«Un mondo a parte», Riccardo Milani presenta il suo nuovo film a Pescasseroli

Lo show sul green carpet con le orme dell'orso marsicano

Antonio Albanese sul set di «Un mondo a parte»
Antonio Albanese sul set di «Un mondo a parte»
di Titta Fiore
Sabato 23 Marzo 2024, 08:30 - Ultimo agg. 24 Marzo, 18:07
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Davanti al cinema intitolato a Ettore Scola, che si era innamorato di quell'angolo d'Abruzzo, la banda accoglie gli ospiti dell'anteprima a suon di musica. Sul green carpet con le orme dell'orso marsicano posano sorridenti i protagonisti di «Un mondo a parte», il regista Riccardo Milani, gli attori Antonio Albanese e Virginia Raffaele e il resto del cast. Il che significa più o meno tutto il paese. C'è il macellaio Giuliano, il pastaio Franco, la studentessa Maria, la prof Anna, la fornaia Felicita, il falegname Nunzio, la ristoratrice Gloria, il boscaiolo Amedeo e soprattutto ci sono loro, i bambini. La vera anima del film. Tra i vicoli, una mostra con le fotografie di scena segna i confini ideali del set, con le case, la scuola, le stalle, i campi da coltivare, il parco naturale con i cervi e le antilopi, il centro con le botteghe artigiane profumate di antico e il palazzo austero dove nacque Benedetto Croce. Da anni Pescasseroli è il buon retiro di Milani e di sua moglie Paola Cortellesi e qui, dove tutti conoscono tutti, il regista ha voluto ambientare il suo nuovo film che parla di appartenenza e di identità, di impegno quotidiano e di resistenza culturale.

Prodotto da Wildside del gruppo Fremantle in associazione con Medusa, dal 28 marzo nelle sale («in più di cinquecento copie», annuncia l'ad Giampaolo Letta), «Un mondo a parte» è la storia di Michele (Antonio Albanese, sempre efficace sul filo di comicità e malinconia), un maestro elementare che, dopo quarant'anni di insegnamento nel caos romano riesce a farsi assegnare all'istituto Cesidio Gentile detto Jurico, una scuola con un'unica pluriclasse con bambini dai sette ai dieci anni nel cuore del Parco nazionale d'Abruzzo.

Con l'aiuto della dinamica vicepreside Agnese (Virginia Raffaele), e con sforzi tragicomici, riesce a liberarsi delle abitudini metropolitane e a diventare uno di loro. Perché questo «la montagna lo fa». Ma quando tutto sembra andare per il meglio arriva la brutta notizia: per mancanza di alunni, la scuola rischia di chiudere. Michele e Agnese, però, non si danno per vinti, coinvolgendo famiglie di profughi ucraini e marocchini pur di formare una classe. «Ho maturato l'idea del film nel corso del tempo, vedendo intere comunità svuotarsi e le loro scuole chiudere» dice il regista. «Ho visto insegnanti percorrere 150 chilometri al giorno con neve e ghiaccio pur di fare il loro lavoro. Ho visto un paese che si salva con l'aiuto di tutti e che difende l'istruzione perché è un patrimonio fondativo di democrazia, al di là delle ideologie». Una commedia che è anche un film politico? «Una storia che guarda al famoso paese reale di cui spesso parliamo ma che, ancora più spesso, non conosciamo. Veniamo in questi territori e ci passiamo il fine settimana beandoci del buon cibo e della bellezza della natura, ma la vita vera è un'altra cosa ed è fatta di piccoli gesti che, messi in fila, diventano un modello. Da queste comunità arriva un segnale di semplicità e di concretezza, sono luoghi dove tutto è possibile senza troppo sforzi, compresa l'integrazione».

Antonio Albanese è al quinto film con Milani. Un sodalizio artistico che si nutre di valori comuni. «Riccardo non è mai modaiolo, non cerca un cinema forzatamente estetico, ma parla degli esseri umani e mi piace per questo» spiega l'attore. «Amo il suo modo di raccontare temi importanti con quella nobile leggerezza che riesce a focalizzare l'attenzione. Io non mi faccio influenzare dall'esteriorità, mi piace approfondire e lui possiede uno sguardo profondo e onesto». Per Virginia Raffaele, a suo agio nei panni della prof ruvida ma dal cuore d'oro, la montagna è stata una scoperta: «È strano che un personaggio tanto distante dal mio vissuto mi sia risuonato familiare. Con Agnese condivido il sentimento di appartenenza a un luogo che rischia di perdersi, perché il luna park dove sono cresciuta non c'è più. Forse proprio questa vena di malinconia agli occhi del regista mi ha resa giusta per il ruolo». 

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La difesa dell'identità contro l'omologazione («una questione drammatica del nostro tempo»), il recupero dell'essenziale, il superamento delle divisioni, la «restanza» che vince sull'abbandono dei territori, la condivisione. Albanese: «I film non cambiano il mondo, ma ci aiutano a guardarlo con occhi diversi». E poi ci sono i bambini che hanno riempito «Un mondo a parte» con la loro innata saggezza. «Molti li ho visti nascere» racconta Milani, «conosco le loro storie e il loro modo di relazionarsi con le persone. Hanno uno spirito di adattamento e una consapevolezza in più perché sono abituati, fin dalla nascita, ad avere stimoli adulti. Alle anteprime nelle scuole tutti, grandi e piccoli, hanno fatto il tifo per loro, tutti volevano che la scuola restasse aperta». 

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