Sanremo 2022, la prima serata: il booster Fiorello vaccina l'Ariston poi è il trionfo (in lacrime) dei Maneskin

Sanremo 2022, la prima serata: il booster Fiorello vaccina l'Ariston poi è il trionfo (in lacrime) dei Maneskin
di Federico Vacalebre
Mercoledì 2 Febbraio 2022, 01:14 - Ultimo agg. 10:18
5 Minuti di Lettura

Dove eravamo rimasti? Ah sì, nell’Ariston vuoto, che «non lo posso sopportare questo silenzio innaturale» per dirla con Diodato. I Maneskin avevano incendiato il palco, avevano spiccato il volo, nemmeno un applauso, tranne quello degli orchestrali. Ora la platea è piena, capienza al cento per cento, peccato che negli altri teatri italiani non ci sia un’affluenza simile.

Achille Lauro apre a petto nudo e tatuaggi in fuori, i «Domenica» autoclona «Rolls Royce» con aggiunta di coro gospel e spezie funky, il pantalone di pelle gli suggerisce qualche toccamento inguinale ma Jim Morrison resta lontano, questo è spettacolo, e mica male, la provocazione o la trasgressione sono ben altra cosa, compreso l’autobattesimo finale («sono molto credente, ma lo spettacolo è spettacolo», aveva premesso alla vigilia dell’esibizione). Il suo brano, comunque, così «vestito» tira più di quello che era sembrato finora.

Ornella Muti inizia da brava co-conduttrice (o valletta?), il suo inutile siparietto sul cinema è previsto più tardi, fa ridere pensare come per una giornata sia diventata lei il nemico pubblico numero uno di un centrodestra che dovrebbe avere altro a cui pensare, ma Sanremo è Sanremo e una dichiarazione polemica non si nega a nessuno.

Yuman, che arriva da Sanremo giovani, è una bella voce nu soul, l’ugola di Noemi non la scopriamo adesso, in «Ti amo non lo so dire» la piega all’overdose di parole preparatale dall’amico-rivale Mahmood e se la cava non male, alla ricerca di una nuova identità sonora dopo quella fisica (in gran forma in abito lungo plissettato). Ma la gara sta aspettando il derby tra Morandi («Apri tutte le porte») e Ranieri («Lettera di là dal mare»): un post-geghegè griffato Jovanotti-Mousse T contro una melodia tra Morricone e Horner con tanto di violini pizzicati che ci ricorda quanto partivano i bastimenti, per mari assai lontani, ed erano napoletani. Gianni, visibilmente commosso, ci invita a ricominciare a vivere: «A forza di credere che il male passerà sto passando io e lui resta, mi devo trascinare presto fuori di qua». Massimo, commosso anche lui e infastidito nella prova vocale da problemi di ascolto, a resistere alla bestia xenofoba perché «mai nessun temporale lavare potrà le nostre ferite dal sale», perché il mare dei migranti «è ferita che non scompare». 

 

Difficile per tutti gli altri reggere il confronto, i due highlander vengono da un’epoca in cui la musica aveva altro impatto, altro scopo, altra fruizione, altro compito sociale. Fiorello entra con mascherina glitterata, se la toglie, misura la febbre con il termoscanner anche al direttore di Raiuno Coletta: è lui «la terza dose, il booster dell’intrattenimento». 

La gag sui tamponi coinvolge il generale Figliuolo («Lo vedo come prossimo conduttore-direttore artistico del Festival: dal teatro Astrazeneca conduce...») oltre al popolo no vax che crede alla bufala del microchip nei vaccini. Amadeus è travolto dal ciclone dello showman: «La prima volta sono venuto qui per amicizia con te, la seconda per confermarla quell’amicizia, stavolta per finirla. Sai quando ci dobbiamo vedere la prossima volta? Chi per primo se ne va può andare a trovare l’altro al funerale, tanto se nostro Signore fa l’appello parte da te, inizia dalla A». Ciuri lo bullizza, coinvolge nei suoi scherzi moglie e figlio in prima fila, chiede un applauso per Mattarella («lui non lo voleva fare il presidente, avrebbe preferito “The voice senior”») e sfotte Draghi che sognando il Quirinale «aveva già preparato la conferenza stampa a banche unificate».

Video

Chiude - ma poi tornerà per salutare Matteo Berrettini - citando se stesso, il saluto dell’ultima serata del Festival 2021, quando aveva augurato ai prossimi padri-padroni dell’Ariston di «andare malissimo». Come evitare, adesso, che la maledizione si abbatta proprio sull’Ama ter? Baciando (con mascherina, però) Coletta, come Fiore fece una volta con l’allora direttore Del Noce. L’esorcismo continua sambizzando «Disperato» e «Vedrai vedrai» (Tenco si poteva evitarlo nel novero delle canzoni tristi, però), «Perdere l’amore», «Vecchio frac»... 

Difficile tornare alla gara, ma La Rappresentante di Lista invita al ballo apocalittico di «Ciao ciao», poi i Maneskin si prendono quello che era mancato loro l’anno scorso, l’applauso del pubblico. «Zitti e buoni», naturalmente, e «Coraline» il trionfale minishow diluito in due momenti.

A tenere alto il ritmo ci pensano anche Rkomi («Incredibile»), Dargen D’Amico («Dove si balla» esorta: «Fottitene e balla») e, fuori dalla gara, Colapesce-Dimartino («Musica leggerissima» dalla nave Costa scelta come secondo palco festivaliero) e i Meduza. Mahmood&Blanco regalano i loro «Brividi» costruendo un duetto di classe.

Quando arriva il verdetto è notte fonda, ma la prima classifica parziale è poco indicativa, frutto solo del voto delle sale stampa, dei giornalisti accreditati, critici e non, da domani arriveranno i giurati demoscopici e il televoto a dare indicazioni più nette.

Stasera, intanto, tocca agli altri 13 big, o presunti tali, in gara (accanto le pagelle), a Checco Zalone, al trio Pausini-Cattelan-Mika che condurrà l’Eurovision a Torino. Basterà il booster Fiorello o servirà una quarta dose? 

© RIPRODUZIONE RISERVATA