Angelina Mango a Sanremo: «Mio padre? L'ho perso a 13 anni. Sono pronta per cantare un suo brano»

L’artista figlia del musicista scomparso nel 2014: «Il nome non conta: mi merito il palco per quello che sono»

Angelina Mango a Sanremo: «Mio padre? L'ho perso a 13 anni. Sono pronta per cantare un suo brano»
Angelina Mango a Sanremo: «Mio padre? L'ho perso a 13 anni. ​Sono pronta per cantare un suo brano»
Giovedì 8 Febbraio 2024, 01:12 - Ultimo agg. 06:12
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Balla, si diverte, ma guai a sottovalutarla: «A me hanno dato le perline colorate / per le bimbe incasinate con i traumi / da snodare piano piano con l’età», canta. Angelina Mango con La noia è già la rivelazione del Festival di Sanremo 2024. La 22enne stellina lanciata da Amici, figlia del grande Pino Mango (scomparso nel 2014, quando lei aveva solo 13 anni) e dell’ex cantante dei Matia Bazar Laura Valente, dopo il primo passaggio di martedì sul palco dell’Ariston è stata incoronata dalle agenzie di scommesse la nuova favorita alla vittoria. Già seconda nella classifica provvisoria della sala stampa, può contare sulla mobilitazione del pubblico di giovanissimi conquistato ad Amici e puntare al trionfo. Il video della sua esibizione ieri è stato il primo a sfondare il muro del milione di visualizzazioni sul canale YouTube della Rai (ha festeggiato con uno show nella sua Noioteca, «spazio in cui scambiarsi la noia» allestito accanto all’Ariston: il tour partirà l’11 ottobre dall’Atlantico di Roma). Nella serata delle cover, domani, canterà La rondine, un brano del repertorio del papà: commuoverà. 

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Però così punta a vincere facile, non trova? 

«Tutt’altro.

Credo sia più rischioso che comodo cantare una canzone di mio papà. Non ho mai cantato nulla di suo, per scelta, e invece è la cosa giusta da fare in questo momento. Posso dire che ci ho messo molto cuore. La farò in punta di piedi».

Per caso sorprenderà tutti con un duetto virtuale con la voce di suo padre? 

«No, no. Ad accompagnarmi sarà solo il quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma. Una scelta non casuale: sono gli stessi musicisti che suonarono nel disco Disincanto di papà. Avevo 13 anni quando se ne è andato. E la sera di quel concerto io ero lì, sotto il palco». 

Realizzò subito quello che stava succedendo? 

«Sì. Ma preferirei non parlarne. Non so quanto riguardi la mia musica».

Maria De Filippi la sente? 

«Certo. Spero di non deludere le sue aspettative». 

Le difficoltà più grandi incontrate dopo Amici? 

«I pregiudizi legati alla carta d’identità». 

Il cognome è più croce o più delizia? 

«Più delizia. E a chi dice che sono qui solo per quello, rispondo con i fatti. Sto vivendo esperienze gigantesche, ma non sono arrivate dall’oggi al domani: ho lavorato a lungo per essere qui». 

«Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa», canta. Che vuol dire? 

«Rivendico il fatto di essere donna: mi rende orgogliosa. Vado a testa alta e libera. La prima canzone la scrissi per gioco quando avevo sei anni. Si intitolava: Mi sono innamorata di me. Diceva molto di quella che sarei diventata. Mi piace esorcizzare le cose, guardando negli occhi anche le cose brutte che accadono per riuscire a trovare il lato tragicomico». 

Sa che la sua manager, Marta Donà, molto influente, ogni volta che porta un artista a Sanremo o vince (Mengoni nel 2013 e nel 2023; i Maneskin nel 2021) o arriva seconda (Francesca Michielin nel 2016 e nel 2021)? 

«Ahahah. La mia vittoria sarà scendere dal palco e sapere di aver comunicato qualcosa alle persone». Dicono tutti così. «Ma è vero. La vita mi ha deluso: Sanremo è la mia rivincita». 

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