Mare Fuori, il monologo sulla violenza di genere scritto da Matteo Bussola: «Dipenderà solo da noi»

In occasione dell'uscita della quarta stagione della serie ambientata a Napoli, gli attori sono tornati a Sanremo per parlare di femminicidi e violenza

Mare Fuori sul palco dell'Ariston
Mare Fuori sul palco dell'Ariston
Giovedì 8 Febbraio 2024, 00:33 - Ultimo agg. 01:36
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Ascolta, accogli, accetta, impara, verità, accanto, no, insieme. Queste le parole al centro del monologo recitato dagli attori di Mare Fuori, presenti sul palco dell'Ariston. In occasione dell'uscita della quarta stagione della serie dei record - già disponibile su RaiPlay - il cast della fiction di Rai 2 è stato infatti ospite della seconda serata del festival di Sanremo, facendo un bellissimo discorso sull'amore e contro la violenza.

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Il monologo

«Dipenderà solo da noi». Si chiude così il monologo del cast di Mare Fuori, presente sul palco dell'Ariston in occasione della seconda serata del Festival. Ascolta, accogli, accetta, impara, verità, accanto, no, insieme. Sono queste le nuove parole dell'amore, scelte dallo scrittore Matteo Bussola per far capire che «cambiare si può e si deve» contro la violenza sulle donne, portate sul palco dell'Ariston dal cast di Mare Fuori. Giovanna Sannino è stata la prima a prendere parola: «Ascolta, è la prima parola.

Una donna che ti parla, si fida di te. Non trattarla mai con sufficienza o con fastidio neanche quando ti sembra che si stia lamentando di qualcosa, perché c'è differenza tra lamentarsi di te e lamentarsi con te». Matteo Paolillo ha poi continuato: «Accogli è la seconda parola. Nessuno si merita la violenza di dover aderire ad aspettative altrui, di essere considerato troppo o troppo poco, non ancora o non più. Facciamo invece sempre sentire chi amiamo accolto, esattamente per quello che è, perché tutti noi abbiamo il diritto non a sentirci amati nonostante, ma ad essere amati proprio perché». Poi Yeva Sai: «Accetta è la terza. Non sempre l'amore dura e dopo un percorso condiviso può succedere di dover spezzare un cuore, pur di non spezzare noi stessi, perché siamo al mondo per fiorire, non per appassire all'ombra di rapporti in cui non ci riconosciamo più. Ecco perché amare a volte può voler dire accettare che le persone siano felici anche senza di te». Spazio poi a Domenico Cuomo, che ha continuato: «Impara è la quarta. L'amore è un lavoro e impararlo è forse la cosa più importante per la quale siamo qui. Ci riusciremo solo con un'applicazione quotidiana, tu insegni le tue parole e lei insegna le tue, fino a quando non inventerete le vostre». Poi Antonio D'Aquino: «Verità è la quinta. Abbandoniamo gli stereotipi del vero uomo e della vera donna, per ambire a essere uomini veri e donne vere. Gli uomini veri e le donne vere vivono e amano nel mondo, accolgono le proprie diversità e quelle degli altri come risorse, sapendo che sono proprio quelle a renderli liberi». Poi è il turno di Francesco Panarella: «Accanto è la sesta. Una coppia non si fonda sull'attribuire ruoli ma sul condividerli, non sul tracciare confini ma sullo starsi accanto. A volte perfino sull'attendersi, accettando anche momenti di silenzio in cui ti pare non stia succedendo niente. Ma quell'attesa è solo ciò che prepara il tuo meglio e quel silenzio è solo ciò che testimonia il tuo amore». Maria Esposito ha poi spiegato la settima: «No è la settima. È una parola dura ma che dobbiamo riuscire a pronunciare, e che gli altri devono essere pronti a ricevere. No è la parola che stabilisce il perimetro della nostra volontà, e rende chiaro che l'amore non deve c'entrare mai con il possesso. Per questo a volte no è la più alta dichiarazione d'amore che si possa fare». Infine Massimiliano Caiazzo ha concluso: «Insieme è l'ottava. Una parola che può sembrare fuori moda sopratutto oggi in cui uomini e donne si vivono come avversari. Per questo che questa parola è la più preziosa, quella su cui investire per il futuro. Ciò che conta è che ricominciamo a guardare gli uni negli occhi degli altri. Quello che sceglieremo di vedere dipenderà solo da noi». Un momento emozionante, culminato poi con la sigla della serie, cantata dagli stessi attori.

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