Gigliola Cinquetti, A volte si sogna: «Ma l'età giusta non arriva mai»

«Quel titolo mi ha accompagnata per tutta la vita. E ha dato di me una strana proiezione»

Gigliola Cinquetti
Gigliola Cinquetti
di Enzo Gentile
Sabato 25 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:33
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«Mi è piaciuto molto scrivere, una bella esperienza: ho avuto la conferma di quello che avevo sempre pensato e che vorrei fare da grande». Gigliola Cinquetti (Verona, 1947) è nella storia della canzone italiana, artista conosciuta nel mondo, che ha inciso centinaia di canzoni, in otto lingue diverse: eppure il romanzo autobiografico, un memoir scritto in terza persona, appena pubblicato da Rizzoli, A volte si sogna (pagine 240, euro 18), che verrà presentato martedì prossimo, 28 novembre, alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri, non vuole essere una celebrazione della carriera, ma piuttosto l'esercizio intimo per fare ordine e raccontarsi tra viaggi, aneddoti, incontri.

«Quando me lo hanno proposto ho pensato che sarebbe stato utile immergermi nella mia storia: ci ho impiegato circa sei mesi, evitando accuratamente il gossip o l'esaltazione del successo, della fama.

Che ci sono stati, ma occupano uno spazio definito della mia vita. Districarsi nei ricordi è impossibile, magari di una città ricordo il teatro o lo spettacolo, perché per un certo periodo ho attraversato un turbine, una dimensione sempre spropositata, che costituisce una alterazione della realtà. Ecco, ho evitato di fare l'elenco delle autogratificazioni: non ne ho mai sentito il bisogno».

Pur restando sulla cresta dell'onda, ha molto diradato gli impegni: negli ultimi trent'anni, ad esempio, sono usciti solo due suoi dischi. Perché?
«Innanzitutto diciamo che gli autori, i produttori, i discografici si indirizzano preferibilmente verso artisti più giovani. Io sono cosciente di cosa ho rappresentato e di cosa sono oggi: mi considero un distillato di quello che fui, la mia è una storia in gran parte evaporata. Una cosa accaduta per scelta mia e del pubblico. Con il passare del tempo ho capito di preferire la normalità, una vita tranquilla, di relazioni semplici con le persone. Non mi serve nulla di straordinario».

Lei si sente ancora una cantante a pieno servizio? Dopo tante partecipazioni al Festival di Sanremo, tornerebbe in gara?
«Se me lo chiedessero ci andrei sicuramente: ma so che non capiterà. Cantare è una cosa che ho sempre amato fare, che fosse per qualche amico o per la sterminata platea televisiva, anche se le mie preferenze vanno al teatro. E a questo proposito stiamo pianificando un tour per il 2024, con diverse date: ho voglia di ripresentarmi in Italia, dato che per varie ragioni come cantante ho certamente lavorato più all'estero».

Quali sono le canzoni preferite del suo repertorio? Perché non si è cimentata anche con il lavoro di autrice?
«Da giovane avevo cominciato a scrivere un po' di canzoni, ma erano tanto tristi e io ho un'indole, un messaggio, il desiderio di comunicare esattamente l'opposto. Non mi convincevano, e sono rimaste nel cassetto, anche perché ho avuto la fortuna di affrontare repertori di grande qualità, a partire da colleghi come Battisti, Modugno, Battiato, Ciampi. E poi sono curiosa anche di provare materiali internazionali, canto dagli Abba a Charles Trenet: insomma, c'è solo l'imbarazzo della varietà».

Il 24 dicembre, sulla piattaforma Paramount verrà trasmesso un film che la vede come attrice, «L'età giusta». Com'è andata?
«Diciamo subito che è stato un lavoro molto divertente, che mi ha impegnata per un mese fitto fitto in Umbria, insieme ad alcune colleghe fantastiche. Il film, per la regia di Alessio Di Cosimo, è una vera avventura collettiva: io, insieme a Valeria Fabrizi, Giuliana Lojodice, Paola Pitagora siamo nei panni di un gruppo di signore anziane che dopo una serie di vicende personali, si ritrovano in una casa di riposo e architettano una fuga. Siamo state benissimo: io solo sporadicamente avevo fatto l'attrice, adesso mi sento pronta anche per quello».

A 16 anni vinse Sanremo, e poi quello che allora si chiamava Eurofestival, con «Non ho l'età», scritta da Panzeri, Colonnello e il napoletanissimo Nisa, altrimenti noto per le ben più ironiche liriche dei successi di Carosone. Sono davvero i 75 «L'età giusta»?
«Quel titolo mi ha accompagnata per tutta la vita. E ha dato di me una strana proiezione. Per questo il libro si apre con la rabbia di Luigi Tenco, che disse: “Io la odio. Lei rappresenta tutto quello che io detesto. È falsa, ipocrita, perbenista”. Posso capire come mi vedesse, anche se io ero naturalissima».

L'anno prossimo il brano compie 60 anni. Il testo suona davvero desueto.
«Ma le canzoni spesso vanno al di là di quello che dicono. Io, ad esempio, la canto pensando sempre ad un futuro ancora possibile».

Magari a dare quell'immagine di una Cinquetti perenne bambina era anche sua madre che la seguiva in ogni impegno di lavoro.
«È vero, e si lamentava anche di essere stanca. Ormai grande, insomma... trentenne, le dissi che in Giappone potevo tornarci da sola. Lei non disse niente, poi il giorno dopo entrò in argomento: Che dici se ti accompagno? Forse è l'ultima volta nella mia vita che vengo in Giappone».

Nel suo canzoniere c'è anche una «Napoli fortuna mia», di Verde e Rascel: «Famme torna' guagliona/ famme canta' felice/ famme abbraccia' do' mare/ famme pruva' sta gioia/ Napoli, fortuna mia/ fortuna mia!».
«Che cosa mi ricorda, sul retro del 45 giri c'era Anema e core. La lanciai alla Canzonissima del 1964, Napoli contro tutti, poi ebbe un grande successo grazie ad un musicarello di cui fui protagonista, Dio come ti amo». 

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