«Gloria» domani in tv su Rai 1, Sabrina Ferilli: «Una simpatica canaglia per il mio ritorno in Rai»

«Gloria» racconta il dietro le quinte del mondo dello spettacolo

Sabrina Ferilli sul set
Sabrina Ferilli sul set
di Titta Fiore
Domenica 18 Febbraio 2024, 08:30 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 16:33
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Una donna audace, un'ex diva pronta a tutto? «Una simpatica canaglia». Questa è «Gloria», l'incontenibile protagonista della serie che riporta Sabrina Ferilli in Rai dopo oltre dieci anni. Sei episodi in tre prime serate-evento, domani, il 26 e 27 febbraio, che promettono colpi di scena e novità. A partire dal cambio di registro: «Abbiamo consegnato nelle mani di una grande attrice una commedia sarcastica che prende in giro il mondo del divismo e della comunicazione e noi che lo facciamo», dice la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, «volevamo raccontare vizi e virtù di questo grande circo». Poi lo sguardo graffiante e politicamente scorretto di un regista, Fausto Brizzi, qui all'esordio nella serialità, che ha cucito il ruolo addosso alla Ferilli come un abito sartoriale. E, soprattutto, l'autoironia di una primadonna che si è divertita a sparigliare le carte e a mettersi in gioco.

«Il personaggio di Gloria» spiega Sabrina, «è molto diverso da quelli eroici e sociali che ho sempre interpretato, al cinema avevo fatto qualcosa di simile in “Tutta la vita davanti” di Virzì, ma Gloria si porta dentro una maggiore complessità. È un'attrice famosa, non più giovane, che si sente a disagio nel mondo di oggi, dove il merito, l'esperienza e la professionalità non contano niente rispetto ai social, al marketing dei sentimenti e alla politica del dolore. Quando capisce che non avere malattie e gravi lutti spesso impedisce la avere la copertina o l'ospitata in tv, decide di riprendersi tutto, cavalcando l'onda. Funzionerà, ma a un prezzo molto alto per sé e per la famiglia, trascinata in un mare di menzogne pericolose». Accanto alla Ferilli c'è Massimo Ghini, partner di tanti film e serie di successo, nei panni del manager cattivissimo e squalo, «la vera anima della storia». Nel cast Sergio Assisi è l'ex marito, Emanuela Grimaldi la fidata agente e Fiorenza D'Antonio la grintosa antagonista Lucilla. 

Un po' «Eva contro Eva», un po' «Viale del tramonto», sulla scia della serie francese «Call my agent», «Gloria» racconta il dietro le quinte del mondo dello spettacolo. «Volevo che fosse una fotografia della realtà» spiega Brizzi, «con i cammei di tanti colleghi che si sono spiritosamente prestati, con i David di Donatello presentati da Carlo Conti e tutto il resto.

Gloria pensa di avere mercato e amici, che in realtà non ha, ed è pronta a tutto pur di tornare a quello che per lei è il grande cinema». Quanti tipi come Gloria avrà incontrato Sabrina Ferilli nella sua luminosa carriera? «Eh, ce ne sono, certo. Facciamo un mestiere particolare che mette a repentaglio la nostra consapevolezza, se non hai radici forti e piedi per terra rischi di perderti. Gli ultimi divi, quelli americani, si vede la vita che fanno... Noi giochiamo in prima persona, ci mettiamo sempre in discussione. Tutto diventa faticoso. Ho conosciuto tante donne come Gloria e, potendo, le ho anche evitate». Nella storia è un'attrice che è stata importante e ora, con l'età che avanza, si sente messa da parte. Una situazione comune a molte colleghe? «Ora tante cose stanno cambiando, vedo attrici sessantenni e settantenni con grandi ruoli e molte vincono l'Oscar, ma certo ci vorrà ancora tempo per lasciarsi alle spalle questo tipo di pregiudizio. Gloria si sente esclusa non tanto per gli anni che ha, ma per le cose che vanno di moda, per i social, la semplificazione e la mercificazione del dolore. Non a caso, oggi per esprimersi basta l'immagine di un pollice su e giù, come al Circo Massimo. Dimenticando che la vita umana è molto complessa, e di su e giù non c'è niente, a parte le scale».

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Prodotta da Eagle con Rai Fiction, tratta dalla sceneggiatura originale di Roberto Proia, «Vorrei vedere te», «Gloria» potrebbe avere un seguito e aprire la strada a un filone. Intanto, nel futuro della Ferilli non ci sono altri progetti Rai, «ma solo perché io preferisco fare una cosa alla volta». Il confronto con la Magnani? «All'inizio della carriera era forte, ho sempre detto no a ruoli simili ai suoi e non mi sono pentita, anzi i tanti no mi hanno tutelata da tante brutte figure». E il mondo dello spettacolo, con le sue luci e ombre, l'ha mai delusa? «Forse sono io ad aver deluso, magari non sarò stata all'altezza delle offerte... In ogni caso, ho un approccio sano rispetto al lavoro: lo rispetto, mi preparo, imparo tutto e credo di dare il massimo, ma non credo che la mia gioia dipenda dalle cose che faccio, quanto dal mio percorso quotidiano di interessi e di passioni». 

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