I bastardi di Pizzofalcone stasera in tv, Alessandro Gassmann: «Il nostro segreto? De Giovanni più Napoli»

«Mi rende profondamente orgoglioso essere diventato cittadino onorario di Napoli, che amo»

Alessandro Gassmann sul set
Alessandro Gassmann sul set
di Alessandra Farro
Lunedì 23 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:09
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«Abbiamo lasciato l'ispettore Lojacono isolato, legato e in pessime condizioni fisiche, oggi scopriremo cosa gli è successo»: Alessandro Gassmann, attualmente sul set di «Mani nude» di Mauro Mancini, racconta cosa aspettarsi dalle quattro puntate della quarta stagione di «I bastardi di Pizzofalcone», in onda su Raiuno da stasera alle 21.30 di lunedì: tornano, con l'attore romano classe 65 (nel ruolo del protagonista Lojacono), Tosca d'Aquino (il vicesovrintendente Ottavia Calabrese), Gianfelice Imparato (il vicecommissario Giorgio Pisanelli), Antonio Folletto (l'agente Marco Aragona), Carolina Crescentini (la pm Laura Piras), Massimiliano Gallo (il vice questore Luigi Palma) e Gennaro Silvestro (l'assistente capo Francesco Romano).

Sono passati due anni dalla messa in onda della terza stagione: cosa succederà ai Bastardi?
«Non posso svelare troppo.

Sicuramente, pur mantenendo le caratteristiche della fiction costruite fino ad oggi, avvengono grandissimi cambiamenti nei rapporti interni nella squadra dei poliziotti, causati proprio dalla situazione in cui si trova il mio personaggio».

La prima stagione risale al 2017, voi attori state crescendo insieme ai vostri ruoli, siete pronti anche a una eventuale quinta?
«Le riprese per ogni stagione durano almeno 6 mesi. In questi anni abbiamo compiuto, e continuiamo a compiere un viaggio, sia nelle storie dei personaggi che nelle vite di ogni attore che partecipa alla serie. Ci siamo legati come amici, oltre che come professionisti e la serie ha portato fortuna a molti. Se alcuni di noi erano già molto conosciuti, come d'Aquino o Imparato, altri sono cresciuti anche grazie al ruolo nei Bastardi, come Gallo. Ormai quasi tutti siamo protagonisti anche in altre opere. Ci riuniamo ciclicamente per girare questa serie, che speriamo arrivi e superi anche la quinta stagione. Si tratta di un progetto importante, che si plasma sulla base del lavoro di Maurizio De Giovanni, mio grande amico, con cui ho scritto anche la sceneggiatura del mio terzo film da regista, “Il silenzio grande”. Voglio continuare il mio percorso con lui».

Poi c'è Napoli.
«C'è soprattutto Napoli! Uno dei segreti della fiction? Saper raccontare la città nelle sue problematiche, ma anche nella bellezza unica al mondo sua e del suo popolo. Mi rende profondamente orgoglioso essere diventato cittadino onorario di Napoli, che amo. Oltre ai Bastardi, tre miei spettacoli teatrali sono nati qui come il mio terzo film da regista, ambientato anche in città. Spero di continuare a lavorare a Napoli».

Il 16 novembre sarà su Raiuno anche con «Un professore 2»: ci sono dei punti di contatto tra Giuseppe Lojacono e Dante Balestra?
«Si tratta di due universi completamente diversi, il primo si racconta in una serie drammatica, mentre il secondo affronta attraverso la filosofia le problematiche giovanili con le tinte della commedia. Tra i due, però, ci sono un paio di punti in comune: il primo sta nella capacità di osservazione di entrambi, abituati ad esaminare ciò che li circonda, uno per risolvere i casi di omicidio, l'altro per intrufolarsi nella vita dei giovani cercando una strada per migliorare le loro condizioni di vita; il secondo sta ne loro passato, entrambi hanno sbagliato molto e hanno imparato dai propri errori a crescere. Sono due persone molto intelligenti, anche se non penso che si starebbero simpatici. Caratterialmente, io mi sento più vicino al professore, è più loquace e meno coraggioso e spesso a contatto coi ragazzi, mentre l'ispettore, essendo poliziotto, vive situazioni di grande pericolo a cui io non mi sottoporrei».

Ha ripetutamente espresso la volontà di tornare a girare un film in città, l'anno scorso ai Nastri D'Argento annunciò di voler realizzare la trasposizione cinematografica del romanzo «L'equazione del cuore» di De Giovanni, girando tra Napoli e Procida, a che punto siamo?
«Per motivi di vario tipo la produzione del film si è fermata, ma quella rimane una storia, dunque un libro, che amo tantissimo e spero di riuscire a realizzare il rifacimento un giorno. C'è un altro progetto su Napoli a cui mi è stato chiesto di partecipare e che dovrebbe ricavarsi uno spazio a inizio della prossima estate, ma per il momento non posso annunciare altro su questo. Intanto, al Torino Film Festival a fine novembre presenterò “Il Vangelo secondo Maria” di Paolo Zucca, girato prima dell'estate, in cui interpreto Giuseppe. Il film racconta la storia dal punto di vista di Maria, in chiave più umana che religiosa. In generale, in futuro mi piacerebbe avere l'opportunità di raccontare, attraverso film o serie la forma conta poco, quel che mi interessa è la storia temi a me cari, come il cambiamento climatico o l'accoglienza agli immigrati, storie, insomma, che mi coinvolgano in prima persona sotto il profilo umano e sociale». 

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