Eros Ramazzotti a Siviglia con la figlia Aurora: il «Battito infinito» è questione di famiglia

Eros Ramazzotti a Siviglia con la figlia Aurora: il «Battito infinito» è questione di famiglia
di Federico Vacalebre
Sabato 17 Settembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 18 Settembre, 17:05
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Inviato a Siviglia 

Doveva mancargli molto l'abbraccio con il pubblico, visto che ha speso quasi metà dell'anteprima del suo nuovo tour in mezzo alla gente, sotto il palco, nonostante l'assalto delle fans che, a un certo punto, stavano persino portandogli via una catenina dal collo. Eros Ramazzotti è stato forse l'ultimo artista a terminare «normalmente» il suo giro di concerti prima della pandemia: «Da quel momento si è dedicato al suo nuovo disco, frutto di quel trauma, di una separazione, ma anche della gioia di tornare a vivere, in ogni senso», racconta Aurora Ramazzotti, che ha seguito papà Eros nell'anteprima nella Maestranza, la plaza de toros di Siviglia, che l'ha confermato matador senza alcun bisogno di spargere sangue di povere creature.

Il nuovo disco, «Battito infinito», a Siviglia è già in scaletta, Aurora è in platea, «Aurora», la canzone scritta per lei quando è nata in scaletta non c'è, ma c'è la nuova «Magia», dedicata a suo fratello Gabrio, nato dal matrimonio con Marica Pellegrinelli: «La famiglia per me è tutto», ricorda l'uomo nato ai bordi di periferia.

E, a proposito, qui tutti vorrebbero sapere da lui se è pronto a diventare nonno, e tocca di nuovo ad Aurora stoppare i pettegolezzi: «Io non so tenermi in bocca un cecio, ma rispettate la mia privacy. Ogni cosa a suo tempo». Gli esegeti della cronaca rosa leggono la frase come una conferma, come la scelta di non parlare dell'argomento prima dei fatidici tre mesi dal concepimento.

Archiviata la pratica gossippara, possiamo tornare nell'arena da corrida, la prima di una serie di anteprime doc (oggi e domani nella Valle dei templi di Agrigento, poi Verona, Atene, Caesarea), prima di mettersi on the road toccando, da fine ottobre a maggio 2023 Stati Uniti, Messico Costa Rica, Panama, Ecuador, Argentina, Cile, Brasile, Venezuela, Portogallo, Francia, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Italia (compresa la data dell'11 aprile al Palasele di Eboli), Austria, Ungheria, Serbia, Romania, Bulgaria, Polonia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lituania. L'elenco non scocci, serve a ricordare l'internazionalità del successo di Eros, e la Russia manca solo per ovvi motivi.

«Battito infinito» è il tentativo di ribadire quel successo aggiornandolo ma nemmeno troppo, senza inseguire giovanilismi impossibili a 58 anni. «Mi mancava la musica suonata, che poi credo sia quello che manca proprio in questo periodo. Non ho più vent'anni, ma sono ancora gajardo, no?», scherza lui, «il problema è che amo così tanto la musica che inizio a pensare che voglio morire sul palco. Il più tardi possibile, però».

Di vita, e non di morte, di amore naturalmente, canta l'album, più che melodico. Il singolo che dà il titolo a tutto è scritto con Aurora: «Mio padre è sempre stato molto protettivo nei confronti della famiglia, avrei voluto fare anche la cantante ma lui pensava che potessi farmi del male, ho già un paragone pesante con mia madre, figurarsi ad aggiungere quello con lui. Dunque sono onoratissima che mi abbia coinvolta: ha scritto un testo, mi ha chiesto di recitarlo in italiano, poi non funzionava ed io l'ho adattato in inglese, per depositarlo mi sono anche iscritta alla Siae».

Ma le firme da sottolineare sono parecchie, con quella di Ramazza, anche produttore con Nicolò Fragile e Celso Valli: ci sono il fido Cheope e suo fratello Francesco Rapetti, Colapesce e Dimartino, Paolo Antonacci (un altro «figlio di»), Bungaro, Ennio Morricone. Ennio Morricone? «Sono orgoglioso di aver cantato quello che rimane forse il suo ultimo pezzo pop. Lo aveva Mariella Nava, che ci ha scritto sopra il testo. Ogni volta che respiro è una lettera d'amore». In «Figli della terra» c'è Jovanotti, nel singolo di lancio «Sono» Alejandro Sanz.

Lo show è una prova generale, disinibita, divertita, che raggiunge l'acme nei successi di sempre («Una storia importante», «Se bastasse una sola canzone, «Adesso tu», «Terra promessa», «Fuoco nel fuoco», «Cose della vita», «Musica è», «Più bella cosa non c'è»), ma mostra come tra i brani nuovi destinati a funzionare, soprattutto nei paesi di lingua spagnola («dal Messico mi sono già arrivate reazioni più che positive»), ci sia «Madonna de Guadalupe», latina e scoppiettante di trombe, mentre «Ritornare a ballare» azzarda il revival disco. I giornalisti - e gli influencer - italiani convocati per l'occasione sono un po' straniti e un po' divertiti dalle traduzioni iberiche di un bel pezzo del canzoniere dell'artista di Cinecittà. La voce di Ramazzotti rimane il suo marchio di fabbrica, meno nasale di un tempo, ma inconfondibile, potente, sicura.

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Successo nella plaza de toros e poi due chiacchiere con i mass media, che non possono non chiedergli che cosa ne pensa dell'amica Laura Pausini e del suo rifiuto di cantare «Bella ciao»: «Ha fatto bene, perché quello è un pezzo politico. No, scherzo, non è politico, ci appartiene. Ma noi cantanti dobbiamo cantare e basta, non perdere tempo con la destra, il centro, la sinistra».

In Spagna, dove l'inno della Resistenza è stato rilanciato dalla serie «Casa di carta», non saranno d'accordo. E in Italia, dove dovrebbe appartenere a tutti, come colonna sonora della lotta antifascista, è già polemica, con la destra che prova a strumentalizzare le dichiarazioni di Eros dopo quelle di Laura. 

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