Pinguini Tattici Nucleari in tour a Napoli: «Per gli show di maggio studiamo il napoletano»

Trentatré sold out, compresi quelli al Palapartenope (con omaggio a Pino Daniele)

Il tour dei Pinguini Tattici Nucleari
Il tour dei Pinguini Tattici Nucleari
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 11 Aprile, 07:28
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Trentatré date indoor, tutte sold out, in 45 giorni. Con i biglietti già in vendita per il successivo tour negli stadi, nove date nel giugno 2025, compreso il Diego Armando Maradona. Riccardo Zanotti, Elio Biffi, Nicola Buttafuoco, Simone Pagani, Matteo Locati e Lorenzo Pasini, ovvero i Pinguini Tattici Nucleari, sono tra le poche vere sorprese del pop italiano di questi anni.

Stasera sarete alla terza esibizione, su cinque previste, al Forum di Assago. Come butta, Riccardo? 
«Sono...

stanchino... Dopo i concerti la mattina ricarburo, faccio una camminata, cerco di arrivare in forma alla sera per risalire sul palco. L’abbraccio di Milano è emozionante, dovremmo esserci abituati, ma non è così: siamo sempre quelli che suonavano in un localino per trenta persone. Per questo, a un certo punto dello show, faccio una domanda al pubblico, per capirne età, sesso, religione, razza, orientamento...» 

Risultato del sondaggio? 
«Quanto mai variegato. Si vede che chi ci segue lo fa non per questioni di appartenenza, ma perché parliamo della vita di tutti i giorni, cosa che ormai succede molto poco. Non voglio dire che siamo grandi cantautori, anzi, ma che un tempo Pezzali, Ligabue ed altri ci avevano abituati ad abbattere le distanze tra chi sta sopra e chi sta sotto un palco, oggi... un ragazzo come può ritrovarsi nel racconto di qualcuno che dice di avere decine di milioni in banca e centinaia di ragazze nel suo letto?».

Mi viene un sospettino: ce l’hai con rapper e trapper? 
«In quel campo c’è chi, anche con un linguaggio estremo, non ne faccio un dramma e non chiedo censure, riesce a raccontare la strada anche per andare oltre la strada, per cambiare strada. Penso a Kid Yugi, Nerissima Serpe, Geolier. ma ci sono anche tanti che sboroneggiano: in loro c’è poca vita e tanta autorefernzialità».

Torniamo al fronte del palco. Mi sa che il vostro milione di biglietti venduti in un anno è un record. O quasi. 
«Noi non viviamo con questo milione fisso in testa. Anche perché si è visto quel che è successo negli ultimi tempi, ne hanno parlato tutti, da Sangiovanni a Mr. Rain: quel disagio subentra quando si parla troppo di numeri e troppo poco di persona, di arte. Siamo felicissimi del successo, ma non vogliamo diventare numeri. E, poi, c’è una massima secondo cui è meglio essere un n. 7 sette per tutta la vita che un n. 1 per una settimana».

Lo show è costruito su misura per voi, lascia spazio per assoli, chiacchiere. 
«Sì, e ci sono citazioni, reference, “easter egg” che parlano dei nostri gusti: Area, Taylor Hawkins, il film “Midsommar”, Roger Waters...».

Il 20 e 21 maggio siete attesi a Napoli, Palapartenope, con il «Non perdiamoci mica di vista fake news indoor tour». E ci tornerete il 28 giugno dell’anno prossimo, allo stadio con il tour di «Hello world». 
«L’anno prossimo ci arriveremo sicuramente con un nuovo progetto sotto formato disco. “Hello world” è una frase che ci affascina tantissimo, è la frase che insegnano ai programmatori, la prima cosa che fanno programmare. Ci affascinava per il mondo tecnologico, l’intelligenza artificiale, giocheremo anche un po’ con quello. E, poi, in quelle due paroline c’è dentro tutto: “hello”, ciao, l’azione e “world” la platea. “Hello world”: mi sto riferendo a tutti indiscriminatamente. C’è l'attività, la possibilità, c’è l’oggetto, c’è il soggetto...».

C’è anche Napoli dentro? 
«Napoli è in tutto, oggi più che mai, nel nostro staff ci sono tre campani e ci stanno dando lezioni di dialetto per un omaggio in programma nel tour indoor. Ricordo quando Mina incise “Maruzzella” e Carosone in persona la lodò non solo per l’interpretazione, ma per la pronuncia credibile».

Il titolo scelto? 
«Aspettiamo, posso anticipare che è un brano del più grande cantautore napoletano di tutti i tempi: in scaletta nei concerti spunterà anche un omaggio a un grandissimo cantautore bolognese e uno... a totale sorpresa».

Facile immaginare che si tratti di Pino Daniele e Lucio Dalla. A proposito del primo: non sarà lo stesso brano scelto per il Maradona dai Coldplay, «Napule è»? 
«No, parola mia».

Al Palapartenope fatevi aprire il camerino storico di Pino, di solito lo tengono chiuso. 
«Cercheremo di entrarci, di respirare l’aria che respirava lui. Quando siamo entrati in casa di Dalla, per uno speciale tv ci siamo emozionati davvero: quando abbiamo visto una foto di Lucio con Eugenio D’Andrea, avvocato partenopeo con cui lavoriamo anche noi, ci è sembrato persino che un piccolo filo collegasse i Ptn con quel genio bolognese». 

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