A casa di Patrizio Rispo: «Come palazzo Palladini, da qui si vede il mare»

«Amo Bagnoli, e Pozzuoli: questa è una casa di mare, il rumore dell'onda arriva fin dentro la camera da letto»

A casa di Patrizio Rispo
A casa di Patrizio Rispo
Maria Pirrodi Maria Pirro
Mercoledì 26 Luglio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 27 Luglio, 07:21
5 Minuti di Lettura

Il terrazzo è con vista. Come a Palazzo Palladini. Ed è qui, a due passi dal mare, che Patrizio Rispo vive con la moglie, i due figli, i due cani, Jack e Peppa. Dentro uno sketch senza fine. Difatti, al suono del citofono, spalanca la porta ed esclama: «Eccola, la casa del portiere», scherza l'attore che ha recitato con maestri come Massimo Troisi e Nanni Loy, ma da 25 anni è anche Raffaele Giordano, il popolare custode sul set di «Un posto al sole».

Nella sua abitazione, su due piani, non ha nulla da invidiare a quella della fiction: panoramica, «giù Posillipo», ma sulla sommità di in una traversa di via Napoli, scavata nel tufo, dentro la montagna di pietra gialla, ricostruita dopo un'esplosione che in una notte provocò otto morti, e ora è illuminata da un lucernario e da un dipinto di Buddha che sembra muovere gli occhi, «e sorridere sempre». «Ma, se mi chino, il Siddhrtha Gautama abbassa lo sguardo.

Mi insegue...», si rialza veloce il mattatore, e spiega che è la consorte che «si occupa della parte spirituale»: «Il resto è tutta opera mia», ovvero la scelta di sculture, foto e ritratti (tanti i suoi, anche un pastore del Presepe sulla credenza ha le sue sembianze), compresa la cura delle piante.

Dalle orchidee alle ortensie. Dalla menta, «che serve per preparare le zucchine», al gelsomino «spettacolare» delle Eolie. I fiori bianchi sono sistemati accanto alle finestra, che affaccia su una stradina stretta e senza uscita («Chi ha un vicolo!»), e sul balcone, l'ideale per una cena familiare preparata tra corni sul frigo e tele di nature morte. «Ma io», precisa Rispo, «cucino solo in occasioni speciali, e allora tiro fuori sugna, strutto, sughi: di tutto di più».

Si chiacchiera seduti su comode poltroncine rosse. In fondo si vedono il pontile dell'ex Italsider, Nisida, gli scogli e le spiaggette riemerse con il bradisismo. «Vado a piedi, considerate le difficoltà di parcheggio mi sono tolto il vizio dell'auto. E faccio il bagno a due passi. D'estate i miei ragazzi partono, con mia moglie ne approfitto per godermi il buen retiro: questa è una casa di mare, il rumore dell'onda arriva fin dentro la camera da letto». Ed è subito poesia sul «mare calmo, in tempesta, con il sole che tramonta e poi la luna piena, con il cielo trapassato dai fulmini», lo descrive Rispo, cambiando registro, per indicare poi i vantaggi della zona dal passato industriale, «che conserva una certa cultura operaia e le botteghe artigiane di allora, dal ciabattino alla merceria: si trova qualsiasi cosa. Amo Bagnoli, e Pozzuoli, considerata più per gli imbarchi, non ancora abbastanza per la sua storia millenaria; mentre il centro di Napoli ha una tale creatività e vivacità: 10 anni fa avevo pensato di acquistare un appartamento lì, ma adesso... Il turismo va gestito con intelligenza», ragiona Rispo, appoggiandosi a una colonna dal capitello senza fronzoli nel suo salone maxi con parquet chiaro alternato da gradini scuri, tra divani e tappeti. Le pareti sono grigie o bianche, «anche se cambio spesso colore, chiamo i pittori, sposto le cose...».

Il tavolo tondo, di legno, è un altro elemento di convivialità orientale. Ma, sopra, c'è il volto di Maradona. E, più in là, un dondolo, una tv, mentre i libri sono disseminati su scaffali e ripiani, alti e bassi. Napoli magica di Vittorio del Tufo è accanto a L'ipocrisia di essere un altro di Roberto Andò, direttore artistico del Marcadante (nel cda del teatro Rispo è stato vicario). In cima a una pila: il Dizionario della lingua italiana con le pagine ingiallite «Leggo quattro o cinque testi per volta» spiega lo showman 66enne, indicando altre delizie e croci caserecce. Le percussioni, ad esempio. «Suono il tamburo, quando mia moglie fa meditazione. E mio figlio più piccolo vuole fare il musicista, il più grande il cinema e mi costringe a vedere film coreani e indonesiani, di qualsiasi tipo», continua, raccontando che lui sta lavorando a un corto con San Gennaro geloso del Pibe de oro, dopo il miracolo dello scudetto. 

 

«Intanto, non ti sei accorto che il maggiore dei due ha un tatuaggio, ma noti persino un graffio sui muri», interviene Checca, la dolce e attenta metà, e si capisce che c'è complicità nel gioco di ruoli. «Un altro? Ora mi sente». «Non dirgli nulla, però», lo ammonisce. «No, vado solo a vedere». Quindi, Rispo torna indietro e solleva le maniche della camicia, scoprendo gli avambracci, anche i suoi, ricoperti di disegni. Questa volta, lontano dalla vista del Buddha. «Quando si dice coerenza...». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA