello spazio. Da dove si riparte?
«La Luna oramai è la prossima frontiera, una tappa decisiva per consentire la presenza degli esseri umani anche su altri pianeti: serve un passaggio intermedio. Secondo tutti gli esperti, va fatto lì».

Ossia?
«Quel satellite è destinato a diventare un grande laboratorio per colmare il divario tecnologico necessario, ad esempio, ad arrivare su Marte. Creando basi spaziali e imparando a usare le risorse locali per estrarre l'acqua e creare propellente oppure per produrre materiale da costruzione, si possono aumentare i tempi di permanenza in ambienti ostili e la sopravvivenza lontano dalla Terra. Immaginando in futuro ulteriori spazi abitabili».

Questa la sfida.
«Studiare la Luna è fondamentale anche per comprendere l'origine della Terra e l'evoluzione di altri pianeti tra cui Mercurio, Venere e Marte. E il corpo celeste rappresenta un osservatorio privilegiato sull'universo. Ma la sfida oggi riguarda pure il mondo della tecnologia, dell'industria e dei servizi come le telecomunicazioni: l'interesse non è più circoscritto agli scienziati, alle agenzie spaziali e ai governi, è forte tra i privati».

In che modo la comunità scientifica italiana partecipa a questa corsa?
«Nel White paper, che sto pubblicando in qualità di responsabile della divisione di Planetologia e della divisione esplorazione del Sistema solare dell'Istituto nazionale di astrofisica, coinvolgendo altri istituti di ricerca  e università, sono indicate tutte le possibilità di fare un passo avanti nella progettazione di strumentazione di nuova generazione a guida italiana per lo studio della Luna, l'osservazione dell'universo dalla Luna e l'utilizzo della Luna stessa come laboratorio per esperimenti di scienza della vita. Il ministero dell'Università e della ricerca da poco ha approvato il progetto proposto nell'ambito del Pnrr, che punta sviluppare l'antenna Srt già esistente per la radioastronomia affinché sia usata come deep space network per comunicare nel sistema solare. e realizzare una piattaforma di interfaccia con un lander lunare su cui va installata parte della strumentazione italiana innovativa da realizzare durante il progetto».

Scadenze già fissate?
«Trenta mesi per elaborare i modelli di laboratorio; tre anni ulteriori per lanciarli nello spazio».

Fino a poco tempo fa, lei ha seguito anche la missione su Marte. Poi la guerra in Ucraina l'ha costretta a interrompere i contatti.
«Resto in ottimi rapporti con i colleghi, ma la collaborazione con loro da parte dell'Esa, l'agenzia spaziale europea, è stata cancellata».

Con lo scontro bellico, ritiene siano riprese anche le rivalità tra Est e Ovest?
«Purtroppo sì, è chiaro un rafforzamento dell'asse Russia-Cina».

Ma l'Italia è stato il principale sostenitore della missione su Marte sospesa a causa del conflitto. Ora deve rassegnarsi?
«Sì, un terzo del programma, dal costo complessivo di circa 1,35 miliardi di euro, è stato finanziato dal nostro paese, ma è possibile che possa riprendere. Con una nuova revisione della missione che non contempli più la collaborazione con la Russia, riprogettando il lander e tutte le parti oggi mancanti, perché di loro competenza. Entro l'anno è previsto che il piano sia sottoposto all'approvazione da parte dei paesi membri dell'Esa».

Peraltro, strumenti innovativi della missione come il sensore MicroMed sono stati ideati proprio a Napoli.
«Sì, per analizzare le tempeste di polvere, uno dei fenomeni più attivi sul pianeta, e potenzialmente pericolosi, in vista dell'esplorazione umana».

Cosa l'ha spinta ad appassionarsi all'astronomia, se non lo sbarco sulla Luna?
«Lo studio dei pianeti e le missioni già in corso proprio su Marte e su Venere durante la mia giovinezza».

Tutte missioni senza astronauti.
«Difatti, oggi mi entusiasma l'idea di un ritorno degli esseri umani sulla Luna e anche la prospettiva di mettere piede su Marte: i due progetti procedono insieme. L'esplorazione spaziale sta vivendo una nuova golden age, una entusiasmante età dell'oro». 

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