Etta canta «Amadeus»: «Un inno? No, critica»

La giovane di Sessa Aurunca conquista Fiorello

Etta
Etta
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Domenica 4 Febbraio 2024, 10:22 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 07:28
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Dura meno di un minuto e mezzo ma da un paio di giorni ha conquistato l'attenzione dei mass media. Ha iniziato Fiorello a «Viva Rai2!», l'ha ripostato sui suoi canali social Amadeus, ieri se n'è occupato il Tg1. «Amadeus» è il nuovo singolo di Etta (scognomata come si usa, all'anagrafe sarebbe Maria Antonietta Di Marco), classe 1995, nata a Sessa Aurunca, cresciuta a Sparanise e poi trasferitasi a Napoli, Vomero, per tentare l'avventura musicale.

Che succede, Etta?
«È la legge del marketing, fai una canzone su Amadeus alla vigilia di Sanremo e...

tutti ti danno retta. Però passano solo la prima parte del pezzo, ma va bene anche così».

Perché nella seconda che succede?
«Niente, ma si capisce che non è proprio un inno ad Amadeus. Il brano è nato l'anno scorso: ero nel bel mezzo di "Area Sanremo", speravo di approdare alla finale di Sanremo Giovani, ma... non ce l'ho fatta. Il mio producer, il napoletano V-Rus, mi regalò questo pezzo ma non ero pronta, ero troppo... incacchiata. Poi è arrivato il momento di metterla giù».

Rock pesante e complimenti apparenti al conduttore degli ascolti record. Nel video ti fai persino tatuare il suo volto sul braccio.
«Sì, tutto è decollato quando ho deciso il titolo, il nome, il volto del pezzo. Se il brano fosse nato quindici anni fa si sarebbe intitolato Pippo Baudo, che pure cito nei versi. Io sono un'emergente, l'Ariston rappresenta il massimo a cui possa aspirare come vetrina, ed è così, ma è anche un posto dove ci sono poche artiste donne, dove non c'è mai stata una direttrice artistica donna, nemmeno Raffaella Carrà... È come un amore tossico, che ti tradisce, ma non lo sai lasciare... Così con il mio extreme pop - al quasi nu metal del mio produttore affianco i miei gusti più leggeri - provo a ragionare su tutto questo, Ama è un pretesto per parlare dell'industria discografica, della società dello spettacolo, ancora maschilista, ancora in mano al patriarcato. Certo le vallette non si chiamano più così, si dicono co-condutrici, ma coconducono sempre al servizio del maschio alfa».

Intanto parti per Sanremo.
«Si, passerò la settimana fuori dal Festival ufficiale, chissà che non incroci anche Fiorello o Amadeus».

Per ora nel video ne indossi le maschere.
«Sì, anche quello funziona. E poi, dopo Sanremo, continuerò così, con pezzi che per titolo avranno se non persone in carne e ossa, dei personaggi fantastici, inventati».

Ma il tatuaggio di Ama è vero?
«Secondo te?».

Chi vince a Sanremo?
«Secondo me una donna, farebbe comodo all'immagine del Festival: voce melodica, aspetto sexy, come vuole la regola: a me piacerebbe si affermasse BigMama, lei sì che mi rappresenta».

A proposito di immaginario: e le polemiche su Elodie?
«Ma lei fa bene a mostrare le curve, oltre a cantare, e poi, in silenzio, fa molto per la causa femminista. Il problema è un altro».

Quale?
«Perché il culo nudo di Elodie sì e quello di un maschietto no?».

Un maschietto? Al Festival ce ne sono tanti, chi sceglieresti?
«Facciamo Dargen D'Amico?».

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