Fabri Fibra: il rap italiano raccontato dal suo numero 1

Clementino, alias Clemente Maccaro, al microfono
Clementino, alias Clemente Maccaro, al microfono
di Federico Vacalebre
Sabato 16 Novembre 2013, 18:03 - Ultimo agg. 18 Novembre, 21:53
3 Minuti di Lettura
Dopo i due soldout a Roma e Milano, Fabri Fibra, numero uno dell’hip hop iItaliano, chiude il nuovo minitour di Guerra e pace stasera al Palapartenope supportato da dj Double S.

Il rap in Italia non è mai stato così sulla cresta dell’onda, Fabrizio.

«Il rap italiano sta vivendo un bel momento, ma è un genere che esiste da oltre 20 anni. Ultimamente ha avuto un effetto novità agli occhi dei più giovani e questo ha portato una maggior esposizione degli artisti e un numero notevole di dischi in uscita e in classifica, i ragazzi sono tornati a comprare i dischi perché l’hip hop è percepito come la cosa più rivoluzionaria che ci sia nel nostro panorama musicale. Il mainstream e l’underground vanno a braccetto, non esiste uno senza l’altro, dipende poi da chi vengono rappresentati. Cultura e controcultura ultimamente si stanno mischiando».



Manca solo lo sdoganamento sanremese, negato l’anno scorso, ma probabile con la prossima edizione.

«Lo sdoganamento del rap è successo da anni, personalmente ho venduto più dischi di molti artisti che vanno al Festival per poi sparire nel nulla. Il nostro Sanremo è il web, dove la promozione non dura però solo pochi giorni all’anno, è illimitata».



Che show vedremo stasera?

«Celebro i miei primi dieci anni di rime, portando sul palco brani dai miei sei dischi ufficiali: ”Turbe giovanili”, ”Mr. Simpatia”, ”Tradimento”, ”Bugiardo”, ”Controcultura”, ”Guerra e pace”».



Ospiti Clementino, genius loci su cui avevi scommesso già al tempo del progetto Rapstar.

«Ho fondato un’etichetta, la Tempi Duri, con cui produco nuovi rapper, Clementino è tra questi perché è un vero e proprio talento: dal Sud al Nord, su qualsiasi palco salga riesce sempre a fare la differenza, ha una carica in più che lo contraddistingue, la sua terra è in ogni suo verso e tutto questo arriva al pubblico in maniera diretta e vera. La scena napoletana è sempre stata ricca di rapper interessanti, da ragazzino ascoltavo Speaker Cenzou, oggi tira molto tra i giovani Rocco Hunt. Chi non l’ha ancora fatto guardi/ascolti su Youtube il video di ”Messaggeri Del Vesuvio”, brano di Clementino con la partecipazione di molti colleghi partenopei, sei minuti di rime da non perdere».



Cinque dischi storici hip hop da suggerire a un neofita?

«Nell’ordine: A Tribe Called Quest con ”Midnight marauders”, i Beastie Boys con ”Paul’s boutique”, OutKast con ”ATLiens”, i Wu-Tang Clan di ”Enter the Wu-Tang (36 chambers)”, Snoop Dogg con ”Doggystyle”».



Come e quando hai iniziato? Ricordi il primo disco comprato, il primo verso free style?

«Ho cominciato a scrivere rime a 17 anni, in quel periodo avevo comprato alcuni dischi di rap italiano che mi cambiarono la vita, come Onda Rossa Posse con ”Batti il tuo tempo”, Frankie Hi NRG con ”Fight da faida” e gli Articolo 31 con ”Strade di città”. Poi uscirono i Sangue Misto, quando ho conosciuto Neffa mi sembrava un sogno, lui ha prodotto il mio primo disco come Fabri Fibra. Ricordo una rima in free syle che ho poi inserito in un testo e faceva ”La vita che sogni è quella della contessa/ ma il lavoro che troverai è al massimo la commessa”».
© RIPRODUZIONE RISERVATA