«The gentlemen», su Netflix la nuova serie tv di Guy Ritchie

«Il sangue c'è. Altrimenti non si tratterebbe di un lavoro di Guy Ritchie»

Guy Ritchie alla premiere tra David Beckhame Max Beesley
Guy Ritchie alla premiere tra David Beckhame Max Beesley
di Francesca Scorcucchi
Lunedì 25 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 26 Marzo, 07:30
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Nel 2019 Guy Ritchie portava al cinema il suo dodicesimo film, «The gentlemen», con Matthew McConaughey, Hugh Grant e Colin Farrell, che raccontava di un americano a Londra cercare di svendere il suo impero di marijuana. Nella miniserie tv dallo stesso titolo, ora in streaming su Netflix, l'impero di marijuana è di nuovo protagonista, ma è nascosto sotto la magione di una nobile famiglia inglese.

Creata e diretta dallo stesso regista, la serie-spin off ha molti altri punti in comune con il film e porta lo spettatore in un viaggio attraverso truffe, affari illegali, sparatorie, inseguimenti, nel consueto mix di dramma, commedia e azione tipico dei lavori del filmaker inglese.

Il protagonista è Theo James, che interpreta Eddie, soprannominato The Duke, giovane gentiluomo inglese che scopre il traffico illegale solo quando eredita la proprietà dal padre, ma anziché spaventarsi e reagire, abbraccia la nuova vita da malavitoso con una aplomb da vero lord.

«Approda in un mondo sconosciuto che sembra amare subito, ed infatti lo stesso Guy Ritchie mette in bocca a uno dei suoi interlocutori una frase che la dice lunga:I nobili inglesi sono stati i primi gangster della società britannica». La frase è pronunciata da un americano ben inserito in quel sottobosco, interpretato da Giancarlo Esposito, attore statunitense con cittadinanza italiana, che in molti ricorderanno nei panni dello spietato Gus Fring di «Breaking Bad».

Non a caso questa serie è stata paragonata a quella del 2008 che vedeva protagonisti Bryan Cranston e Aaron Paul. La differenza la fanno un linguaggio molto posh e forbito e una violenza più suggerita che mostrata: «Il sangue c'è. Altrimenti non si tratterebbe di un lavoro di Guy Ritchie», riflette il protagonista, «ma è come per lo squalo di Steven Spielberg: fa più effetto non vederlo per i due terzi del film che quando invece viene mostrato».

L'esigenza di raccontare una storia meno violenta rispetto ai canoni di Ritchie è anche dovuta al mezzo seriale: «Una storia concentrata nelle due ore di un film è una cosa, ma con la serie tv era necessario fare in modo che i protagonisti avessero qualche possibilità di sopravvivere sino all'ottava puntata e magari oltre», dice l'attore, che evidentemente spera nel successo della prima e conseguentemente in una successiva seconda stagione.

Nel cast ci sono anche Joely Richardson, Daniel Ings, Shane Walker e Kaya Scodelario che interpreta Susie, navigata esponente di quel mondo sotterraneo in cui Eddie sta entrando e che dice cose come: «Una volta che inizi ad ammazzare devi finire di ammazzare».

«Il mondo di Ritchie non è esattamente un mondo da Barbie», riflette Kaya Scodelario, «ed è per questo che mi sono divertita moltissimo ad interpretare un personaggio come il mio, donna, sempre impeccabile e femminile, ma perfettamente a suo agio in quell'ambiente».

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Non è la prima volta che i film di Ritchie trovano una prosecuzione nel terreno della serialità televisiva. Era successo per «Lock & Stock - Pazzi scatenati», del 1998 che due anni dopo era stato trasformato in una miniserie di sette episodi; e per «Snatch - Lo strappo», del 2000, che vedeva protagonisti Brad Pitt e Jason Statham. Nel 2017 una serie di 21 puntate fu creata sulla base di quel racconto che vedeva malviventi, biscazzieri, gangster e rapinatori competere senza sosta per ritrovare un diamante rubato. «Trasmettere humor senza sconfinare nella sciocchezza, in modo che la sostanza del racconto non venga persa; trovare il dramma senza esagerare e arrivare al melodramma; tessere la trama rimanendo su queste sottili linee di confine è sempre stata un'operazione molto specifica e complessa nella quale Guy non ha mai fallito», conclud Theo James. 

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