Divina Loren: «Recitare in napoletano mi viene naturale»

Sophia Loren con il figlio Edoardo Ponti a Cannes
Sophia Loren con il figlio Edoardo Ponti a Cannes
di Titta Fiore Inviato Cannes
Mercoledì 21 Maggio 2014, 15:04 - Ultimo agg. 15:14
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Un’emozione dietro l’altra, questo ritorno a Cannes. I ricordi che si affastellano, gli impegni che premono. La gigantografia di Mastroianni sulla facciata del Palazzo del cinema - Marcello, il collega, il fratello, l’amico di una vita - l’applauso dei registi in gara che l’ha commossa fino alle lacrime, la standing ovation in sala, ieri sera, per la proiezione del suo nuovo film, «Voce umana», e di un capolavoro di cinquant’anni fa, «Matrimonio all’italiana», restituito dal restauro della Cineteca di Bologna all’antico splendore.



Sophia Loren, la divina Sophia, che porta con eleganza sapiente quel nome da star ma torna all’improvviso la scugnizza Sofia quando dice scaramantica, prima che si spengano le luci in sala, «facimme ’e corna», è tornata sulla Croisette da regina. Suo figlio Edoardo Ponti l’ha diretta in un corto di venticinque minuti tratto da «La voix humaine» di Cocteau, un testo leggendario, e racconta che per la prima volta la Loren ha provato a lungo come per una pièce teatrale invece di puntare sull’istinto da attrice di razza, «così da scoprire poco a poco l’itinerario emotivo del personaggio, diviso tra la speranza di riconquistare l’amato e la disperazione di averlo perduto per sempre».



Si avvicina Enrico Lo Verso: è lui nel film il fedifrago che vediamo solo di spalle, continuamente evocato nei flash-back di una stagione felice, nelle telefonate strazianti. «Ecco l’uomo della mia vita» dice la diva con un sorriso.



Nel bel testo tradotto da Erri De Luca lo chiama «cheri», e però gli parla in napoletano, gli dice: «sienteme, ammore mio, esisteva solo ’mbraccio a te ’a pace mia», accarezza i suoi sigari per sentirne il profumo, svuota come una furia l’armadio dei suoi vestiti, sopraffatta dal dolore, sapendo che lui non tornerà. Che la parmigiana di melanzane cucinata come un pegno d’amore resterà sulla tavola imbandita, intatta.



In passerella Sophia manda baci vestita di pizzo chiaro, per tutto il film (martedì in anteprima a Napoli e in futuro trasmesso dalla Rai) indossa una camicia da notte e uno scialle, proprio come nelle prime scene di «Matrimonio all’italiana», quando Filumena rivela a Dummì di averlo sposato con l’inganno. Come se tra le due opere, ambientate peraltro negli stessi anni Cinquanta, corresse un sottile, misterioso legame.



Signora Loren, perché ha voluto il testo tradotto in napoletano?



«Mi ha aiutato ad affrontare il ruolo con più energia, mi viene naturale parlare in dialetto e a casa lo faccio sempre, devono impararlo anche i miei figli».



Nel film dà una grande prova d’attrice



«È un personaggio magnifico che sognavo d’interpretare da tempo. Quando lessi “La voce umana” ero molto giovane, capivo che dovevano passare un po’ di anni prima di affrontarlo. Sei o sette mesi fa mi sono decisa ed è cominciata l’avventura».



Ha raccontato di essere stata colpita dalla versione di Anna Magnani



«Beh, quando la vedevi recitare ti veniva voglia di fare questo mestiere. La Magnani era la Magnani, bella, sensibile, intelligente e piena di coraggio. Ma “La voce umana” ha affascinato anche Ingrid Bergman e Ingrid Thulin... Se un’attrice vuole cimentarsi con se stessa sceglie quel testo. Perché tocca il cuore delle donne, io non ho potuto farne a meno. Una sfida complessa, lo so, ma le difficoltà non mi dispiacciono».



Essere diretta da suo figlio Edoardo, che effetto le fa?



«Cosa posso dire, è un regista meraviglioso, attento, che ama scegliere strade difficili».



E questa lo è



«Difficilissima, per lui e per me. Un monologo di venticinque minuti è una prova da far tremare le vene e i polsi. Ma era importante anche la sceneggiatura, e scegliere i posti giusti per girare a Napoli, nelle stradine dietro piazza del Plebiscito... Tutto è stato preparato con grande cura».



Tornare al festival che cosa rappresenta per lei?



«Cannes mi emoziona sempre. Le stesse sensazioni della prima volta. Il red carpet, le anteprime, la folla... Un’atmosfera particolare, è bello esserci».



Che ricordi ha di «Matrimonio all’italiana»?



«Tutto, ricordo tutti i dettagli dei miei film. La scena della “Ciociara” in cui tiro il sasso contro gli americani, per esempio: rivedo Vittorio De Sica farsi piccolo piccolo con la cinepresa dietro una montagnola per la tensione... Mentre li giri, sai che non dimenticherai mai quei momenti».



Il manifesto del festival è dedicato a Mastroianni



«Marcello, che meraviglia, c’è anche lui, a Cannes. Abbiamo lavorato insieme per vent’anni, una vita. Sul set, quando eravamo stanchi, si metteva a raccontare barzellette. Era un uomo speciale, pieno di fascino e di humour».



Alla sua masterclass ci sarà il pienone. Che cosa dirà?



«Spero di non dover raccontare la storia del cinema dai fratelli Lumière, mi faranno delle domande... mi arrangerò, come sempre».



Lei è un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo: come si convive con il proprio mito?



«Bene, perché non mi sono mai considerata un mito».



Il cinema italiano le piace?



«Il film di Paolo Sorrentino mi è piaciuto davvero molto, sono stata felice per l’Oscar. Si deve ricominciare. Siamo bravi, siamo belli, quel successo avrà effetti positivi».



Come vede l’Italia di oggi?



«È un bellissimo Paese, speriamo che tutto vada bene, la crisi non è solo nostra, tutto il mondo soffre. Ma non voglio parlare di politica, non saprei. Non voto nemmeno».



A settembre compirà 80 anni...



«Che ci posso fare, gli anni passano per tutti. Ho avuto una vita piena, sono felice e piena di energia, con tanta voglia di fare».



Come li festeggerà?



«Di solito non festeggio, ma questa volta faremo una bella riunione di famiglia».





Ha un sogno nel cassetto?



«Sì, ma non lo posso dire. È molto importante e riguarda una cosa che non ho mai fatto.
Ci devo pensare attentamente».











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