Kaufmann torna a Napoli: «Come Caruso amo la vita»

«Mi sento vicino al tenorissimo, ci lega l’amore per i piaceri dell’esistenza, canto compreso»

Jonas Kaufmann
Jonas Kaufmann
di Donatella Longobardi
Sabato 2 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo agg. 07:20
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In «Casanova variations» aveva recitato – e cantato Mozart – al fianco di John Malkovich. Jonas Kaufmann non ha mai nascosto la sua passione per il cinema. Non sorprende dunque che il grande tenore tedesco abbia registrato un album, «The sound of movies» nei negozi per Sony Classical, in cui ha eseguito alcune delle più celebri canzoni di film, da «West side story» a «Il gladiatore», «Nuovo cinema paradiso», «Mission», «Cantando sotto la pioggia» e «Colazione da Tiffany» con l’eterna «Moon river». Stasera (ore 20) Kaufmann torna al San Carlo per presentare il nuovo repertorio con un concerto che riprende la scaletta del cd e con lo stesso direttore Jochen Rieder, qui sul podio dell'orchestra di casa. Pochi i posti disponibili per l'evento previsto un mese fa e poi rinviato. D’altronde il tenore ha un carnet sempre pienissimo. Ha da poco eseguito lo stesso concerto a Praga e Baden Baden e già prova a Salisburgo per il festival di Pasqua «La Gioconda» di Ponchielli con la direzione di Antonio Pappano e l’orchestra in residence di Santa Cecilia al fianco della Netrebko e Salsi. Stessa opera che canterà proprio a Napoli (e sempre con la Netrebko ma con Tézier come baritono) dal 10 aprile.

È così, Kaufmann?

«Sì, sarà un ruolo molto impegnativo, la melodia è talmente bella ma la trama è un po' complicata da raccontare.

L'opera si esegue raramente ed è legata al nome della Callas. Ma ora la Netrebko ha deciso di affrontarla e io pure: siamo in una fase della carriera molto simile, non siamo più giovanissimi ma neppure anziani, ci piace metterci in gioco».

Come sarà Ponchielli sull’asse Salisburgo-Napoli?

«Sono contento che al San Carlo ci saranno costumi d’epoca, in Austria non è così. Amo le regie che valorizzano l’intenzione del compositore. Zeffirelli, ad esempio, respirava musica. Ma anche cose più moderne mi piacciono, a condizione che non snaturino il testo. Capisco che il tempo passa, i gusti cambiano e cambia il pubblico».

Nel frattempo c'è il recital. Lei ha sempre detto di amare molto il cinema, per questo ha scelto di cantarlo?

«Sì. Di solito quando mi avventuro fuori dal campo dell’opera seguo le mie passioni personali e quella per il cinema mi è nata all’inizio di carriera. Trascorrevo lunghi periodi da solo lontano da casa per realizzare nuove produzioni, telefonini e computer non erano come oggi. L’unica salvezza contro la solitudine sono stati i musei e il cinema. Anche se il cinema, come l’opera, è più bello se vissuto condividendo con amici e familiari, a partire dal rito della scelta dei popcorn: adoro quelli al caramello».

Tra i brani scelti, ci sono canzoni che hanno accompagnato film che lei ama particolarmente?

«Devo dire che è stato difficile scegliere, e non è detto che non faccia un secondo album. Ho sempre amato moltissimo i thriller e dall’amore per Hitchcock è venuto lo spunto per capire il valore della musica in questi film: se da una scena togli la musica, il thriller, la paura, scompaiono. Come cambiano i film di Fellini senza la musica di Rota, musicista fantastico. Come era fantastico Morricone».

Tra i film della lista c'è anche «Il grande Caruso», storia semiromanzata del grande tenore napoletano interpretato da Mario Lanza che canta «The lovelist of the year», cosa ne pensa?

«Anche qui musica bellissima, musica che provoca emozioni come la musica dell’opera. Musica ricca di colori e gioia. Penso piaccia anche ai giovani, i miei figli apprezzano molto. Caruso cantava molte canzoni, non solo le napoletane».

Tempo fa a Napoli lei ha visitato la casa natale-museo di Caruso dove ha ricevuto un premio, che cosa significa la figura di Caruso per un tenore del terzo millennio come Kaufmann?

«È una figura cui mi sento vicino: Caruso ed io siamo uniti dall’amore per la vita, dal non negarsi i suoi piaceri, il canto è uno di questi piaceri, da affrontare come tale, senza stress, con impegno ma senza angoscia».

Questa sua voglia di vivere lei la realizza anche con le tante esperienze che vanno oltre il palcoscenico, penso ai film d’opera, al suo documentario dedicato al rapporto con l'Italia e la sua musica. Ma girerebbe un film semplicemente come attore?

«Purtroppo Fellini non c'è più... Scherzo. Ma in effetti nel film su Casanova con Malkovich ero un antagonista e morivo in fretta e male... Era un film di nicchia. Di recente ho fatto lavori per la tv tedesca dedicati a due mie grandi passioni: il Natale e la cucina. E per il cinema aspetto offerte».

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